Beato Michele Rua
Nome: Beato Michele Rua
Titolo: Sacerdote
Morte: 6 aprile 1910, Torino
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
27 aprile 1975, Roma, papa Paolo VI
Michele nacque a Torino nel giugno del 1837 da Giovanni e Giovanna Ferrero. Suo padre morì nel 1845 mentre ancora Michele frequentava la scuola elementare presso i fratelli delle Scuole Cristiane, dove entrò in contatto con il cappellano, S. Giovanni Bosco (31 gen.), che lo impressionò profondamente. Su suggerimento di don Bosco frequentò il ginnasio locale per due anni, dal 1850 al 1852, per poi entrare all'oratorio di Valdocco, a Torino, come convittore, cominciando a indossare l'abito da chierico. Oratorio è il nome usato per indicare il complesso delle attività cresciute attorno all'originale attività giovanile fondata dal santo. Ai tempi di Michele, l'oratorio era usato per le classi serali, aveva anche una piccola cappella e lì don Bosco viveva; con lo stesso nome oggi i salesiani indicano i centri giovanili gestiti insieme alle parrocchie o alle scuole, dove spesso vi è residente una comunità salesiana.
Nel 1854, Michele fu uno dei primi a operare con don Bosco per la fondazione della congregazione salesiana, dedicata alla «carità pratica verso il nostro prossimo» e ispirata alla dolce cordialità del suo protettore, S. Francesco di Sales (24 gen.). L'anno seguente pronunciò i voti religiosi. Durante l'epidemia di colera del 1855, si prese cura dei malati nelle zone pii degradate della città, lavorò per un certo periodo come catechista e accompagnò S. Giovanni Bosco nel suo primo viaggio a Roma. Nonostante fosse ancora solo suddiacono, fu nominato primo direttore spirituale dei salesiani; nel 1860 fu ordinato sacerdote e da allora in poi fu sempre a fianco di don Bosco, divenendo nel 1865 suo vicario ufficiale nell'opera di diffondere e guidare la nuova fondazione.
Nel frattempo, nel 1863, aveva ottenuto un diploma di professore di ginnasio all'università di Torino e tali erano le sue capacità che l'illustre abate Rayneri disse: «Se avessi sei uomini come don Rua, aprirei un'università». Era talmente efficiente nel suo ruolo di vicario che don Bosco fece la mossa inusuale di chiedere al papa, nel 1884, di dichiarare Michele suo successore alla guida dell'ordine e non soltanto in considerazione delle sue capacità di amministratore; in un'occasione il santo disse pure: «Se anche Dio mi avesse detto: "Immagina un giovane adorno di tutte le virtù e abilità maggiori che tu potresti desiderare, chiedimelo ed io te lo darò", io non sarei mai arrivato a immaginare don Rua». Nel 1888, in occasione della morte di don Bosco, il papa confermò Michele rettore maggiore dei salesiani.
All'epoca la congregazione aveva sessantaquattro case e settecentosessantotto membri dichiarati; quando Michele morì, nel 1910, si contavano trecentoquarantuno case e poco più di quattromila membri. Fu responsabile della loro fondazione in ventitré paesi, dalla Svizzera al Messico, alla Cina e al Sudafrica; fu particolarmente attento a sviluppare il lato missionario dell'attività della congregazione e fu un viaggiatore instancabile non solo in Europa, ma anche in Egitto, Nord Africa e Palestina. Dopo uno di questi viaggi disse: «Ho visto la povertà ovunque ma grazie a Dio, nonostante ciò, ho visto anche migliaia di bambini tolti dalle strade e trasformati in onesti cittadini e buoni cristiani». I figli dci poveri rappresentavano la priorità nella sua missione e semplice era secondo lui il modo di aiutarli: «Se desiderate salvare un quartiere povero, aprite un oratorio. Anche senza campi ed edifici, se siete veri salesiani, l'oratorio sarà dentro di voi». La sua rigorosa fedeltà alla costituzione dell'istituto e ai voleri del suo fondatore gli guadagnò il soprannome di "regola vivente". Trascorse gran parte della sua vita sacerdotale nell'amministrazione e talora sembrava che non riuscisse ad avere una visone ampia delle cose a causa della sua esitazione, della scrupolosità ansiosa, dell'atteggiamento perfezionista verso ogni cosa, che lo portavano a essere severo con i suoi sacerdoti; nonostante ciò era un uomo portato alla progettazione e all'innovazione educativa. Aprì dei gymnasia (scuole superiori) e organizzò circoli sociali negli oratori, sviluppò piani di studi specifici per le scuole professionali, introdusse corsi tecnici e commerciali e fondò ostelli. Don Bosco aveva detto a Michele: «Avrai molto lavoro da fare e molto da soffrire» e infatti durante gli anni trascorsi come superiore dovette affrontare varie prove. Nel 1896 i suoi membri furono cacciati dall'Ecuador da un governo anticlericale, così come accadde in Francia nel 1902; nel 1907 a Varazze, in Liguria, esplose una violenta campagna stampa contro i salesiani, ai quali furono mosse gravi accuse diffuse nell'opinione pubblica a cui si dovette rispondere per vie legali.
Quando il caso si sgonfiò, coloro che lo avevano pilotato preferirono riparare all'estero. Si ritiene che tale affare abbia gravemente compromesso la salute di Michele e inoltre una nuova disgrazia lo afflisse nel 1908, quando un terremoto in Sicilia uccise nove sacerdoti salesiani e trenta loro alunni.
Non venne mai meno la sua devozione a Maria Ausiliatrice, alla quale fu legato per tutta la vita.
Nel febbraio 1910 Michele si ammalò gravemente e morì d'infarto il 6 aprile all'età di settantatré anni. Fu sepolto a Torino a fianco di don Bosco e sulla sua tomba fu scritto: «Il secondo padre della famiglia Salesiana». In occasione della sua beatificazione, avvenuta il 29 ottobre 1972, Paolo VI dichiarò: «La famiglia Salesiana pone le sue origini in don Bosco e la sua continuazione in don Rua. Ha attinto tutto il proprio magistero dagli insegnamenti dal santo, ha plasmato in profondità il comportamento sulla sua regola e ha fatto della sua santità un modello da seguire. Don Rua ha istituito una tradizione genuina».
MARTIROLOGIO ROMANO. A Torino, beato Michele Rua, sacerdote, insigne propagatore della Società Salesiana.
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