Nome: San Giosafat Kuncewycz
Titolo: Vescovo e martire
Nascita: 1580, Vladimir, Polonia
Morte: 12 novembre 1623, Vitebsk, Bielorussia
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria liturgica
Beatificazione:
16 maggio 1643, Roma, papa Urbano VIII
Canonizzazione:
29 giugno 1867, Roma, papa Pio IX
Il divin Maestro disse che il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle: e noi oggi ne vediamo un'illustre conferma in S. Giosafatte, vescovo di Polvez e martire.
Nato a Vladimir in Polonia dalla nobile e cattolica famiglia Kuncewizio, mentre fanciullo ascoltava la madre parlare della passione di Cristo, un dardo partì dal costato del Crocifisso e andò a ferirgli il cuore. Infiammato di amor di Dio e desideroso di perfezione, entrò nell'ordine di S. Basilio, di cui a venti anni professò la regola. Andava a piedi nudi nonostante l'eccessivo rigore dell'inverno in Polonia, non mangiava mai carne, non prendeva mai vino se non per ubbidienza; mortificò le sue membra con un asprissimo cilicio fino alla morte. Per questo meritò di custodire illibato il giglio della purezza che ancor fanciullo aveva consacrato alla Vergine delle Vergini: Maria SS.
In pochi anni di vita religiosa la fama della sua virtù e della sua dottrina crebbe talmente, che, sebbene giovane, fu eletto abate del monastero di Vilna, e poscia fu designato dal popolo come degno di reggere la sede arcivescovile di Polvez.
Innalzato a questa onerosa dignità, senza cambiare nulla del tenore della vita precedente, non pensò che al culto divino e alla salvezza delle pecorelle affidategli. Energico difensore della unità e verità cattolica, si adoperò con tutte le forze per ricondurre alla sede di Pietro eretici e scismatici. Non cessò mai di difendere il Papa e la pienezza della sua autorità dalle ingiurie impudentissime e dagli errori degli empi. Fu il più zelante promotore dell'unione della Chiesa Greca con la Latina. Erogò tutte le sue rendite nella costruzione di templi, conventi ed altre opere pie: e fu tanta la sua liberalità verso i poveri, che non avendo un giorno più nulla per soccorrere una vedova, impegnò il suo pallio episcopale.
I Progressi della fede cattolica eccitarono l'odio di certi scismatici ostinati, i quali ordirono una congiura per assassinare l'atleta di Cristo.
Recatosi il Santo a Vitebsk per la visita pastorale, i cospiratori invasero il palazzo vescovile, ferendo e massacrando quanti incontrarono.
Allora il pastore mitissimo si fece spontaneamente incontro a quei lupi, e rivolgendo loro la parola: « Figliuoli, disse, perchè maltrattate i miei familiari? Se avete qualcosa contro di me, eccomi ». E quelli, precipitandosi su di lui, lo colpirono con bastonate ed uccisolo, lo gettarono nel fiume. Era il 12 Novembre 1623: contava 43 anni. Il suo corpo segnalato da una luce meravigliosa fu tratto dal fondo del fiume ed esposto alla venerazione dei fedeli.
I primi a sperimentarne l'efficacia protettiva furono i suoi stessi assassini che, condannati quasi tutti alla decapitazione, abiurarono lo scisma e si pentirono del loro misfatto.
Pio IX il 29 giugno 1877 l'ascrisse solennemente nell'albo dei Santi, e Leone XIII ne estese il culto a tutta la Chiesa cattolica.
PRATICA.
Oggi compiamo bene le pratiche di pietà. PREGHIERA.
Signore, suscita nella tua Chiesa lo spirito onde il tuo beato martire e vescovo Giosafatte fu ripieno fino a dare la vita per le pecorelle, affinchè per sua intercessione, animati e fortificati anche noi nel medesimo spirito, non temiamo di sacrificarci peri fratelli. MARTIROLOGIO ROMANO.
Memoria della passione di san Giosafat (Giovanni) Kuncewicz, vescovo di Polotzk e martire, che spinse con costante zelo il suo gregge allunità cattolica, coltivò con amorevole devozione il rito bizantino-slavo e, a Vitebsk in Bielorussia, a quel tempo sotto la giurisdizione polacca, crudelmente ICONOGRAFIA
San Giosafat Kuncewicz, nell'iconografia sacra, viene raffigurato con diversi elementi simbolici che ne rappresentano la vita e il martirio. Indossa solitamente i paramenti vescovili del rito bizantino, come la mitra e l'omoforio (simile al pallio), segno della sua carica di arcivescovo greco-cattolico. Spesso tiene in mano un crocifisso o il Vangelo, enfatizzando il suo impegno nella predicazione e nel promuovere l'unità tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa.
titolo San Giosafat
autore Sconosciuto anno Sconosciuto
Un elemento iconografico caratteristico e particolarmente significativo è la presenza di un'ascia infilata nella testa o mostrata accanto a lui. Questo dettaglio richiama la tragica morte di Giosafat: durante una visita pastorale a Vitebsk, nel 1623, fu assalito da una folla di ortodossi ostili. Dopo essere stato colpito e percosso, fu ucciso con un'ascia, simbolo del martirio e del sacrificio per la causa dell'unità della Chiesa. L'uso dell'ascia nella sua iconografia serve quindi a ricordare la violenza subita e la sua morte eroica per la fede e l'ecumenismo.
titolo San Giosafat
autore Sebastiano Conca anno 1680-1764
In varie opere d'arte, come le icone presenti nelle chiese ucraine, polacche e lituane, il santo è raffigurato in contesti che ricordano il suo martirio. Ad esempio, vi sono dipinti che lo mostrano mentre viene attaccato dalla folla, oppure mentre tiene il crocifisso stretto al petto, segno del suo estremo sacrificio e della sua devozione. Una mostra recente all'Università Gregoriana ha incluso diverse opere dedicate a San Giosafat, evidenziando la sua iconografia tradizionale e il simbolismo legato alla sua figura
titolo Martirio di S. Giosafat
autore Józef Simmler anno 1861