Beato Filippo Siphong Onphitak
Nome: Beato Filippo Siphong Onphitak
Titolo: Protomartire della Thailandia
Nome di battesimo: Filippo Siphong Onphitak
Morte: 16 dicembre 1940, Mukdahan, Thailandia
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
22 ottobre 1989, Sconosciuto, papa Giovanni Paolo II
La Tailandia (una volta chiamata Siam) accolse i suoi primi missionari, i domenicani portoghesi, nel 1554. Due di questi, Girolamo della Croce e Sebastiano del Canto, furono uccisi nel 1569, il primo dai commercianti musulmani e il secondo da una tribù che viveva al confine, anche se il Siam, che in seguito ebbe la sovranità su gran parte dell'Indocina e della Cambogia, era un paese generalmente tranquillo e pacifico. I cattolici sfuggirono alle persecuzioni, altri missionari le affrontarono in Giappone (vedi 6 feb.) e in Vietnam (un tempo Indocina; vedi 2 feb.), dove il martirio era cosa comune. Nonostante il re e la corte di Bangkok fossero buddisti, i missionari erano tollerati e persino accettati come portatori dell'influenza occidentale e di una nuova conoscenza in un paese di agricoltori. La maggior parte dei missionari era francese e, nel xix secolo, l'Istituto delle Missioni Estere di Parigi fu particolarmente attivo. Si pensava che il cristianesimo non fosse incompatibile con gli accomodanti principi buddisti, ma avvennero poche conversioni: il Siam tendeva a essere di solito usato come centro da cui l'attività missionaria s'irradiava in zone dell'Asia più pericolose. Le comunità cattoliche furono considerate come enclave aliene, esenti dalla giurisdizione, dalla tassazione e dal servizio militare nazionale.
Dalla metà degli anni Trenta, il Siam, che aveva perso gran parte della sua influenza sulle zone circostanti dell'Asia sud-orientale, divenne politicamente instabile. L'influsso europeo declinò, e ci furono forti pressioni da parte del Giappone, paese che stava diventando sempre più potente. Il nome del paese fu cambiato in 'Tailandia nel 1939, e vi fu una forte reazione di protesta contro le potenze occidentali che avevano perso gran parte del loro potere di assistere le nazioni amiche. La minaccia dell'invasione da parte del Giappone, che controllava allora una gran parte della Cina e ponderava l'invasione dell'Asia sud orientale, accrebbe il senso di crisi. Un governo fortemente nazionalistico e militare scatenò ondate occasionali di violenza contro gli stranieri e i cristiani, simbolo della "religione straniera". Alcuni missionari furono internati, le chiese, i collegi e le scuole furono sequestrate a scopo militare, e fu esercitata una forte pressione per costringere i cristiani tailandesi a rinnegare la loro fede.
La Francia cadde nel giugno 1940; secondo l'accordo con il regime di Vichy in Francia, il Giappone stabilì una base militare nel nord dell'Indocina. Nel novembre 1940 l'armata tailandese invase l'Indocina e in dicembre sette martiri tailandesi furono uccisi a Songkhon, un paesino vicino al fiume Mekong, che segnava il confine con l'Indocina francese: persero la vita un catechista, due monache, tre ragazze e una donna anziana.
Una pattuglia della polizia circondò il paese e ordinò ai cristiani di rinnegare la loro fede sotto la minaccia delle armi. Il sacerdote della missione, p. Paolo Fige, fu scacciato; quando il catechista p. Filippo Siphong Ouphitah, responsabile di un'altra missione vicino alla città di Phaluke, protestò per le molestie riportate, a quanto pare, presso il quartiere generale della polizia, il 16 dicembre gli fu teso un agguato. Gli abitanti del villaggio, che in seguito ritrovarono il corpo, scoprirono che era stato torturato prima di essere ucciso. Le due suore tailandesi, suor Agnese Phila, di trentuno anni, e suor Lucia Khambang, ventitré anni, entrambe appartenenti all'Ordine della Santa Croce, insegnanti della scuola della missione, continuarono a gestire la scuola, insegnando ai bambini che Filippo era un martire, mentre la polizia inveiva contro di loro e sparava in aria. Il più pericoloso era un governatore di nome Boonlue Muangkote, conosciuto come "Luc". Fu ordinato alle suore di interrompere l'insegnamento del catechismo cristiano, e di vestirsi come le donne tailandesi, anziché come "straniere".
Le suore scrissero una lettera alla polizia, protestando per questo trattamento; le firmatarie furono entrambe le suore insegnanti, quattro tra le ragazze più grandi e un'assistente cuoca, Agata Phutta, che aveva quasi sessant'anni. Il 26 dicembre si misero in marcia verso il cimitero, dove si inginocchiarono e pregarono. Suor Agnese disse ai poliziotti: «Voi potete ucciderci, ma non ucciderete Dio. Un giorno la sua Chiesa ritornerà in Tailandia e sarà più fiorente di ora», poi furono uccise. Tre ragazze, Cecilia Butsi, Viviana Kampai e Maria Phong, di sedici, quindici, e quattordici anni rispettivamente, morirono con le due monache e Agata Phutta. La più giovane, Soru, sfuggi alle pallottole e fu portata a casa dagli abitanti del paese. Questo sembra essere stato un caso singolo: non vi furono altri martiri in Tailandia in questo. periodo, a quanto sembra. "Luc" non fu punito dalle autorità, sebbene fosse trasferito in un altro luogo.
L'anno dopo il Giappone invase la Tailandia per garantirsi le basi aeree e il passaggio delle truppe conquistatrici verso la Malacca e Singapore, e il governo tailandese accettò un'alleanza con il Giappone, che durò sino alla resa di quest'ultimo, nel 1945. Le sei martiri che morirono il 26 dicembre furono cremate con Filippo Siphong, e nel 1986 i resti di tutti e sette furono sepolti di nuovo nella chiesa del Santo Redentore del piccolo paese, con una celebrazione seguita da migliaia di persone. Sono state beatificate da papa Giovanni Paolo II durante il suo viaggio intorno al mondo, in occasione della domenica delle missioni, il 22 ottobre 1989.
MARTIROLOGIO ROMANO. Vicino alla città di Mukdahan in Thailandia, beato Filippo Siphong Onphitak, martire, che, padre di famiglia, dopo l’allontanamento del sacerdote dal villaggio di Song-Khon fu nominato capo della comunità cristiana e, alle prime avvisaglie della persecuzione contro i cristiani, fu condotto con l’inganno presso il fiume Tum Nok e fucilato.
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