La famiglia romana dei Laterani viveva in una grande dimora situata presso l'attuale via Amba Aradam, dove oggi si trova la sede dell'I.N.P.S. Tacito, negli «Annales», racconta che Plauzio Laterano, membro della famiglia, fu ucciso per aver cospirato contro Nerone. La zona divenne nota come Laterano, nome che poi fu associato alla basilica di San Giovanni. Le origini della basilica sono oggetto di discussione tra gli storici. Una teoria sostiene che nel IV secolo esistesse una "domus edesia" cristiana ricavata dalla casa di Fausta, moglie di Costantino, che sarebbe poi diventata la basilica di San Giovanni, fondata dallo stesso Costantino tra il 310 e il 315. Un'altra ipotesi suggerisce che la basilica fosse costruita sopra i resti di una caserma imperiale. La basilica, inizialmente dedicata al Salvatore, fu poi intitolata anche a San Giovanni Battista ed Evangelista durante il pontificato di Gregorio I.
Nel Medioevo fiorirono leggende sulla basilica, tra cui quella della lebbra di Costantino, che guarì grazie al battesimo ricevuto da Papa Silvestro I, il quale, in segno di gratitudine, fece costruire la basilica.
L'antica basilica di San Giovanni in Laterano aveva una pianta simile a quella attuale, con cinque navate divise da colonne marmoree. I secoli hanno visto numerosi disastri e restauri: nel 455, i Vandali, guidati da Genserico, la devastarono e rubarono il tesoro. Successivi restauri furono effettuati da Papa Leone I e, secoli dopo, da Sergio III, Alessandro III e Clemente III. Dopo un incendio nel 1308, la basilica fu ricostruita da Clemente V. Quando il papato si trasferì ad Avignone (1304-1378), il Laterano subì un abbandono. Il Papa Sisto V, nel 1585-1590, fece restaurare il palazzo Lateranense, ma il Quirinale divenne la nuova residenza papale. Il Laterano perse splendore fino al XVII secolo.
Nel 1646, Francesco Borromini fu incaricato del restauro della basilica, che era in pessime condizioni. I lavori, iniziati sotto il pontificato di Innocenzo X, si conclusero nel 1649. Nonostante il desiderio di mantenere l'impianto paleocristiano, Borromini dovette adattare le strutture danneggiate. Le colonne furono rinforzate e furono aperte arcate per creare un effetto più elegante. La navata mediana fu rinnovata con pilastri e edicole. Le navate laterali furono completamente ricostruite, e la decorazione interna, seppur realizzata velocemente, è considerata una delle più belle opere di Borromini.
Nel 1732, Papa Clemente XII bandì un concorso per la costruzione della nuova facciata della basilica. Il progetto vincente, opera di Alessandro Galilei, seguì uno stile tardo rinascimentale. Sebbene meno aggraziata rispetto al barocco, la facciata di Galilei rappresenta un esempio monumentale dell'architettura del suo tempo.
La facciata della basilica è imponente, con una scalinata che precede il portico. È divisa in tre corpi, con quello centrale che sporge e cinque campane. Le alte lesene e le colonne corinzie sostengono un timpano triangolare, poggiando su un alto stilobate. Il portico, con cinque aperture, è architravato, e sopra di esso c'è una loggia a cinque arcate, di cui la centrale è una grande serliana. L'attico, con una balaustra lungo tutta la facciata, è decorato con quindici statue colossali alte circa sette metri.
La basilica si estende per 130 metri ed è a cinque navate con un ampio transetto e una vasta abside, rinnovata durante il pontificato di Leone XIII (1878-1903). L'interno conserva il soffitto ligneo dorato del XVI secolo, progettato probabilmente da Pirro Ligorio e costruito tra il 1562 e il 1567. Questo soffitto è ornato dallo stemma di Pio IV Medici, mentre vicino all'ingresso si trova lo stemma di Pio VI Braschi (1775-1800), che restaurò il soffitto nel tardo XVII secolo. Il pavimento cosmatesco, risalente ai tempi di Mariano V (1417-1431), fu restaurato da Borromini.
Nella navata centrale, le statue degli Apostoli sono collocate in nicchie ad altezza dei pilastri scanalati. Queste statue furono realizzate nei primi anni del 1700 da famosi scultori come Camillo Rusconi, Pierre Legros, Pierre Monnot, e Lorenzo Ottoni. Soprastanti le nicchie, ci sono altorilievi in stucco che raffigurano "Fatti del Vecchio e del Nuovo Testamento", opera di Alessandro Algardi e dei suoi collaboratori Antonio Raggi e Gian Antonio De Rossi. Più in alto, entro cornici ovali in stucco, sono dipinte le figure dei Profeti, eseguite tra la fine del 1600 e l'inizio del 1700 da pittori come Marco Benefial, Giovanni Odazzi, Sebastiano Conca e Luigi Garzi.
Nelle navate laterali esterne si trovano diverse cappelle, tra cui:
Il transetto fu completamente rifatto durante il pontificato di Clemente VIII (1592-1605), su progetto di Giacomo Della Porta. Fu decorato con importanti affreschi realizzati da alcuni dei pittori manieristi più noti della fine del 1500, diretti dal Cavalier d'Arpino. Tra le opere più significative vi sono:
Nella testata del braccio destro del transetto, in alto, è collocato l'elegante organo del 1598, attualmente in fase di restauro. Di fronte, nel braccio sinistro, spicca il ricco altare del Sacramento, realizzato nel 1600 su disegno di Pier Paolo Olivieri. Sempre nel braccio sinistro, si trova la Cappella Colonna, costruita nel 1625 da Girolamo Rainaldi, con bellissimi stalli lignei decorati con statue di santi. A destra della cappella, sotto il monumento novecentesco di Leone XIII, si trova l'ingresso alla sacrestia, preceduto da un lungo corridoio dove si intravedono, nella penombra, le tombe del pittore Andrea Sacchi e del Cavalier d'Arpino. In sacrestia, da notare l'"Annunciazione" dipinta nel 1555 da Marcello Venusti su disegno di Michelangelo, e sull'altare, una "Maddalena" di fine 500, attribuita a Scipione Pulzone o a Jacopino del Conte.
Al centro del transetto si trova il bellissimo baldacchino in stile gotico, realizzato durante il pontificato di Urbano V dal francese Guglielmo de Grimoard, con il sostegno finanziario di Carlo V re di Francia. L'opera fu realizzata da Giovanni di Stefano, mentre Barna da Siena dipinse nel 1367-68 i dodici riquadri che furono successivamente restaurati e ritoccati circa un secolo dopo da Antoniazzo Romano e Fiorenzo di Lorenzo. In alto, chiusi da una griglia metallica, si trovano due reliquiari dell'800, che sostituiscono quelli originali del XIV secolo, contenenti le reliquie delle teste di S. Pietro e di S. Paolo. Sotto il baldacchino si trova l'altare papale, sul quale solo il pontefice può celebrare la messa; si tratta di un'opera moderna che racchiude l'antico altare ligneo usato dai primi 33 papi, da S. Pietro a S. Silvestro (I-IV secolo). Nella confessione, sotto l'altare, si trova il sepolcro di Martino V Colonna, papa dal 1417 al 1431, realizzato nel 1443 da Simone Ghini.
Il presbiterio e l'abside furono completamente rifatti nel 1884 durante il pontificato di Leone XIII. Gli architetti incaricati dei lavori, Virgilio e Francesco Vespignani, distrussero l'abside originaria risalente ai tempi di Niccolò IV (1288-1292). Anche il mosaico originale, realizzato da Jacopo Torritti e Jacopo da Camerino nello stesso periodo, venne distrutto; ciò che oggi possiamo ammirare è una copia rifatta nel secolo scorso.
La decorazione interna della basilica merita una trattazione separata, in quanto fu realizzata dal Borromini in modo alquanto singolare e con grande velocità. Descrivere ogni dettaglio architettonico e scultoreo di questo grande artista, presente all'interno di S. Giovanni in Laterano, sarebbe impossibile in questa sede. Il visitatore, infatti, difficilmente coglierà immediatamente la bellezza di questi particolari, e sarà necessaria una visita molto attenta, nonché uno studio approfondito tramite testi specializzati.
Tra le opere di rilievo, si notano le palme e le corone d'alloro che circondano i nomi degli Apostoli, scolpiti con nervosa tensione. Tuttavia, la realizzazione più straordinaria del Borromini fu la ricostruzione delle tombe dei papi e cardinali che si trovano nell'antica basilica. Quando l'architetto iniziò i lavori di restauro, le tombe furono smontate e trasferite nel chiostro. Innocenzo X aveva ordinato che, una volta terminati i lavori, le tombe, o almeno una parte di esse, dovessero essere ricostruite all'interno del rinnovato edificio. Borromini non era del tutto favorevole a questa idea del papa, poiché riteneva che i vecchi sepolcri medievali non si sarebbero adattati bene alla nuova basilica. Anche se Borromini avrebbe forse voluto distruggerli, non era possibile, visto che non si potevano rimuovere. Va ricordato che Borromini avrebbe voluto sostituire il soffitto ligneo cinquecentesco della navata centrale con una volta a botte, e distruggere il ciborio gotico per costruirne uno nuovo progettato da lui. Così, dovette trovare una soluzione, e come al solito, lo fece in modo geniale. Nel 1655, con la morte di Innocenzo X, venne eletto papa Alessandro VII, il cardinale Fabio Chigi, e senza le resistenze di papa Pamphilj, Borromini poté finalmente agire con maggiore libertà.
Borromini affrontò un problema non indifferente nella ricostruzione delle tombe. Conservò un frammento di ogni tomba, probabilmente quello che più gli piaceva, e lo inserì in una nuova struttura funebre da lui progettata. Un altro ostacolo era la presenza di finestroni ovali nelle pareti delle navate laterali esterne, che impedivano l'addossamento di monumenti sepolcrali. La soluzione di Borromini fu geniale: incorporò le finestre nelle nuove tombe, facendole sembrare veri e propri elementi progettuali. Un esempio significativo si trova nell'estrema navata destra, dove si trovano i monumenti funebri del cardinale de Chaves e del cardinale Giussano. Nel primo, gli unici elementi dell'antica tomba sono la figura distesa sul sepolcro e altre sculture attribuite a Isaia da Pisa, mentre il resto è opera di Borromini. Il secondo monumento è ancora più singolare: solo la lapide marmorea con l'iscrizione appartiene all'antico sepolcro del cardinale Giussano. Le tavolette gotiche in forma di bifora provengono da un altare situato nella cappella dedicata a Santa Maria Maddalena. Borromini progettò attorno a questi elementi una composizione in falsa prospettiva, con un architrave a cuspide i cui elementi laterali salgono, giocando con l'ovale della finestra. L'architrave è sorretto da quattro ernie incappucciate, di cui quelle centrali sono più piccole, per accentuare la falsa prospettiva.
Le tombe dei papi Bonifacio VIII, Sergio IV e Alessandro III furono realizzate interamente da Borromini. Anche in questi sepolcri ci sono elementi medievali. Nel monumento di Bonifacio VIII è incluso un frammento di un affresco attribuito a Giotto, che rappresenta il papa che indice il primo Anno Santo della storia (1300). Nel sepolcro di Sergio IV, al centro, spicca un bassorilievo del papa benedicente, inserito in una cornice formata dalle stelle dello stemma di Alessandro VII Chigi, opera di Borromini.
Nonostante ciò, la descrizione di tutti gli "arredi" architettonici e decorativi di Borromini nella basilica Lateranense è ben lontana dall'essere completa. I lettori interessati a saperne di più sono invitati a studiare i particolari che non sono stati trattati in questa sede. Questi dettagli, un tempo criticati da storici e critici come Pastor, che ne era disgustato, oggi ci sorprendono e ci riempiono di ammirazione, facendoci considerare Borromini uno dei grandi geni creativi di tutti i tempi.
Da una porta alla fine della navata sinistra si accede al chiostro, che curiosamente ha un ingresso a pagamento (1000 lire a persona). Si tratta di una bellissima costruzione a pianta quadrata con aiuole centrali, realizzata tra il 1225 e il 1236 da Vassalletto, come riporta l'iscrizione nel portico di fronte all'ingresso: «Vasselletto, istruito nella nobiltà di quest'arte, iniziò con il padre l'opera che portò a termine da solo». Il portico è formato su quattro lati da arcatelle sostenute da colonnine binate, alcune delle quali sono ornate da tessere di mosaico e tutte presentano capitelli diversi. Da notare la trabeazione decorata con un elegante fregio a mosaico e la gronda intagliata, ornata da teste di animali. Al centro del cortile, da cui si può ammirare l'imponente facciata in cotto del braccio sinistro del transetto, si trova una vera da pozzo del IX secolo. Gli ambulacri presentano volte impostate su colonne con capitelli ionici, realizzate in epoca posteriore.
Costeggiando a sinistra un edificio ottocentesco costruito da Leone XIII, si giunge al battistero, un tempo noto come San Giovanni in Fonte. Fondato da Costantino nel IV secolo, il battistero probabilmente sorse dalla trasformazione della struttura di un ninfeo della casa dei Laterani. Secondo altre ipotesi, si costruì sulle rovine di un edificio risalente all'epoca di Adriano (II secolo), successivamente restaurato dai Severi (III secolo). Sisto III (432-440) lo rifacque completamente e vi aggiunse un atrio. Ilario (461-468) edificò tre cappelle, due delle quali esistono ancora, mentre la terza fu demolita dal Fontana durante i lavori di sistemazione di Piazza San Giovanni in Laterano. Paolo III (1534-1549) fece demolire la cupola, assai danneggiata, e al suo posto costruì l'attuale tiburio, coperto da tetti spioventi. L'ultimo restauro fu effettuato da Borromini durante il pontificato di Alessandro VII (1655-1667).
L'interno del battistero ha pianta ottagonale e ospita al centro otto colonne di porfido, disposte in cerchio, con capitelli ionici, corinzi e compositi, che sorreggono un architrave su cui poggiano altre colonne marmoree più piccole. Al centro si trova una vasca in basalto verde, coperta da un fastigio di bronzo del XVII secolo, utilizzata per il battesimo per immersione. I dipinti che decorano il tamburo sono copie eseguite nel 1960, riproducenti le tele originali seicentesche di Andrea Sacchi, e raffigurano i Fatti del Battista. Gli affreschi sulle pareti, che rappresentano le "Storie di Costantino", furono realizzati nel XVII secolo da Andrea Camassei, Giacinto Cimignani e Carlo Maratta.
Le cappelle laterali sono quattro. Partendo da destra, troviamo: