L’Estasi, o Transverberazione, di Santa Teresa d'Avila è una delle opere più celebri di Gian Lorenzo Bernini, realizzata tra il 1647 e il 1652. La scultura, in marmo e bronzo dorato, si trova nella cappella Cornaro presso la chiesa di Santa Maria della Vittoria, a Roma, ed è un esempio classico della teatralità barocca.
La cappella fu commissionata dal cardinale veneziano Federico Cornaro in un momento di declino delle commissioni pubbliche per Bernini, dopo la morte di Urbano VIII. Con l'elezione di Innocenzo X, gli vennero preferiti altri artisti come Borromini e Algardi. L’opera, che Bernini stesso definiva con modestia la sua «men cattiva opera», rappresentava tuttavia per lui una delle sue creazioni più riuscite. «Il Bernino medesimo era solito dire [...] essere stata la più bell'opera che uscisse dalla sua mano», scrive Filippo Baldinucci nella biografia dell’artista.
Una delle caratteristiche distintive dell’arte barocca è il gusto per la teatralità, che Bernini sfrutta qui in maniera magistrale. Amplia la profondità del transetto e nasconde una finestra dietro l'altare, che filtra la luce come un riflettore, conferendo un effetto realistico e dinamico alla scena. La luce sembra momentanea e instabile, rafforzando la sensazione di provvisorietà dell’evento, mentre i raggi in bronzo dorato si irradiano sulla scena per accentuare il grande amore di Dio, secondo il racconto autobiografico della santa.
Bernini colloca la scena in una elegante edicola barocca con marmi policromi, che funge da boccascena teatrale. La santa è semidistesa su una nuvola che la trasporta verso il cielo, come se fosse sollevata da una macchina teatrale invisibile. Ai lati della cappella, Bernini inserisce dei «palchetti» con ritratti a mezzobusto dei membri della famiglia Cornaro, che osservano l’estasi della santa con «staccato disincanto», come spettatori teatrali intenti a scambiarsi commenti, senza apparente trasporto devozionale.
L’attenzione ai dettagli è straordinaria, come dimostra la veste ampia e vaporosa della santa, che scende disordinatamente sul corpo, conferendo al marmo una leggerezza inusitata. Ernst Gombrich osserva che «perfino il trattamento del drappeggio è, in Bernini, interamente nuovo. Invece di farlo ricadere con le pieghe dignitose della maniera classica, egli le fa contorte e vorticose per accentuare l’effetto drammatico e dinamico dell’insieme». Questo stile innovativo influenzò profondamente l’arte europea dell’epoca.
L’Estasi di Santa Teresa si ispira a un’esperienza mistica descritta dalla santa stessa: «Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. [...] Quando l'angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio». Bernini traduce questa visione in una scultura dettagliata: la santa giace esanime, mentre un cherubino, quasi giocoso, le scosta le vesti per trafiggerle il cuore con un dardo.
La contrapposizione tra l’innocenza del cherubino e l’abbandono estatico della santa sottolinea la tensione barocca tra il sacro e il profano, rendendo l’opera un capolavoro che continua a ispirare ammirazione per la sua potenza espressiva e il suo virtuosismo tecnico.