In Campania, nella provincia di Avellino, a Mercogliano, si trova un grande Santuario, dedicato alla Madonna di Montevergine, conosciuta anche come Mamma Schiavona o Madonna Bruna.
Il nome particolare è dato dal fatto che l'Icona qui venerata rappresenta una Maria dalla pelle scura, cosa che in passato era associata alla gente di basso ceto che lavorava nei campi, agli schiavi, appunto. Secondo gli studi effettuati sul quadro esso fu opera di Pietro Cavallino dei Cerroni che lo dipinse tra il 1270 e il 1325, anche se per molto tempo la leggenda lo attribuiva addirittura a San Luca.
Mamma Schiavona è conosciuta come “colei che tutto può e tutto perdona” perché secondo una storia risalente al 1256, due amanti omosessuali, che furono scoperti in atteggiamenti intimi, uno scandalo per l'epoca, vennero legati ad un albero destinati a morire di stenti, e furono liberati dalla Madonna che ne ebbe pietà. Attestato il miracolo la popolazione lo considerò come un segno di tolleranza soprannaturale e da allora i
femminielli divennero devotissimi della Madonna di Montevergine. Per questo il 2 febbraio giorno della Candelora si tiene una processione interamente costituita da
femminielli che vanno in pellegrinaggio in onore della Madonna loro amica.
Il culto associato a questo luogo non è legato, come invece di consueto, a nessuna apparizione, ma è dovuto unicamente alla fede di una persona, tal
Guglielmo da Vercelli, monaco eremita che volendo dedicare la propria vita alla preghiera tramite appunto il culto di Maria, durante uno dei suoi viaggi decise di fermarsi tra questi monti per erigere un tempio alla Vergine, al posto di quello pagano esistente in antichità dedicato alla Dea Cibele. Guglielmo fondò anche un ordine monastico che chiamò Congregazione Verginiana.
I suoi resti sono conservati nella cripta in un urna d'argento, e nelle due basiliche, la vecchia e la nuova, si trovano le tombe di principi, nobili ed ecclesiastici.