San Ciro
Nome: San Ciro
Titolo: Martire
Nascita: 250 , Alessandria d'Egitto
Morte: 31 gennaio 303, Alessandria d'Egitto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Secondo una "passio" del VII secolo, del patriarca di Gerusalemme San Sofronio, Ciro nacque da famiglia cristiana intorno all'anno 250 ad Alessandria d'Egitto, e studiò medicina nella sua città. Divenuto medico in quella scuola, Ciro aprì nel rione Doryzim un ambulatorio con laboratorio.
Sofronio racconta che Ciro era un medico valente ed eccelse in maniera particolare per la santità della vita, umile e dedita alla carità. Somministrava cure gratuite ai poveri e indigenti, tanto da guadagnarsi l'appellativo di "anàrgiro" (dal greco anargyros, senza denaro), e incitava i malati a trovare conforto nella fede e nella preghiera. Ridonava la salute tanto ai corpi quanto alle anime e convertì molti pagani al cristianesimo.
Sofronio dice espressamente:
« Allorché intanto visitava gli infermi, mettendo in non cale i precetti di Galeno, d'Ippocrate, e di altri autori consimili, che li adattava in secondo luogo, prendeva dai nostri fonti mille sentimenti dei Profeti, e dei Padri, i quali univa, e tosto con una maniera tutta divina chiamando gli ammalati dolcemente al dovere, non solo ai loro corpi, ma alle loro anime ancora apprestasse l'analoga medicina [...] Ne avveniva, che lo spirito di molti, amanti della vera pietà, rimaneva confermato nell'amore della verità, e da non pochi infedeli abbominavansi gli errori dei Greci, che dominavano ovunque sotto l'impero di Diocleziano »
Nel 299 i medici alessandrini, accusati di magia e stregoneria, divennero bersaglio di una violenta sommossa popolare e, poiché gravava su di essi il sospetto di cospirare contro l'impero, l'imperatore Diocleziano decise di perseguitare chiunque svolgesse attività "curative" senza autorizzazione, senza distinguere tra medici e maghi. Le autorità imperiali non risparmiarono neppure i trattati di scienza medica contenuti in migliaia di rotoli di pergamene, che vennero incendiati e distrutti. Sofronio riporta anche il nome del prefetto di Alessandria a quel tempo, Siriano, che in ottemperanza ai dettami dell'imperatore, perseguitò tutti i medici dell'Egitto, e venuto a conoscenza delle azioni del Santo, comandò che fosse subito arrestato. Ciro venne quindi perseguitato in un primo momento, non tanto come cristiano, ma come medico.
Per evitare la persecuzione San Ciro decise di ritirarsi nel deserto in Arabia Petrea, presso la piccola oasi di Ceutzo. Egli si appartò dal mondo e si dedicò ad una vita anacoretica di preghiera e penitenza, cambiando anche il suo modo di essere medico. Smise di esercitare la professione ma non rinunciò ad aiutare il prossimo, non servendosi più di erbe e medicinali, ma affidandosi alla preghiera e all'insegnamento delle persone che lo raggiungevano.
Sofronio dice:
« Mutò ancora il sistema di medicare. Imperrocchè Ciro da quell'ora non era più tenuto qual medico, né lo era col fatto, ma piuttosto qual operatore di miracoli »
San Ciro fu guida spirituale di molti eremiti, tra questi il legionario Giovanni, nativo della città di Edessa (oggi Urfa), in Mesopotamia, fu un militare che fu costretto ad abbandonare l'esercito a causa dell'editto di epurazione, emanato contro i soldati cristiani da Diocleziano nel 298. Decise così di professare la fede cristiana, e raggiunse Ciro a Ceutzo, dove i due condivisero la vita ascetica per quattro anni.
Nel 303 si abbatté sulla Chiesa la persecuzione più violenta e più sanguinosa di tutti i tempi, che dette a quel periodo, durato un triennio, l'appellativo di "era dei santi martiri". Diocleziano intensificò la persecuzione contro i cristiani. La tremenda persecuzione si estese in Asia Minore, dilagò in Palestina, quindi divampò in Africa. A queste notizie Ciro e Giovanni decisero di lasciare il proprio eremo e di ritornare ad Alessandria per sostenere i fratelli nella fede.
San Sofronio fa menzione di tre fanciulle, Teotiste, Teodota ed Eudossia, con la loro madre Atanasia, vedova. Queste, poiché cristiane, da Alessandria erano state incarcerate a Canopo, per essere condannate, qualora non rinunciassero alla loro fede cristiana. Così, dopo quattro anni di vita ascetica, Ciro e Giovanni decisero di fermarsi in questa cittadina per consolare, con la parola e l'esempio di fermezza, la piccola comunità cristiana.
Essi furono scoperti e accusati di insinuare alle donne arrestate il disprezzo per gli dei e il loro culto. Vennero portati presso il prefetto Siriano, il quale comandò che venissero torturati se non avessero ritrattato la fede cattolica. Così, alla presenza delle donne e con lo scopo di intimorirle, essi vennero condannati alla morte più atroce. Ma le donne alessandrine, confortate dal loro esempio, rifiutarono di rinunciare alla propria fede e vennero spietatamente trucidate. Subito dopo Ciro e Giovanni, con la decapitazione, subirono l'eroico martirio: era il 31 gennaio del 303.
fonti: varie
MARTIROLOGIO ROMANO Sempre ad Alessandria, santi Ciro e Giovanni, martiri, che per la loro fede in Cristo, dopo molti tormenti furono decapitati.
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