San Firmino di Metz
Nome: San Firmino di Metz
Titolo: Vescovo
Morte: Francia
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Firmino rappresenta il tipico caso di scambio di nomi, invenzione di episodi ed esagerazione di avvenimenti, che tuttavia vennero accettati nella devozione popolare. I suoi Atti, che non hanno alcuna credibilità, sostengono che Firmino I (la cui memoria era un tempo il 25 set.) era nato a Pamplona, in Navarra, e che era stato convertito alla fede cristiana da S. Onesto, un discepolo di S. Saturnino di Tolosa (29 nov.).
Consacrato vescovo di Tolosa da S. Onorato (16 gen.) con l'incarico di predicare il Vangelo nelle regioni più remote della Gallia, Firmino decise di andare a vivere ad Amiens.
Là venne anche martirizzato, e il vescovo S. Firmino II (la cui memoria era un tempo il l set.) fece costruire una chiesa dedicata a Maria sulla sua tomba, conosciuta oggi come S. Acheul. Se mai sono realmente esistiti questi due Firmini, si trattava probabilmente della medesima persona. Prima del a secolo non erano conosciuti: il primo vescovo di Amiens di cui si hanno notizie, infatti, fu Eulogio, nominato alla metà del iv secolo.
Forse è esistito un Firmino vescovo missionario in Gallia, tuttavia un altro vescovo, del iv secolo, chiamato Firmino III, è associato alla città di Metz e viene commemorato in questo stesso giorno, secondo il nuovo Martirologio Romano. Si conosce una discussione del Ix secolo di un certo vescovo S. Firmino.
Agobardo, vescovo di Lione dall'816 fino alla morte, avvenuta nell'860, era, insolitamente per l'epoca, diffidente verso le superstizioni e scettico.
Fu l'autore di un trattato, conosciuto ancora oggi, dal titolo «Opinioni popolari errate riguardo le origini della grandine e dei tuoni» e probabilmente tenne diversi discorsi sull'ingenuità. Egli condannò ogni tipo di "cieca stupidità" nella società e mirabilmente delineò e identificò i diversi modi in cui le credenze si diffondevano nel popolo, mostrando come si propaghino le voci e si creino dal nulla testimoni pronti a giurare sull'esistenza dell'impossibile e su fenomeni contro natura che essi avrebbero visto e constatato.
Il vescovo Bartolomeo di Uzès si consultò con Agobardo riguardo a un fenomeno di isteria collettiva nella sua diocesi: una chiesa (forse la cattedrale) che sosteneva di possedere il corpo di un «certo S. Firmino» era stata presa d'assalto da folle di uomini e donne con manifestazioni di tipo epilettico che riempivano la chiesa di imbarazzanti doni in argento e di bestiame, invocando l'aiuto di S. Firmino. I fedeli erano presi da una terribile sensazione di bruciore, non ottenevano mai la guarigione ma continuavano ad andare semplicemente, a quanto pareva, per provare l'esperienza.
Il vescovo e Agobardo si riferivano a Firmino come quidam ("un certo"), mettendo in dubbio la sua esistenza. Agobardo era convinto che un pellegrinaggio interiore fosse meglio di qualsiasi superstizione e che sarebbe stato più meritevole dare i doni ai poveri. Le sue lettere su quest'argomento e i suoi prudenti giudizi sono arrivati fino a noi.
Testimonianze più tarde dicono che il corpo di Firmino venne spostato in più occasioni a causa della distruzione o del saccheggio della cattedrale (da parte dei catari, dei protestanti, e durante la Rivoluzione francese).
Le presunte reliquie di S. Firmino, il patrono locale, ritrovate in seguito, furono ricollocate nella cattedrale nel 1873.
È invocato: contro erisipela e scorbuto; come protettore di panettieri, fabbricanti di botti e commercianti di vino
MARTIROLOGIO ROMANO. A Metz nella Gallia belgica, in Francia, san Firmino, vescovo.
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