San Cucufate (Cugat)
Nome: San Cucufate (Cugat)
Titolo: Martire a Barcellona
Nascita: metà del III secolo, Scillium
Morte: inizio IV secolo, Barcellona
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Cucufate nacque in una famiglia nobile e ricca di Scillium, antica cittadina nella provincia romana di Cartagine, probabilmente verso la metà del III secolo. Insieme al compagno Felice, entrò a far parte della comunità cristiana di Cesarea in Mauritania, all'interno della quale ottenne la carica di diacono. Una volta che la persecuzione del crudele Diocleziano iniziò a diladare nelle province orientali dell'impero, Cucufate e Felice s'imbarcarono alla volta dell'Occidente, adducendo come pretesto per la fuga dei motivi commerciali.
Sbarcati sulle coste di Barcellona, i due si finsero mercanti per dedicarsi alla diffusione della religione cristiana, battezzando la popolazione locale e sostenendo i poveri del paese. Cucufate, stando a quanto detto dalle leggende cristiane, era immensamente generoso con i bisognosi e un grande operatore di miracoli.
Ben presto, Felice si trasferì a Girona, in Catalogna, dove avrebbe subito il martirio all'inizio del IV secolo, mentre Cucufate rimase a Barcellona, continuando con le sue campagne di evangelizzazione a favore della comunità cristiana locale.
Scoperto mentre era intento a predicare, il santo venne arrestato per ordine del proconsole locale Galerio: la leggendaria "Passio" racconta che Cucufate venne violentemente trascinato via da dodici robusti soldati ingaggiati da Galerio e, al suo rifiuto di sacrificare agli idoli, denudato completamente e frustato senza pietà. Il santo venne poi tormentato con uncini aguzzi e scorpioni postiglisi sulla schiena, e in seguito arrostito vivo dopo essere stato ricoperto di vino e pepe, sebbene un intervento divino lo salvò dalla morte e da qualsiasi ferita.
Cucufate venne quindi bruciato sul rogo, ma le fiamme, anziché consumare il santo, si avventarono sui carnefici, uccidendoli quasi tutti. Riportato in prigione, il santo ricevette una visione divina nella sua cella, al punto da convertire tutti i suoi carcerieri, esterrefatti dall'immensa luce che sprigionava quel tetro carcere.
Il giorno dopo, Cucufate venne ricondotto da Galerio il quale, infuriato, ordinò di bastonarlo con fruste di ferro; le torture furono talmente selvagge da fargli fuoriuscire gli intestini ma un nuovo intervento di Dio provocò un enorme bagliore di luce che accecò i torturatori e diede fuoco agli idoli e allo stesso Galerio, il quale morì carbonizzato. Cucufate ottenne invece la guarigione, ritrovando i suoi intestini miracolosamente intatti.
A Galerio subentrò il prefetto Massimiano, il quale continuò la serie di sevizie e torture verso il santo: tuttavia, mentre era intento ad assistere su un carro ai suoi supplizi, prese improvvisamente fuoco e morì tra acuti tormenti come il suo predecessore. Rufino, il nuovo prefetto, un ufficiale del prefetto Daciano, impaurito dalle morti degli altri due governatori, stabilì prudentemente di non infliggere nessun'altra tortura al santo, ma lo fece decapitare con un enorme coltellaccio. L'esecuzione avvenne nel 304 o nel 305. Il corpo del santo, abbandonato sul luogo del martirio, venne amorevolmente raccolto da due cristiane di Iluro (l'odierna Mataró), Giuliana e Semproniana, che lo seppellirono; scoperte, entrambe vennero martirizzate.
fonte:wikipedia.org
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