San Guglielmo di Malavalle
Nome: San Guglielmo di Malavalle
Titolo: Eremita
Nascita: XII secolo, Castiglione della Pescaia, Grosseto
Morte: 10 febbraio 1157, Castiglione della Pescaia, Grosetto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Mancano i particolari della prima parte della vita di Guglielmo: pare fosse un soldato francese pentitosi della sua vita dissoluta e recatosi in pellegrinaggio a Roma per chiedere a papa Eugenio III (1145-1153; 8 lug.) di imporgli una penitenza. Forse questo periodo della sua vita è stata deliberatamente cancellata dai documenti, forse si è perduto, ma in un modo o nell'altro non ci è dato di sapere se fu veramente una vita dissoluta o se più semplicemente Guglielmo si fosse stancato della vita militare e di tutto ciò che essa comportava. Eugenio gli ordinò di compiere un pellegrinaggio a Gerusalemme; Guglielmo, non soddisfatto, trascorse i successivi otto anni compiendo ulteriori pellegrinaggi. Stabilitosi quindi in Toscana nel 1153, tentò di condurvi una vita eremitica, ma la sua fama di santità gli attirava continuamente novizie discepoli, per cui si persuase ad assumere la guida di un monastero nei pressi di Pisa. Trovando però intollerabile la rilassatezza dei costumi dei monaci, fuggì sul vicino monte Pruno. Altri discepoli lo raggiunsero anche lì, dimostrandosi però non troppo migliori dei monaci; spinto a fuggire una volta ancora, trovò rifugio in una landa desolata vicino a Siena, una remota e solitaria vallata, chiamata in latino Stabulum Rhodis ma nella lingua vernacolare "Malavalle".
Qui Guglielmo si stabilì nel 1155, vivendo dapprima in una grotta o in una fossa nel terreno; il signore locale di Buriano gli fece poi costruire una cella. Visse da solo cibandosi di radici ed erbe per un anno, quando si unì a lui un discepolo di nome Alberto, successivamente biografo degli ultimi tredici mesi di vita del santo. Le sue penitenze e austerità erano straordinarie, al di là della possibilità di imitazione da parte del compagno, ma se Alberto non le uguagliò almeno le descrisse, tramandandoci così notizia dei cilici, delle preghiere e dello spirito di contemplazione e mortificazione del santo. Anche un medico, di nome Rinaldo, si unì a loro poco prima che Guglielmo morisse e insieme ad Alberto ne seppellì il corpo in giardino; altri si unirono a loro e col tempo sulla tomba venne edificata una cappella. A questa fu in seguito annesso un eremo, mentre la comunità cresceva: i suoi membri presero il nome di guglielmiti, o eremiti di S. Guglielmo, si diffusero in altre parti dell'Italia, in Francia, nelle Fiandre e in Germania e successivamente in molti si unirono ai frati eremiti di S. Agostino. Papa Gregorio IX (1227-1241) ne moderò la regola e unì i rimanenti ai benedettini. Il permesso di celebrare la memoria liturgica di Guglielmo fu rinnovato da papa Innocenzo III nel 1202 e mai più revocato. Le sue reliquie furono poi disperse durante le guerre tra le cittàstato di Siena e Grosseto.
MARTIROLOGIO ROMANO. Nella grotta di Stabulum Rhodis presso Grosseto, san Guglielmo, eremita di Malavalle, dal cui modello sorsero molte comunità di eremiti.
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