San Chenelmo
Nome: San Chenelmo
Titolo: Martire in Inghilterra
Nascita: Inghilterra
Morte: IX secolo, Inghilterra
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Vari calendari e libri liturgici, dal 975 circa, includono il nome di S. Chenelmo al 17 luglio, in quanto martire. Guglielmo di Malmesbury, scrittore vissuto nella prima metà del mi secolo, afferma che fu S. Dunstan (19 mag.; t 988) che stabili di venerarlo come martire. Non vi è dubbio che sia realmente esistito: era il figlio di Chenulfo (o Coenwulf), re della Mercia dal 796 all'821, e sua sorella era Quendrida, che a un certo punto diventò badessa di Minster nel Kent. Nel 798, papa S. Leone III (12 giu.) confermò il possesso di Glastonbury da parte di Chenelmo, perciò il suo nome si trova sui documenti dall'803 all'811, con il titolo di princeps (principe) o dux (generale, o capo). Poiché è improbabile che fungesse da testimone di una dichiarazione prima dei sedici anni, forse nell'811 ne aveva ventiquattro circa. Non si sa nient'altro di lui, tranne che morì nell'812, o forse nell'821, e che fu seppellito a Winchcombe, un importante centro della Mercia e luogo di sepoltura reale. E possibile che sia morto in battaglia, quando era ancora relativamente giovane; il padre, che probabilmente morì dopo di lui, fu anche lui sepolto a Winchcombe.
Chenelmo, in base alla leggenda, aveva solo sette anni quando successe al padre sul trono reale, e dopo aver governato per alcuni mesi soltanto, fu ucciso dal suo tutore per istigazione della sorella gelosa, successivamente punita con la perdita degli occhi mente praticava una stregoneria, che consisteva nel leggere il salterio al contrario. Questa storia compare per la prima volta nella cronaca dell'xi secolo di Fiorenzo di Worchester; si trattava di un racconto semplice che attrasse i nostri antenati e che, espresso con dettagli stupefacenti, fece sì che Chenelmo fosse estesamente venerato in Inghilterra durante il Medio Evo. Come riferì Guglielmo di Malmesbury, «il corpo del piccolo santo è solennemente venerato, e in nessun altro luogo in Inghilterra è venerato da un numero maggiore di partecipanti a una festività» (citato in Basset).
Versioni successive della leggenda raccontano che il corpo del ragazzo fu segretamente sepolto dagli assassini, ma poi ritrovato grazie a una lettera lasciata cadere da una colomba sull'altare di San Pietro a Roma, tradotta in seguito da alcuni pellegrini inglesi che poi scoprirono la tomba.
Fu trovato un coltello insanguinato accanto al corpo, e una fonte d'acqua curativa sgorgò dal luogo della sepoltura, una volta rimosso il corpo. L'innocenza di Chenelmo da ragazzo, e l'ingiustizia della sua morte, furono sufficienti per venerarlo come martire. Si dice che la cappella di S. Chenelmo a Clent, vicino a Stourbridge, sia il luogo dell'assassinio, e gli archi chiusi nel lato orientale della chiesa indicano il punto in cui i pellegrini solevano radunarsi presso la fonte sacra. Alcuni scavi a Winchcombe, eseguiti nei primi anni del XIX secolo, hanno portato alla luce due sepolcri di pietra, uno contenente le ossa di un adulto, l'altro quelle di un bambino e un coltello. Le ossa si sbriciolarono, ma le bare furono conservate nella chiesa parrocchiale e si può presumere con una certa sicurezza che siano quelle di Chenulfo e Chenelmo (Anderson). Alcuni studi recenti hanno suggerito che la cripta della chiesa di S. Pancrazio che sorgeva precedentemente a Winchcombe può essere stata il mausoleo originale della coppia reale, prima che i loro resti fossero spostati nella chiesa dell'abbazia vicina. Il culto sembra essere stato in declino a partire dal xiii secolo; nel complesso, si può accettare l'affermazione che «la leggenda di Chenelmo è un buon esempio di come uno scrittore, con un'immaginazione vivace e qualche dato storico confuso, abbia creato un racconto completamente fittizio su un principe che certamente è esistito, ma di cui ufficialmente non si sa nulla» (O.D.S.).
MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Winchelcumbe nella Mercia in Inghilterra, san Chenelmo, che, principe di Mercia, è ritenuto martire.
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