San Giovanni Battista Scalabrini
Nome: San Giovanni Battista Scalabrini
Titolo: Vescovo, fondatore
Nome di battesimo: Giovanni Scalabrini
Nascita: 1839 , Fino Mornasco, Como
Morte: 1905, Piacenza
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
9 novembre 1997, Roma, papa Giovanni Paolo II
Canonizzazione:
9 ottobre 2022, Roma, Papa Francesco
Giovanni Scalabrini nacque a Fino Mornasco vicino a Como l'8 luglio 1839, terzo degli otto figli nati a Luigi Scalabrini e a Colomba Trombetta. Il padre, Luigi, era un commerciante di vino e la coppia godeva di un'ottima stima nella località. Luigi provvide alacremente all'educazione cattolica dei figli e i compagni di classe di Giovanni ricordavano come egli trascorresse molte ore nello studio e nella preghiera. Dopo aver completato le scuole elementari nella sua città natale, fu inviato a una scuola superiore di Como.
Ivi sviluppò l'amore per l'eucarestia e la devozione per la passione di Cristo e per l'Addolorata. I genitori si compiacquero quando Giovanni espresse il desiderio di studiare per il sacerdozio. Entrò nel seminario minore di Sant'Abbondio e proseguì gli studi nel seminario di teologia, dove ebbe l'incarico di prefetto di disciplina insieme con l'amico Luigi Guanella (24 ott.). Continuò gli studi nel seminario maggiore, divenendo il primo della classe sia negli studi che nella disciplina.
Fu ordinato dal vescovo di Bergamo il 30 maggio 1863. Nei primi anni di ministero fu prima professore e poi rettore del Sant'Abbondio. Divenne in seguito parroco di San Bartolomeo a Corno, dove si impegnò nella pastorale dei giovani e degli operai, in particolare del settore tessile. Fondò un asilo per i bambini, per i quali scrisse il suo primo catechismo, che dedicò alla memoria di sua madre, morta nel 1865.
Nel 1875, all'età di trentasei anni, fu consacrato vescovo di Piacenza. Diede prova di essere un pastore instancabile e assiduo compiendo, durante i suoi ventinove anni di vescovado, cinque visite pastorali in tutte le trecentosessantacinque parrocchie affidate alla sua cura, metà delle quali potevano essere raggiunte solo a piedi o a cavallo di un mulo. Organizzò e diresse tre sinodi diocesani e si operò per riportare l'eucarestia alla posizione centrale nella pietà popolare dell'epoca, spesso superstiziosa, dedicando duecento chiese durante la realizzazione di questo progetto. Ristrutturò i seminari diocesani e impiegò la sua perizia teologica per riformare i corsi di studi. Ovunque si recava amministrava i sacramenti, insegnava la fede e creava programmi educativi. Incoraggiò la devozione alla persona del papa, mentre nell'Italia appena riunificata si era diffuso l'anticlericalismo. Allo stesso tempo consigliò papa Pio DC (1839-1878) di operare per una riconciliazione tra Chiesa e Stato in modo che i cattolici potessero giocare un ruolo nella volubile politica di quel tempo, senza essere gettati in dilemmi morali.
La sua carità era sia abbondante che discreta: servì le vittime del colera, visitò i malati e i carcerati, aiutò sia le famiglie povere che quelle nobili, che avevano perduto il loro benessere; vendette le sue proprietà e trasformò la residenza vescovile in dispensario, servendo i contadini e gli operai malati. Fondò un istituto per coloro che avevano difficoltà di udito e di parola; organizzò la protezione per le giovani donne impiegate nei campi di riso, che erano spesso soggette sia allo sfruttamento sessuale che economico; stabilì società di mutuo soccorso, associazioni lavorative, casse rurali, cooperative e centri dell'Azione cattolica. Le sue visite pastorali gli mostrarono che l'emigrazione, in particolare dalle parrocchie rurali, si stava trasformando in un esodo: i giovani abbandonavano la regione in gran numero, lasciando dietro di loro villaggi popolati solo da anziani e fanciulle.
Divenne un appassionato propugnatore del benessere degli emigranti. Ispirato dalla vista di viaggiatori che stipavano la stazione di Milano, pronunciò un discorso a Piacenza nel 1887 nel quale disse: «L'ampia sala di attesa era occupata da trecento o quattrocento individui, miseramente vestiti [...] segnati da rughe premature contratte per le privazioni: erano emigranti, stavano partendo, appartenevano alle varie province dell'Italia settentrionale e stavano attendendo [...] il treno per il Mediterraneo [...] da dove si sarebbero imbarcati per le Americhe 1...1 per trovare una fortuna meno ostile».
Dal 1887 al 1892 effettuò ricerche, diede conferenze e scrisse opuscoli sul fenomeno dell'emigrazione, introducendolo sulla scena del dibattito nazionale. Operò e fu in corrispondenza con molte altre grandi figure coinvolte in questa e in altre questioni sociali, compresi don Bosco (31 gen.), Luigi Orione (12 mar.), il cardinal Andrea Ferrari di Milano (2 feb.), il futuro papa Pio X (1903-1914; 21 ago.), e Francesca Saverio Cabrini (22 dic.), che egli persuase a operare negli Stati Uniti piuttosto che partire per l'Estremo Oriente. Il vescovo Scalabrini vide la necessità di un corpo organizzato per la cura dei bisogni pastorali degli espatriati e fondò i Missionari di S. Carlo, che sarebbero stati «emigranti con gli emigranti», La comunità fu formalmente riconosciuta, nel novembre 887, da Leone XIII (1878-1903), il quale sostenne alacremente i suoi scopi. Otto anni più tardi Scalabrini, insieme con p. Giuseppe Marchetti, fondò un istituto parallelo per le donne, le Suore missionarie di S. Carlo.
Negli ultimi dieci anni della sua vita fece due visite pastorali ai suoi missionari. Dapprima si recò negli Stati Uniti orientali dal 3 agosto al 12 novembre 1901. L'itinerario di tre mesi fu riferito per esteso sia dalla stampa italiana che da quella americana, e le sue visite ai ghetti degli immigranti italiani condussero i giornalisti all'interno di quartieri che precedentemente erano noti solo a motivo della criminalità. Da un suo resoconto, reso a New York durante un'intervista, i viaggi avevano condotto Scalabrini a New Haven, Boston, Utica, Siracusa, Buffalo, Cleveland, Detroit, Canada, Chicago, St Paul, Kansas City, St Louis, Cincinnati, Columbus e Washington D.C., dove era stato ricevuto dal presidente Teodoro Roosevelt. Il tour era stato organizzato dall'arcivescovo John Ireland di St Paul e diede a Scalabrini l'occasione di parlare apertamente contro l'ingiustizia nei confronti degli immigrati italiani e di perorare la loro difesa di fronte al presidente della Repubblica.
La seconda visita internazionale fu alle missioni in Brasile, iniziata il 13 giugno 1904. Anche qui fu ricevuto come inviato personale di papa Leone, e negli ultimi anni avrebbe riferito di queste visite al cardinal Merry del Val, segretario di stato di Pio X, chiedendo di incoraggiare il papa a stabilire una commissione o una congregazione pontificia per la cura pastorale degli immigranti.
Tutte le sue attività erano nutrite da una profonda devozione a Cristo nell'eucarestia e alla Beata Vergine, come testimoniano le sue omelie e i suoi pellegrinaggi. Morì all'alba dell'i giugno 1905, nel quale cadeva la festa dell'Ascensione. Le sue ultime parole furono indicative di una vita spesa per gli altri e al servizio di Dio: «I miei sacerdoti, dove sono i miei sacerdoti? Fateli entrare; non lasciateli attendere troppo a lungo [...] sia fatta la volontà di Dio!». Fu beatificato da Giovanni Paolo II il 9 novembre 1997.
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