Maria Bonomo nacque il 15 agosto 1606 ad Asiago, nella Reggenza dei Sette Comuni. Figlia di Giovanni e Virginia Ceschi di Valsugana, nobili, la sua infanzia fu segnata da eventi drammatici. A quattro anni, suo padre uccise un uomo, sospettandolo di essere l’amante della moglie, e fu imprigionato. Virginia morì nel 1612, lasciando Maria orfana di madre.
A dodici anni, durante gli studi presso le clarisse di Trento, Maria scoprì la vocazione religiosa. Tuttavia, il padre si oppose fermamente e la riportò a casa, cercando di distrarla con feste e preparativi per un eventuale matrimonio. Nonostante l’intercessione della matrigna Luisa Paurinfant, Giovanni rimase irremovibile.
Nel 1617, durante una predica di un frate cappuccino, Giovanni fu colpito dalle parole del religioso che criticava i genitori che impedivano ai figli di seguire la vita monastica. Decise così di permettere a Maria di entrare in convento, a condizione che scegliesse un monastero vicino. Fu così che Maria, a quattordici anni e mezzo, entrò nel monastero benedettino di S. Girolamo a Bassano, noto per la sua rigida regola.
Il 15 agosto 1621, Maria ricevette l’abito di novizia e il nome di Giovanna Maria. Un anno dopo, a sedici anni, professò i voti. Durante la cerimonia, entrò in estasi, avendo una visione di Cristo, Maria, San Benedetto e altri santi. Da quel momento, la sua vita fu segnata da esperienze mistiche, tra cui estasi, visioni e, secondo alcune testimonianze, le stimmate. Tuttavia, queste esperienze divisero la comunità: alcuni la consideravano una santa, altri una vittima di inganni demoniaci.
Nonostante le difficoltà, Giovanna Maria mantenne un profondo spirito di umiltà e preghiera. Nel 1631 iniziò a rivivere la Passione di Cristo ogni settimana, esperienza che la portò a una profonda unione mistica con Dio. Tuttavia, per evitare scandali, pregò affinché queste manifestazioni diventassero più discrete, e le sue preghiere furono esaudite.
Nel 1643, nonostante l’opposizione del vicario generale, fu eletta badessa. Si dimostrò una guida saggia e caritatevole, riformando il monastero secondo lo spirito del Concilio di Trento. Tuttavia, le sue riforme e la sua fama attirarono l’ostilità di alcune consorelle e del clero, che cercarono di limitare la sua influenza.
Nonostante le persecuzioni, Giovanna Maria continuò a guidare il monastero con fermezza e compassione, dedicandosi alla preghiera e alla carità verso i poveri. Morì il 1° marzo 1670, lasciando un’eredità di fede e umiltà. Fu beatificata il 9 giugno 1783, e le sue reliquie furono trasferite in una chiesa parrocchiale di Bassano dopo la distruzione del monastero nel 1810.