S. Paolino nacque a Bordeaux in Francia l'anno 353 d. C. da illustre famiglia senatoria. Sortì dalla natura quell'ingegno sveglio e quelle felici disposizioni che fecero presagire la sua futura grandezza.
Ai doni intellettuali elargitigli da Dio, egli unì severi e profondissimi studi, apprendendo a perfezione la musica e l'eloquenza. Ma ciò che più di tutti lo distinse, sia prima che dopo la sua conversione, fu l'esimia carità verso i poveri e i derelitti.
Ricchissimo e nobilissimo, entrato nella carriera politica, venne presto innalzato alla dignità di senatore e con questo onorifico titolo venne in Italia, fissando la sua sede a Nola. Quivi, scosso dai fatti strepitosi che avvenivano alla tomba del martire
S. Felice, cominciò ad avvicinarsi alla fede di Cristo.
Ritornato in Francia, ricevette il battesimo da
S. Martino, vescovo di Tours e durante una permanenza in Spagna conobbe un'avvenente e pia giovane, Therasia, che sposò. Ambedue però decisero poi di perseguire un ideale di perfezione evangelica fondato sulla povertà, l'ascetismo e la preghiera, spinti a quella decisione fu la morte prematura del figlioletto, Celso.
Abbandonata ogni altra occupazione, approfondì lo studio delle Sacre Scritture, e, fedele interprete di quelle parole di vita, ne ricavò un grande disinteresse delle grandezze umane ed un ardente desiderio dei beni eterni. Distribuì le sue ingenti ricchezze ai poveri e, separatosi dalla sua fedele consorte, che rinunziando al matrimonio prendeva il velo, si recò a Barcellona.
Il Signore però, sempre ammirabile nelle sue vie, vedendo ormai quell'anima pronta al sacrificio, non tardò ad eleggersela.
Mentre nella città di Barcellona assisteva alla solennissima festa del S. Natale, fu preso dal popolo e fatto consacrare sacerdote. Assunto all'altissimo onore di ministro di Dio, il Santo mise a servizio del suo augustissimo re tutte le sue forze intellettuali e morali, tanto che in breve tempo crebbe talmente la sua stima che, ricchi e poveri, piccoli e grandi, principi e governatori ricorrevano a lui chiedendogli consiglio nelle più importanti e difficili imprese e tenendolo come l'oracolo della città. Egli però, che amava essere a tutti sconosciuto, partì dalla Spagna e venne a stabilirsi a Nola. Quest'uomo già illustre per essere stato senatore e console, vestito di rozza tonaca passava i giorni e le notti nelle veglie e nei digiuni, continuamente assorto nella contemplazione delle cose celesti. Si stabilì insieme alla consorte in un'ospizio per i poveri da lui edificato. Divenuto vacante il vescovado di Nola, Paolino venne unanimemente eletto vescovo.
Consapevole del nuovo compito e delle tante anime che da lui aspettavano il pane spirituale della divina parola, cercò di adempiere in modo perfetto questo suo delicatissimo ufficio di padre e maestro.
Nel 410, Alarico I, re dei Visigoti, saccheggiò Roma e Nola non fu risparmianta da questa invasione. Molti abitanti furono fatti prigionieri. Paolino vendette tutti i suoi beni, compresa la croce episcopale, per riscattare i prigionieri e, quando non ebbe più nulla,
offrì sé stesso per salvare il figlio di una vedova. Così, a 55 anni, divenne schiavo. In Africa, lavorò come giardiniere e profetizzò la morte del re al suo padrone. Spaventato, il re lo interrogò e scoprì che era un vescovo. Paolino chiese la liberazione sua e dei nolani, ottenendo il loro rilascio. Ritornarono a Nola con navi cariche di grano e furono accolti con mazzi di fiori. Questa accoglienza è celebrata ancora oggi con la Festa dei Gigli, la prima domenica dopo il 22 giugno.
Ma la morte ormai s'avvicinava. Dopo essere infatti ritornato a Nola si ammalò e s'addormentò nel Signore l'anno 431, lasciando numerosi scritti grandemente apprezzati per la loro sapienza.
Paolino fu sepolto accanto a S. Felice. I suoi resti verso l’847 furono portati a Benevento. L’imperatore Ottone III li portò a Roma e li depose nella chiesa allora dedicata al vescovo di Praga Adalberto, all’Isola Tiberina. Tra il 1527 e il 1560, per il cattivo stato del convento, le spoglie stettero in Vaticano. Nel 1806 venne fatta la ricognizione delle sue reliquie a S. Bartolomeo Apostolo all’Isola Tiberina, in tale occasione si rinvennero anche quelle di S. Teodoro. Il 14 maggio del 1909 il corpo fu nuovamente traslato a Nola e riposto sotto l’altare della
Cattedrale. Allora si prelevò parte dell’osso frontale per donarla alla chiesa che lo aveva custodito per mille anni.
È considerato dalla Chiesa il patrono dei campanari "ad orbis", poiché a lui è attribuita l'invenzione delle campane come oggetto utilizzato in ambito ecclesiastico.
PRATICA. -
Impariamo ad avere carità verso Dio e verso il prossimo. PREGHIERA. -
O Dio, concedici, dietro l'esempio del santo vescovo Paolino, di disinteressare le cose terrene e desiderare le celesti. MARTIROLOGIO ROMANO.
San Paolino, vescovo, che, ricevuto il battesimo a Bordeaux e lasciato l’incarico di console, da nobilissimo e ricchissimo che era si fece povero e umile per Cristo e, trasferitosi a Nola in Campania presso il sepolcro di san Felice sacerdote per seguire da vicino il suo esempio di vita, condusse vita ascetica con la moglie e i compagni; divenuto vescovo, insigne per cultura e santità, aiutò i pellegrini e soccorse con amore i poveri. PROVERBIO.
Per San Paolino c'è il grano e manca il vino. ICONOGRAFIA
Nell'iconografia San Paolino è raffigurato sempre con abiti vescovili e il bastone pastorale, anche se nell'opera di Giovanni Bernardino Azzolino
San Paolino libera i nolani dai saraceni si presenta in vesti sacerdotali.