Lucia era la prima degli undici figli di Bartolomeo Brocade, tesoriere del comune di Narni in Umbria, e di sua moglie, Gentilina Cassio. Nata a Narni il 13 dicembre 1476, sin da bambina decise di consacrare la vita a Dio. Tuttavia, i suoi tutori (poiché il padre morì quando lei era ancora piccola) avevano altri progetti su di lei: a 14 anni, la costrinsero a fidanzarsi. Pare che, in occasione del fidanzamento, Lucia gettò per terra l'anello, schiaffeggiò il pretendente e fuggì via dalla stanza. Nonostante la sua resistenza, l'anno successivo, grazie ai consigli del suo confessore e, secondo lei, dell'apparizione della Madonna in una visione, acconsentì a sposare un giovane di nome Pietro di Alessio.
Si trattò di un matrimonio solo di nome, e dopo tre anni Pietro, probabilmente perplesso, le disse che era libera di andare e fare ciò che desiderava.
Lucia, inizialmente, tornò nella casa materna; poi, dopo aver ricevuto l'abito del Terz'ordine domenicano, entrò nella congregazione delle terziarie regolari, prima a Roma e poi a Viterbo, dove rimase per tre anni. Qui ricevette le stigmate, condividendo fisicamente la passione di Cristo, attraverso perdite effettive di sangue che avvenivano regolarmente ogni mercoledì e venerdì, difficili da nascondere. L'inquisitore locale, il maestro di palazzo, un vescovo francescano e il medico personale di papa Alessandro VI la esaminarono e, nonostante fossero scettici, si convinsero della veridicità del fenomeno. Anche Pietro le fece visita e si convinse della realtà (si narra che poi entrò nei frati minori). In seguito, come annota uno dei biografi, quando i francescani di Maiorca tentarono di distruggere un ritratto in cui era raffigurata con le stigmate (dato che papa Sisto IV aveva minacciato di scomunica chiunque raffigurasse un santo con le stigmate, tranne S. Francesco), la veridicità del fenomeno non fu mai messa in discussione.
A questo punto, Lucia divenne vittima dell'ambizione benintenzionata ma fuorviante di Ercole I, duca di Ferrara, sinceramente devoto di S. Caterina da Siena (29 aprile), che, venuto a conoscenza dell'esistenza di Lucia, non riuscì a resistere all'idea di portarla a Ferrara. Così, con il suo consenso, ottenne il permesso dal papa di costruire un convento per lei in città. La sua partenza da Viterbo incontrò numerosi ostacoli, ma alla fine Lucia riuscì a lasciare la città nascondendosi in una cesta sul dorso di un mulo.
Sfortunatamente, il progetto fu compromesso fin dall'inizio: Lucia, appena ventenne, non aveva ancora le doti naturali né l'esperienza per svolgere il ruolo di superiora. Ercole d'Este, desiderando che il nuovo convento ospitasse almeno un centinaio di suore, chiese l'aiuto della nuova moglie di suo figlio Alfonso, Lucrezia Borgia, abile nel reclutare nuovi membri, anche se non tutte le monache si dimostrarono adatte a quel stile di vita. Questo rese il compito di Lucia ancora più difficile, tanto che fu presto sollevata dall'incarico e il suo posto fu occupato da una monaca domenicana, Maria di Parma, che desiderava affiliarsi al cosiddetto secondo ordine.
Alla morte di Ercole d'Este nel 1505, Lucia rimase senza protezione, pur avendo svolto fino a quel momento il ruolo di "mistica alla moda" che le era stato imposto. Fu completamente dimenticata, trascorrendo in solitudine i restanti trentanove anni della sua vita. La nuova priora la trattava con una severità che sfociava nella crudeltà; durante questi anni, Lucia sopportò tutto senza mai lamentarsi, anche quando era malata e nessuno l'assisteva. Per questo motivo, alla fine, fu considerata santa. Il suo isolamento fu tale che alla sua morte, il 15 novembre 1544, il popolo di Ferrara restò attonito, pensando che fosse morta da tempo. Subito nacque un culto popolare spontaneo, di tale portata che fu necessario trasferire le sue spoglie dal convento in un luogo più accessibile al pubblico. Sulla sua tomba nella cattedrale si racconta che siano avvenuti diversi miracoli, e il culto fu poi confermato nel 1710.
MARTIROLOGIO ROMANO. Ferrara, beata Lucia Broccadelli, religiosa, che tanto nella vita matrimoniale quanto nel monastero del Terz’Ordine di San Domenico sopportò con pazienza molte sofferenze e umiliazioni.