Beata Eustochio (Lucrezia) Bellini di Padova
Nome: Beata Eustochio (Lucrezia) Bellini di Padova
Titolo: Vergine
Nome di battesimo: Lucrezia Bellini
Nascita: 1433 circa, Padova
Morte: 1459 circa, Padova
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
1760, Roma, papa Clemente XIII
Poiché la straordinaria — e si potrebbe dire oggi, tragica — storia di Eustochio è ben documentata da testimonianze coeve, non vi sono dubbi sulla storicità degli elementi fondamentali che la costituiscono: è piuttosto l'interpretazione che ne hanno dato le sue compagne e gli altri contemporanei a sembrare inverosimile.
Si può dire che ella ebbe poca fortuna fin dall'inizio: nacque infatti da una suora che, violando il voto di castità, la diede alla luce nello stesso convento in cui aveva fatto la professione. Battezzata col nome di Lucrezia, fu allevata presumibilmente in un ambiente chiuso finché lo scandalo non giunse alle orecchie del vescovo, che disperse la comunità e forse allontanò la figlia dalla madre. Lucrezia fu tuttavia mandata a scuola in quello stesso convento; era soggetta a strane manifestazioni, attribuite a possessioni sataniche, ma cercava di mantenere a scuola un comportamento esemplare, chiedendo infine di poter entrare nella comunità. Le circostanze della sua nascita giocarono contro di lei e la maggior parte delle suore si opposero alla sua ammissione, che fu però sanzionata dal vescovo.
Prese in religione il nome di Eustochio, in onore della discepola di S. Girolamo (28 set.). Non fece in tempo a cominciare il noviziato che iniziarono a manifestarsi quelli che giudicheremmo prodromi di una grave malattia mentale, che la faceva oscillare tra momenti di dolcezza e esplosioni violente (si inflisse anche ferite da coltello, oggi riferibili a una sua squilibrata richiesta di sostegno). Questi sintomi invece, come è facile immaginarsi, furono attribuiti a una possessione diabolica e la connessione con la nascita illegittima fu immediata. Il trattamento riservatole oggi fa rabbrividire: legata a una colonna per giorni, fu lasciata senza cibo e bevande e quando la badessa cadde ammalata, Eustochio, che sembrava essersi ripresa, fu accusata di averla avvelenata con mezzi satanici. Dicerie su ciò che stava succedendo nel convento raggiunsero gli abitanti della città, ed essi presero d'assalto il convento, intenzionati a bruciare Eustochio come strega.
Il vescovo, invece, dando credito alle accuse ma anche salvandola, la tenne rinchiusa a pane e acqua in una cella per tre mesi. La badessa guarì e, cosa ancor più sorprendente, Eustochio sopravvisse rimanendo in pieno possesso delle proprie capacità mentali. Per quanto le suore cercassero di persuaderla a lasciare il convento e a sposarsi, ella volle rimanere, aggrappandosi saldamente alla propria vocazione; e con la sua pazienza e devozione finì per ottenere il rispetto delle compagne del convento.
I violenti fenomeni di autolesionismo ricomparivano con frequenza sempre minore e dopo quattro anni le fu concesso di prendere i voti. Tutto ciò che aveva attraversato cominciò inevitabilmente a far sentire il proprio peso sulla salute della ragazza: costretta a letto, soffrì grandi dolori fino alla morte, avvenuta il 13 febbraio 1459, all'età di soli ventisei anni. Sul suo petto fu trovato impresso a fuoco il nome di Gesù. Apparizioni e miracoli si verificarono sulla sua tomba e il suo corpo, trovato incorrotto, fu traslato tre anni e mezzo dopo in un luogo di maggior onore, per ordine del vescovo corresponsabile di tanta parte della sua sofferenza. Il successivo vescovo di Padova, Barozzi, dopo diciotto anni dalla morte della beata, compilò una breve descrizione della sua vita. Il culto locale, sviluppatosi con grande intensità, non è mai stato confermato ufficialmente dalla Santa Sede ma l'inclusione di Eustochio nella nostra opera ci pare dovuta in rapporto ai molti altri che si sono inflitti sofferenze per motivi assai minori.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Padova, beata Eustochio (Lucrezia) Bellini, vergine dell’Ordine di San Benedetto.
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