Beato Bartolo Buonpedoni da San Gimignano
Nome: Beato Bartolo Buonpedoni da San Gimignano
Titolo: Confessore
Nascita: 1228 circa, Mucchio, San Gimignano, Siena
Morte: 1300, Cellole, Toscana
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
27 aprile 1910, Roma, papa Pio X
Bartolomeo, comunemente chiamato Bartolo, nacque a Mucchio, vicino a San Gimignano, a sud di Firenze; giacché era erede unico di un nobile casato, il padre, conte di Mucchio, desiderava che si sposasse e si preparasse a occupare una posizione elevata nella società, ma 13artolo si sentiva chiamato al sacerdozio. Dopo molti conflitti con il padre, e qualche maltrattamento, lasciò la famiglia per lavorare all'abbazia benedettina di Pisa, come infermiere.
Colpì così tanto i monaci, con la sua gentilezza e devozione, da ricevere l'offerta di entrare nel loro ordine. Mentre Bartolomeo stava cercando di capire il volere di Dio attraverso la preghiera, sognò il Cristo ferito e risorto, che gli disse che avrebbe soddisfatto la sua volontà se avesse trascorso vent'anni soffrendo piuttosto che diventando monaco. Di conseguenza Bartolomeo scelse di diventare sacerdote secolare dopo un certo noviziato, e fu nominato alla parrocchia di Peccioli, dove divenne francescano secolare del Terz'ordine, vivendo e lavorando con lo spirito di S. Francesco (4 ott.).
Nel 1280 Bartolomeo contrasse la lebbra, malattia degenerativa, incurabile, e considerata (come ai tempi biblici) con un tale orrore che l'ammalato era scansato e stigmatizzato come immondo. Bartolomeo ricordò il sogno che parlava di vent'anni di sofferenze. In compagnia di un giovane chiamato Vivaldo (Ubaldo), che aveva accolto in casa sua, si ritirò nel lebbrosario di Cellole, circa un chilometro e mezzo da San Gimignano, dove diventò maestro e cappellano. Si afferma che le conseguenze della malattia, per quanto dolorose fossero, non gli impedirono mai di celebrare la Messa. Visse a Cellole, svolgendo il suo ministero presso i suoi compagni di sofferenza, fino alla morte, avvenuta il 12 dicembre 1300, proprio vent'anni dopo.
È stato chiamato "il Giobbe della Toscana", per via della sofferenza fisica e mentale da lui provata, ed è localmente conosciuto come Santo Bartolo.
Il culto fu approvato da papa Alessandro VI nel 1498 e confermato nel 1910; il sepolcro di Bartolomeo si trova nella chiesa di Sant'Agostino a San Gimignano, in una cappella dalla volta istoriata con leggende e scene tratte dalla sua vita.
MARTIROLOGIO ROMANO. Presso la cittadina di Celloli in Toscana, beato Bartolo Buonpedoni, sacerdote, che, colpito a sessant’anni dalla lebbra, lasciò la cura della parrocchia e, vestito l’abito del Terz’Ordine di San Francesco, diede pazientemente assistenza a tutti nell’ospedale in cui visse rinchiuso.
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