La Chiesa di San Giorgio in Velabro è un gioiello nascosto nel cuore di Roma, situata tra il Foro Boario e il Rione Ripa, nei pressi dell'Arco di Giano e dell'Arco degli Argentari. Questo luogo sacro, intriso di storia e spiritualità, rappresenta un esempio significativo dell'architettura paleocristiana e romanica della città eterna.
Le origini della chiesa risalgono probabilmente al VII secolo, quando fu edificata per volere di papa Leone II (682-683) nella zona orientale del Foro Boario, detta Velabro. Inizialmente dedicata ai martiri San Giorgio e San Sebastiano, la chiesa assunse una particolare importanza nell'VIII secolo, quando papa Zaccaria vi traslò dalla Cappadocia la reliquia del cranio di San Giorgio, rafforzando il culto del santo in questo luogo.
Nel corso dei secoli, la chiesa ha subito diversi interventi di restauro e ampliamento. Nel IX secolo, papa Gregorio IV ne promosse l'ampliamento, mentre nel XIII secolo furono aggiunti il portico e il campanile romanico, elementi che ancora oggi caratterizzano la facciata.
La facciata a salienti è preceduta da un portico del XIII secolo, donato dal priore Stefano di Stella. Originariamente a sei campate, oggi ne rimangono cinque, con colonne di spoglio in marmo cipollino, bianco e granito grigio, sormontate da capitelli ionici. L'architrave marmoreo continuo è sovrastato da archi di scarico in laterizio. Il portale d'ingresso è ornato da una cornice scolpita con girali d'acanto, assemblata con elementi romani di recupero, e presenta battenti lignei risalenti al XII secolo. Sulla sinistra della facciata, una targa ricorda l'altezza raggiunta dalle acque del Tevere durante l'inondazione del 1870 .
Il campanile romanico, aggiunto nel XIII secolo, si erge sul lato sinistro della chiesa. Costruito in laterizio, presenta una struttura a pianta quadrata con finestre bifore che si aprono nei livelli superiori, conferendo leggerezza alla massa muraria. La sua sobria eleganza si integra armoniosamente con l'insieme architettonico della chiesa.
L'interno a pianta basilicale è suddiviso in tre navate da due file di otto colonne di spoglio in granito e marmo pavonazzetto, con capitelli ionici e corinzi di epoca romana. Le arcate a tutto sesto variano in grandezza, e la prima di sinistra è tamponata per la presenza del campanile. La navata centrale è illuminata da nove finestre rettangolari per lato, mentre le navatelle laterali presentano monofore ad arco. Il soffitto ligneo della navata centrale, risalente ai restauri del 1923-1926, è dipinto a riquadri con motivi geometrici e stelle bianche su sfondo azzurro.
Il presbiterio, rialzato rispetto all'aula, è accessibile tramite una scalinata che si divide ai lati del ciborio, creando una fenestella confessionis al centro. L'altare maggiore, risalente al XII-XIII secolo, è decorato con motivi cosmateschi e poggia su quattro colonnine. Il ciborio, della fine del XII secolo, è costituito da quattro colonne con capitelli corinzi che sorreggono un architrave decorato con mosaici; sopra di esso, una serie di colonnine sostiene una copertura a piramide tronca. Sotto l'altare sono conservate le reliquie riportate da papa Zaccaria: la testa di san Giorgio, la sua spada e un brandello dello stendardo.
Il catino absidale è decorato con un affresco raffigurante Gesù Cristo benedicente tra san Giorgio, la Madonna, san Pietro e san Sebastiano, attribuito a Pietro Cavallini e datato tra il 1293 e il 1295. L'opera, per secoli attribuita a Giotto, è stata riassegnata a Cavallini per le affinità stilistiche con gli affreschi della Basilica di Santa Cecilia in Trastevere
Il 27 luglio 1993, la chiesa fu gravemente danneggiata da un attentato mafioso che colpì anche il vicino Palazzo Lateranense. L'esplosione causò il crollo del portico e gravi danni alla facciata. I lavori di restauro, durati cinque anni, hanno permesso di ricostruire fedelmente le parti danneggiate, lasciando volutamente alcune tracce dell'attentato come memoria storica.
San Giorgio in Velabro è una delle chiese stazionali di Roma, assegnata al giovedì dopo le Ceneri, secondo la tradizione stabilita da papa Gregorio II nell'VIII secolo . Dal 1939, la chiesa è affidata all'Ordine dei Canonici Regolari della Santa Croce, che ne curano la gestione e le attività liturgiche .