San Cutberto di Lindisfarne
Nome: San Cutberto di Lindisfarne
Titolo: Vescovo
Nascita: 634 circa, Wrangham
Morte: 20 marzo 687, Isole Farne
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Canonizzazione:
698, Lindisfarne, Inghilterra, dai monaci di Lindisfarne
Nella Pentecoste dell'anno 563 S. Columba (9 giu.) arrivò in Dalriada (Scozia) con altri dodici monaci irlandesi. Là vi era già una comunità di monaci irlandesi, tra cui anche dei membri del suo clan che gli diedero del terreno sull'isola di Tona per costruirvi un monastero ed evangelizzare il territorio circostante. Etelberga, la figlia cristiana di Etelberto del Kent, arrivò nel nord della Northumbria nel 625 come moglie di re Eduino, accompagnata da Paolino di York, a cui si deve la prima evangelizzazione formale della regione.
Quando Eduino venne ucciso nel 633 dal cristiano Caedwalla e dal pagano Penda, Paolino di York fuggì in Kent, portando con sé la regina e sua figlia. Caedwalla uccise anche i due principi Osric e Eanfrido, che avevano preso il potere dopo Edoardo. Il fratello di Eanfrido, Osvaldo (9 ago.) sconfisse Caedwalla e regnò in Northumbria fino al 642.
Cosciente del danno inflitto alla cristianità nascente, Osvaldo chiese che fossero mandati da Tona dei monaci per continuare l'opera di evangelizzazione iniziata da Paolino, ma la fusione tra le due tradizioni cristiane, l'irlandese e la scozzese, fu lunga e difficoltosa e durò per tutto il vn secolo. Tona mandò un missionario che non ebbe molto successo; poi inviò S. Aidano (31 ago.), uomo amabile che si guadagnò l'affetto della popolazione.
Beda non trova parole di lode sufficienti per questo vescovo amante della povertà, la cui discrezione, umiltà, abnegazione e zelo erano superati solo dalla sua affabilità e cordialità. Insieme a lui lavorarono molti altri monaci irlandesi, ma è la sua spiritualità che formò quella della Northumbria del vn secolo. Vilfrido (12 ott.)
ne fu in parte influenzato, anche se i maggiori esponenti furono Boisil, Eata, Ereberto e soprattutto Cutberto. Beda ricorda un solo difetto di Aidano, quello, cioè, di non osservare la Pasqua secondo il Calendario Romano, ma ammette che questo fatto non può costituire un'accusa contro di lui.
Sull'isola di Lindisfarne, donatagli da Osvaldo, Aidano fondò un monastero sul modello irlandese sotto la protezione del castello di Bamburgh, residenza dei re della Northumbria. Durante la sua vita fu l'unico vescovo della contea, ma il suo successore dovette scendere a compromessi con le regioni della Bernicia e del Deira e acconsentire alla creazione di tre e poi cinque diocesi.
Cutberto, anglosassone, nacque verso il 634, l'anno in cui Osvaldo divenne re. Non si hanno notizie dei genitori e del luogo di nascita, anche se accenni casuali dei suoi biografi suggeriscono che provenisse da una famiglia benestante. Divenne monaco non a Lindisfarne, come ci si sarebbe potuti aspettare, ma a Melrose, di cui conosceva c stimava il priore, Boisil. All'epoca l'abate Eata era assente, e fu Boisil che nel 651 accolse il postulante, il quale arrivò a cavallo armato di spada, ultimo segno della sua vita profana. Boisil quando lo vide esclamò: «Ecco che viene un servitore di Dio!». Egli stesso si occupò del giovane e, una volta avuta conferma della sua vocazione, chiese all'abate di permettergli di ricevere la tonsura e di unirsi alla comunità. Cutberto intraprese il regolare percorso monastico, arrivando a superare gli altri monaci. Nel 660 re Ahlfrith donò alcuni terreni a Melrose perché fondasse un nuovo convento a Ripon ed Eata scelse il giovane Cutberto per affidargli il delicato ruolo di responsabile degli ospiti.
Cutberto è descritto da Beda come una persona che aveva facilità nei rapporti umani, affabile e gentile. Il dono della facilità di relazione con gli altri costituì uno dei suoi tratti distintivi e una delle caratteristiche pastorali più apprezzabili. Nonostante ciò non era disponibile ad aprirsi verso i sostenitori della tradizione romana, così come non lo era l'abate Eata.
In seguito ai prolungati contatti con esponenti della tradizione cattolica romana in Kent, nella Gallia e a Roma, Vilfrido era tornato in Northumbria nel 658, ansioso di convertire i suoi connazionali al rito romano e specialmente di importare la datazione romana per la Pasqua. Ahlfrith stesso era convinto e sperava che il monastero di Ripon si conformasse alla pratica romana. Piuttosto che cedere, Lata preferì ritirarsi dall'incarico: i monaci di Melrose lasciarono il convento e Ripon passò sotto Vilfrido.
Per quasi tutto il VII secolo la popolazione fu soggetta a epidemie periodiche di peste. Anche Cutberto si ammalò e Boisil si impegnò a far sì che tutta la comunità pregasse per lui. Venuto a sapere che vi era stata una veglia per la sua guarigione, Cutberto si alzò da letto, convinto che quelle preghiere non potevano non aver avuto effetto. In realtà era ancora troppo presto e in seguito avrebbe risentito delle conseguenze di quest'atto, ma la sua costituzione robusta gli fece superare il peggio.
Boisil, che stava anch'egli morendo di peste, assicurò Cutberto che non sarebbe mai più caduto vittima del morbo, e propose che fino alla sua morte leggessero insieme il Vangelo di Giovanni. L'immagine di questi due monaci (Boisil, impaziente di comunicare al giovane l'amore di Dio rivelatosi in Gesù, e Cutberto, ansioso di assimilare le parole del maestro) è molto toccante.
Beda stesso dice che evitarono di trattare questioni controverse, concentrandosi piuttosto sulle cose di «fede, lavorando attraverso l'amore». In quegli ultimi giorni Boisil parlò a Cutberto del suo futuro, predicendo perfino la sua nomina a vescovo, rivelazione che il giovane monaco tenne prudentemente per sé.
Alla morte di Boisil, Cutberto venne eletto priore di Melrose. Imitando forse inconsciamente Boisil, unì alla fervente vita monastica le visite ai fedeli per predicare e insegnare e con la sua disponibilità e manifesta bontà conquistò molti alla fede.
Un racconto del periodo in cui fu priore di Melrose mostra il suo impegno per migliorarsi attraverso la preghiera personale e la penitenza: la badessa di Coldingham gli aveva chiesto di visitare la sua comunità e di tenere un sermone e Cutberto acconsentiva sempre volentieri a queste richieste di aiuto. Mentre era là, trascorse come il solito la notte in preghiera, immerso nel mare gelato con l'acqua fino al collo. Un altro monaco, incuriosito, lo aveva seguito e spiato. Con sua grande meraviglia, quando Cutberto uscì dall'acqua, due lontre lo asciugarono e lo scaldarono, così che fu pronto a partecipare alle celebrazioni in chiesa.
Il biografo di Cutberto narra molti miracoli dettati dalla compassione per le sofferenze altrui. Tuttavia a un certo momento il santo iniziò a sentire la necessità di una vita di preghiera solitaria e secondo la Vita di un monaco di Lindisfarne egli fece un tentativo di diventare eremita già all'epoca di Melrose. Eata, però, divenuto abate di Lindisfarne dopo la morte di Colman (18 feb.), insieme agli altri monaci che non volevano accettare la data romana per la Pasqua, lo convinse ad accettare l'incarico di priore. Si dimostrò un compito tutt'altro che facile, perché i monaci di Lindisfarne erano vicini alla ribellione, anche se non è chiaro quali fossero le loro rimostranze.
Gli irlandesi della Northumbria si erano sentiti minacciati da Vilfrido e dai suoi sostenitori. Il sinodo di Whitby, nel 664, aveva deciso di adottare la data romana per la Pasqua e anche Eata e Cutberto accettarono, come fece la maggior parte degli irlandesi. Vilfrido era anche desideroso di introdurre la Regola di S. Benedetto. Beda scrive: «Ora vi erano alcuni fratelli nel monastero che preferivano conformarsi ai loro vecchi costumi più che alla regola monastica.
Tuttavia Cutberto li conquistò con la sua virtù e la pazienza, e con uno sforzo quotidiano li portò gradualmente a un miglior comportamento. Nel corso delle discussioni durante il capitolo riguardo alla regola, quando veniva insultato dai suoi oppositori, egli era solito alzarsi in piedi e uscire dalla sala compostamente, chiudendo il capitolo.
Il giorno seguente, come se niente fosse, tornava a impartire i medesimi insegnamenti davanti agli stessi ascoltatori fino a che, come è già stato detto, riuscì a convertirli gradualmente». Beda aggiunge: «Era un uomo ammirevole per la sua pazienza e insuperabile nel sopportare con coraggio ogni peso, sia spirituale che fisico». Era forse stato affidato a Cutberto il compito di introdurre la regola benedettina? O semplicemente di rafforzare la Regola di S. Columba, aggiungendovi elementi di quella di S. Benedetto? O di riformare una comunità che si stava lasciando andare eccessivamente? Il biografo anonimo di Cutberto scrive: «Stilò la nostra regola di vita, che componemmo allora per la prima volta e che osserviamo ancora oggi insieme alla Regula di .S. Benedetto».
Cutberto aveva trascorso dodici anni a Lindisfarne sotto la guida dell'abate Eata, «seguendo la vita contemplativa insieme a quella attiva», quando sentì che doveva assecondare la chiamata al deserto e intraprendere la vita solitaria. Lo fece, dice Beda, «con il benestare di quello stesso abate [Eata] e dei fratelli», ritirandosi nel 676 prima nella vicina "isola di Cutberto" e poi nella più lontana isola di Farne, dove Aidano era solito trascorrere le settimane di Quaresima. Vi rimase nove anni.
L'isola era così desolata da venire considerata un covo di demoni dove nessun essere umano poteva essere al sicuro. Sulla riva volta verso la terraferma non vi erano altro che rocce a picco sul mare, mentre dall'altra parte vi era una scogliera meno ripida con un'unica possibilità di attracco. Cutberto costruì sull'isola una casa a pianta circolare, scavando profondamente nella roccia così che il pavimento si trovò sottoterra mentre i muri erano così alti che l'eremita non poteva vedere null'altro che il cielo. Costruì anche una piccola capanna vicino all'approdo dove i visitatori potevano alloggiare. Al l'inizio i fratelli lo aiutarono nella costruzione, portandogli anche da mangiare, ma poi egli preferì coltivare da sé il suo cibo piuttosto che pesare sugli altri; il suolo era povero e vi poteva crescere solo orzo, e questo fu il suo nutrimento in quegli anni. Il suo primo biografo, cogliendo il pesante fardello di quella solitudine scrive: «Sopportava ogni condizione con risoluzione». Il tempo era speso in grande prevalenza nella meditazione, ma vi erano molti che lo cercavano per avere consiglio, aiuto spirituale, guarigioni e per conoscere il futuro. Nel 684 il sinodo di Twyford, che si riunì alla presenza di re Ecgfrith e sotto la presidenza dell'arcivescovo Teodoro di Canterbury, elesse Cutberto all'unanimità vescovo di Hexham, il cui titolare era appena stato deposto. Gli furono inviati dei messaggi, ma l'eremita non si mosse. Ecgfrith, con altri membri del sinodo, lo scongiurò in nome di Dio di accettare, mentre l'arcivescovo attendeva una risposta. Cutberto si arrese alle loro insistenze: aveva trascorso nove anni rafforzando la sua fede attraverso la preghiera; due anni di servizio attivo gli diedero ora l'opportunità di esprimere la sua profonda fede attraverso l'opera dell'amore. Eata, egli stesso vescovo di Lindisfarne, che sapeva perfettamente che cosa avrebbe comportato la nomina per il suo ex priore, si offrì quindi di prendere la diocesi di Hexham e di dare a Cutberto quella di Lindisfarne, già conosciuta dall'eremita.
Cutberto iniziò il suo ministero con grande semplicità. Consacrò chiese, ordinò sacerdoti, consacrò vergini, predicò e insegnò, si prese cura dei poveri, il tutto mantenendo uno stile di vita semplice. Si dedicava soprattutto ai malati e ai sofferenti, agli sfiduciati e ai malati di peste. Egli stesso aiutò la regina Eormenberg dopo la morte del marito Ecgfrith in battaglia, consegnandole poi il velo. Il modello utilizzato dal suo biografo per descrivere questo periodo è quello della vita di S. Martino, il monaco-vescovo ideale, ma non ci sono dubbi che Cutberto si guadagnò la stima e l'affetto dei fedeli della sua comunità.
Durante una visita a Carlisle per la consegna del velo alla regina Eormenberg, Cutberto vide il suo amico e compagno d'eremitaggio Ereberto per l'ultima volta. I due erano soliti incontrarsi una volta all'anno, ma Cutberto capì chiaramente di essere prossimo alla fine e che quello sarebbe stato l'ultimo saluto e glielo confidò. Sopraffatto dal dolore, Ereberto chiese al suo amico di pregare perché potessero essere uniti dopo la morte come lo erano stati in vita.
Trascorse il Natale del 686 con la sua comunità a Lindisfarne in segno di addio, poi immediatamente dopo si ritirò nel suo rifugio di Farne e trascorse i seguenti due mesi e tre settimane preparandosi alla morte. I monaci presero congedo da lui. Quando uno di loro si attentò a chiedere quando lo avrebbero rivisto, egli rispose: «Quando riporterete indietro il mio corpo». Beda aggiunge che era felice di incontrare i numerosi visitatori di Lindisfarne, preoccupato di mostrare loro gli ultimi segni del suo affetto. Si ammalò il 27 febbraio. Il mattino seguente l'abate Herefrith andò a cercarlo per dirgli che doveva tornare a Lindisfarne. Trovò Cutberto chiaramente indisposto e pensò che stesse soffrendo per un vecchio disturbo, ma con sua grande sorpresa, Cutberto iniziò a dare disposizioni per la sua sepoltura. Ilerefrith gli chiese se doveva lasciare dei monaci per prendersi cura di lui, ma Cutberto non lo permise. Partirono e, ancora preoccupato, Herefrith chiese alla comunità di pregare per il loro vescovo, giunto alle sue ultime ore.
Per cinque giorni una tempesta impedì all'abate di tornare sull'isola e quando vi arrivò, trovò Cutberto nella capanna vicino all'approdo, nella quale si era trascinato nonostante il tempo e la debolezza. Cutberto spiegò: «Accade per volere divino e della provvidenza che, separato dalla società umana e da ogni aiuto, dovessi soffrire .] I miei avversari, durante tutto il tempo che ho vissuto in quell'isola, non mi avevano mai perseguitato con tale frequenza come in questi cinque giorni.»
Era forse andato nella capanna per risparmiare ai monaci l'ulteriore salita alla sua cella, o aveva forse tentato di anticipare di un poco il conforto umano di cui necessitava in quel momento? L'abate non osò interrogare il morente ma fece il possibile per occuparsi delle sue necessità corporali. Cutberto fu riportato nella sua cella dove morì nel tardo pomeriggio, il 20 marzo 687. Era stato vescovo per soli due anni, e monaco per trentasei.
L'abate Herefrith aveva ottenuto da Cutberto il permesso di portare il suo corpo a Lindisfarne. In seguito ai racconti dei numerosi miracoli accaduti sulla sua tomba, nel 698 la comunità decise di riesumare il corpo e di porlo in un nuovo sepolcro, dove potesse essere venerato più facilmente.
Con grande stupore di tutti, il corpo di Cutberto fu trovato incorrotto e non ancora rigido, perfino gli abiti con i quali era stato seppellito erano in condizioni perfette. I vestiti e i sandali vennero sostituiti, mentre il corpo fu avvolto in un telo cerato e posto in un feretro di legno a livello del pavimento.
Nell'875 iniziarono i lunghi spostamenti delle sue reliquie quando, in seguito a un attacco dei danesi, la comunità dovette abbandonare il monastero. Un gruppo di monaci che trasportava con sé le reliquie vagò nel nord dell'Inghilterra per sette anni fino a che arrivò a Chester-le-Street. Là venne costruita una chiesa dove il corpo rimase per centotredici anni, fino a quando fu traslato a Ripon nel 995, per sfuggire nuovamente ai danesi. Quattro anni dopo venne posto nella chiesa di Durham costruita dal vescovo Aldhune. L'arrivo di Guglielmo il Conquistatore nello Yorkshire causò un altro spostamento, questa volta a Lindisfarne, ma già nel 1070 le reliquie vennero riportate a Durham. Tredici anni dopo una comunità di benedettini fu installata a Durham e iniziò a costruire una nuova chiesa. Fu eretto un sepolcro temporaneo e, nel 1104, prima dell'attuale completamento della basilica, il corpo fu traslato nel sepolcro costruito appositamente.
Prima dello spostamento il monumento funebre venne aperto per esaminare le reliquie: vi erano tre strati: una cassa esterna, poi una ricoperta di cuoio e, infine, la bara di legno del 698. All'interno di questa, su un coperchio interno, stava il Vangelo di S. Cutberto, che era stato scritto e illustrato a Wearmouth. Il corpo di S. Cutberto ancora incorrotto e non rigido, giaceva su un fianco per lasciare spazio alle reliquie, ritenute da fonti scritte essere la testa di S. Osvaldo, le ossa di S. Aidano e quelle del vescovo suo successore, salvate dalla profanazione dei danesi. Le altre reliquie vennero tolte c íl corpo di S. Cutberto e la testa di S. Osvaldo vennero ricollocati nella bara. Furono rimessi anche altri oggetti: un altare mobile d'argento, un calice finemente lavorato, un corporale e una patena, un pettine d'avorio e un paio di forbici.
Quando il sepolcro venne saccheggiato tra il 1537 e il 1539 dagli inviati di Enrico VIII e la bara aperta, il corpo era ancora incorrotto, anche se durante l'apertura fu rotta una gamba. Il corpo venne risepolto nel 1542 nel medesimo luogo.
Questa tomba venne aperta nel 1827 dalle autorità anglicane della cattedrale: sotto la prima lastra, fu trovato del sudiciume, poi un'altra lastra con inciso il nome di un monaco del xv secolo. Le bare erano distrutte, furono trovate delle ossa in una di esse ma un solo scheletro giaceva sul fondo (avvolto in seta che si sgretolò quando la toccarono, ma di cui sono rimasti alcuni frammenti). Si ritenne che lo scheletro fosse quello di Cutberto.
Non c'era traccia di calice, patena e forbici, ma fu trovato un pettorale a forma di croce, di cui non si aveva conoscenza, rotto ma coni pezzi messi vicini. Questo fine reliquiario d'oro e granati è conservato nel tesoro della cattedrale di Durham con la maggior parte delle altre reliquie di Cutberto. Le ossa vennero interrate in una nuova bara il giorno stesso.
La tomba venne riaperta nel 1899 e un'analisi medica delle ossa rivelò che lo scheletro era quello di un uomo di circa cinquant'anni, il cui teschio era stato datato all'xi secolo, che aveva sofferto di tubercolosi. La sostanza che era ancora attaccata alle ossa denotava la condizione di mummificazione del corpo come risultato dell'imbalsamazione, processo che si ritiene fosse stato favorito anche dall'interramento nel suolo sabbioso del Lindisfarne. I pezzi di tessuto furono datati al va secolo. Le informazioni ottenute con queste analisi sono numerose, ma le conclusioni non trovarono piena accoglienza. La tradizione cattolica ha conosciuto molti santi, antichi e recenti, i cui corpi sono rimasti incorrotti a testimonianza della loro santità e non per l'aiuto dell'imbalsamazione.
Anche nel caso di Cutberto il lento processo di imbalsamazione dovuto all'interramento non sembra ipotesi verosimile perché il suo corpo rimase nella terra per soli undici anni, dopo i quali fu posto nel sepolcro sopra al pavimento per oltre ottocento; analogamente, la sorpresa dei monaci nel trovare il corpo intatto nel 698 non è comprensibile, se loro l'avessero imbalsamato solo pochi anni prima. Se il corpo, con i suoi paramenti e le sue vesti, era ancora incorrotto quando il sepolcro venne violato all'epoca della Riforma e il corpo per un certo tempo lasciato nella sagrestia, è possibile che durante o dopo l'interregno sia stata fatta una sostituzione, con il passaggio dei vestiti del santo a un altro scheletro. Alcuni cattolici inglesi a lungo hanno creduto fermamente a questa sostituzione e che il vero corpo di S. Cutberto sia nascosto da qualche altra parte nella cattedrale. Si crede che esistano "messaggi in codice" indicanti la sua collocazione ma il luogo ipoteticamente segnalato da uno di questi e verificato durante gli scavi, si rivelò insignificante; altri sono apparsi in seguito in fonti scritte ma sono probabilmente ugualmente inaffidabili. Anche l'ipotesi che le vesti siano state scambiate all'epoca della sostituzione del corpo, anche se non impossibile, sembra forzata.
Il culto di S. Cutberto, il santo più popolare del nord dell'Inghilterra, è ancora oggi molto vivo. Gli sono state dedicate 135 chiese in Inghilterra e diciassette in Scozia, mentre la vetrata dello York Minster rimane un grande esempio della tarda iconografia medievale del santo. Il Vangelo di Lindisfarne, associato fin dall'antichità con il sepolcro, è oggi nel British Museum, mentre il National Trust ha cura dell'isola di Farne, oggi riserva naturale.
MARTIROLOGIO ROMANO. Nell’isola di Farne in Northumbria, nell’odierna Inghilterra, transito di san Cutberto, vescovo di Lindisfarne, che nel suo ministero pastorale brillò per la stessa diligenza dimostrata in precedenza in monastero e nell’eremo, e armonizzò pacificamente l’austerità e lo stile di vita dei Celti con i costumi romani.
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