San Panfilo di Sulmona

San Panfilo di Sulmona
Nome: San Panfilo di Sulmona
Titolo: Vescovo
Nascita: 650 circa, Sulmona
Morte: 700 circa, Sulmona
Ricorrenza: 28 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Sulmo mihi patria est: Sulmona è la mia patria. Con queste parole, il grande poeta latino Ovidio tracciò, venti secoli fa, il proprio certificato di nascita. E a Sulmona, le iniziali di quella frase latina formano ancora il motto dello stemma cittadino, scritte sopra una banda trasversale in campo rosso.

Il poeta delle Metamorfosi resta senza dubbio il cittadino numero uno di Sulmona, ma nella città dei dolci confetti, un altro può essere avvicinato buon secondo a colui il quale, secondo un detto popolare, « cocchia e scocchia » la gente: cioè unisce le coppie degli innamorati oppure le disfà.

Il secondo cittadino di Sulmona è San Panfilo, al quale è dedicata la cattedrale della città e che tutti i giorni saluta i Sulmonesi dalla nicchia sopra il portale della chiesa, dove si erge, dal '300, la sua statua.

San Panfilo fu Vescovo di Sulmona nel VII secolo, e pare che anch'egli, come Ovidio, fosse nativo dell'antica città dei Peligni. Il Martirologio Romano lo dice Vescovo di Valva, l'antica Corfinium, dove perse la vita il Martire San Pelino. Sembra però che debba trattarsi di una confusione, perché soltanto nel XIII secolo la diocesi di Valva venne unita a quella, più antica, di Sulmona.

Per la stessa ragione, parlando di San Panfilo, il Martirologio ricorda anche il borgo di Pcntina, sorto sulle rovine della distrutta Corfinium, e che pare debba il suo nome alle « case pente », cioè dipinte, forse avanzi di più antiche, sontuose dimore.

In realtà fu soprattutto a Sulmona, ai piedi dell'eccelsa Maiella, che si esplicò l'attività del sulmonese Panfilo, vescovo saggio, benefico, sommamente generoso, e che pure, da qualcuno, venne accusato di tendenze ariane. Era un'accusa grave, a quel tempo, e soprattutto per un Vescovo, custode dell'integrità della dottrina. San Panfilo, infatti, si presentò subito a Roma, presso il Papa Sergio, giustificandosi e dimostrando di non aver mai sostenuto e insegnato altre dottrine se non quelle proclamate c difese dalla Chiesa. Tornò a Sulmona, accolto con rinnovato affetto dai suoi fedeli. Riprese le sue pratiche di pietà, le sue opere di misericordia, la sua saggia e ferma guida della diocesi.

Quando mori, verso il 700, i Sulmonesi vollero costruire sulle sue spoglie una nuova grande cattedrale. Scelsero un luogo occupato un tempo da un santuario pagano dedicato ad Apollo e a Vesta.

Si può dire così che San Panfilo fosse il nuovo Apollo cristiano della città, radioso e benefico, amato e invocato, soprattutto per i miracoli che resero celebre il suo nome e mantennero vivo il suo culto.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Sulmona in Abruzzo, deposizione di san Panfilo, vescovo di Corfinio.

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