Saulo, in seguito Paolo, nacque a Tarso, capitale della Cilicia, nei primissimi anni dell'era volgare. Fu circonciso l'ottavo giorno, ricevendo il nome di Saulo a ricordo del primo re d'Israele, il più grande personaggio della tribù di Beniamino, cui la famiglia apparteneva. La sua educazione fu austera quale si conveniva ad un figlio di farisei zelanti della legge. Ben presto gli misero in mano la Sacra Bibbia che egli approfondì talmente che,
convertito, trasfonderà abbondantemente nei suoi scritti. Frequentò a Gerusalemme la scuola ebraica ed ebbe a precettore il celebre Gamaliele, l'uomo più saggio di Gerusalemme. Da lui si rafforzò nell'amore alle tradizioni ebraiche ed imparò una scrupolosa osservanza delle prescrizioni della legge. Ma a sconvolgere tutta questa educazione, sorse allora la dottrina del Nazareno che riempiva già Gerusalemme di seguaci e dilagava anche nelle vicine province.
Saulo, intransigente fariseo e strenuo difensore della tradizione, li odiò subito a morte. Dopo aver assistito impavido alla lapidazione di Santo Stefano, intraprese la lotta contro di essi, battaglia che doveva portarlo a quel Gesù che egli inconsciamente perseguitava.
Ed eccolo cavalcare alla volta di Damasco per perseguitare anche lì i cristiani.
autore Caravaggio anno 1600-1601
titolo Conversione di San Paolo
Ad un tratto una luce fulgidissima lo abbaglia e lo precipita da cavallo, mentre una voce misteriosa lo apostrofa: « Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti? ». Il futuro apostolo tremebondo risponde: « Chi sei, o Signore?... che vuoi che io faccia? ».
Il miracolo è compiuto, Saulo da terribile lupo è trasformato in agnello mansueto, nell'Apostolo di cristo.
Da questo momento, il suo cuore, la sua mente, tutta la sua anima inebriata dalla luce divina a null'altro aspirano che alla verità e al Cristo.
Egli non conosce pericoli ed ostacoli. Si fa giudeo coi Giudei, greco coi Greci, romano coi Romani e nella sua profonda umiltà si stima debitore a tutti, mentre a tutti porta la luce, la salvezza e la vita. Nelle sue missioni è preso, flagellato, imprigionato, contraddetto, ma il suo cuore è saldo e nulla potrà separarlo dalla carità di Cristo. La sua parola risuonerà ovunque apportatrice di pace, di luce e di salvezza. Dove non può arrivare colla persona, arriva colle sue lettere e collo zelo dei suoi seguaci. Naturalmente tanto bene esacerbava l'animo protervo dei Giudei che dopo averlo combattuto riuscirono ad averlo tra le mani. Ma Paolo appella a Cesare quale cittadino romano e viene condotto a Roma. Quivi l'attendeva nuovamente la prigionia. Ma anche dal tenebroso e tetro carcere mamertino egli lancia al mondo la sua parola scritta. A Roma s'incontrò pure con S. Pietro, Principe degli Apostoli, col quale doveva rendere testimonianza alla verità subendo il martirio. Paolo tratto davanti a Nerone viene condannato alla decapitazione. Un colpo di spada lo getta tra le braccia del suo amato Signore. Era il 29 giugno.
autore Tintoretto anno 1556
titolo Il martirio di san Paolo
Paolo risuscita il giovane Eutico
Alla vigilia della sua partenza, Paolo, nel giorno di domenica, radunò i fedeli per predicare la Parola del Signore e celebrare la Santa Messa. Paolo prolungò il discorso, si fece notte ed il cenacolo fu illuminato da lampade. La gente che ascoltava il discepolo era tanta e affollava la casa. Un giovanetto un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano. La gente accorse, il giovane era senza vita. Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse:
«Non vi turbate; è ancora in vita!» Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.
REGOLA
«Mihi vivere Christus est, et mori lucrum» («Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno»)
PRATICA.
Chiediamo a S. Paolo l'amore delle anime e preghiamo per gli apostoli che si dedicano alla loro salvezza. PREGHIERA.
O inclito Maestro delle genti, insegnateci la via che condusse voi ad un amore sì vivo a Gesù, perchè noi pure possiamo amarlo ora e sempre. ICONOGRAFIA
Nell'iconografia San Paolo è raffigurato come un uomo anziano, spesso calvo e con una barba lunga e spesso armato di spada che a prima vista potrebbe attribuirgli una sorta di grande guerriero ma era sì un guerriero ma non in battaglie fisiche.
I motivi per cui viene rappresentato con una spada possono essere vari. Una spiegazione può essere il fatto che il santo è ben noto per la sua Lettera agli Efesini, in cui descrive
l'“armatura di Dio”. Usa l’armatura in genere indossata da un soldato romano per descrivere un’armatura spirituale che prepara il cristiano a resistere alle insidie del diavolo.
La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti... Prendete anche la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.
titolo San Paolo stigmatizzato
autore Vittore Carpaccio anno 1520
Nella Lettera agli Ebrei, che secondo tradizione fu scritta da San Paolo, l'apostolo spiega perché la Parola di Dio è collegata a una spada:
“La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Lettera agli Efesini)
titolo San Paolo
autore Pompeo Batoni anno 1742
Un altro motivo è per via di una lunga tradizione consistente nel rappresentare i santi martiri con lo strumento della loro morte. Visto che Paolo era cittadino romano, non poteva essere crocifisso. Venne infatti decapitato con una spada fuori dalle mura di Roma, dove successivamente sorgerà una delle più belle e affascinanti basiliche al mondo
San Paolo Fuori le Mura.
Bisogna tuttavia considerare che San Paolo prima della conversione era un perseguitore dei cristiani e la spada potrebbe anche far riferimento al suo passato burrascoso.
Un altro attributo molto importante nelle raffigurazioni di San Paolo è il libro che sta ad indicare le sue lettere e spesso viene riprodotto durante la loro scrittura:
« Vi ho trasmesso innanzitutto quello che io stesso ho ricevuto: Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture, fu sepolto, risorse il terzo giorno secondo le scritture, apparve a Cefa, poi ai dodici. » ( Prima lettera ai Corinzi 15, 3 – 5)
titolo San Paolo scrive le sue lettere
autore Valentin de Boulogne anno 1618-1620
Scopriamo allora quali erano le tredici lettere di Paolo del Nuovo Testamento scritte in greco e redatte tra gli anni cinquanta e 60, durante il suo ministero itinerante e la prigionia a Cesarea: la Prima lettera ai Corinzi, la Seconda lettera ai Corinzi, la Lettera ai Colossesi, la Lettera agli Efesini, la Lettera a Filemone, la Lettera ai Filippesi, la Lettera ai Galati, la Lettera ai Romani, la Prima lettera ai Tessalonicesi, la Seconda lettera ai Tessalonicesi, la Prima lettera a Timoteo, la Seconda lettera a Timoteo e la Lettera a Tito.
Nelle opere relative alla conversione, soprattutto pittoriche, viene tradizionalmente rappresentato col cavallo dal quale sarebbe caduto.
titolo Conversione di San Paolo
autore Caravaggio anno 1600
Reso cieco da quella luce divina, vagò per tre giorni a Damasco, dove fu poi guarito dal capo della piccola comunità cristiana di quella città, Anania che oltre a ridonargli la vista lo battezzò in nome del Signore.
titolo Battesimo di san Paolo da parte di Anania
autore Pietro da Cortona anno 1631
Non mancano infine le opere dedicate all'apostolo nel momento della sua morte, ordinata dal perfido Nerone, come nella bellissima tela di Mattia Preti.
titolo Martirio di San Paolo
autore Mattia Preti anno 1656–1659
Discorso dell'Areopago
Paolo fu l
'« apostolo dei Gentili », ovvero il principale (secondo gli Atti degli Apostoli non il primo) missionario del Vangelo di Gesù tra i pagani greci e romani. Il Discorso dell'Areopago è un'omelia pronunciata da San Paolo ad Atene, davanti all'Areopago, un'assemblea degli anziani, e viene narrato negli Atti degli Apostoli (Atti 17:16-34). Questo discorso è considerato il più drammatico e dettagliato della sua missione, successivo a un discorso più breve a Listra (Atti 14:15-17).
Dopo aver incontrato opposizioni a Tessalonica e Berea, Paolo si recò ad Atene per essere al sicuro tra la fine del 49 e l'inizio del 50. In attesa dei suoi compagni Sila e Timoteo, Paolo fu turbato dalla presenza di molti idoli in città, che lo spinse a predicare quotidianamente alla sinagoga e all'agorà riguardo alla resurrezione di Gesù. Successivamente, alcuni Greci lo portarono all'Areopago per spiegare le sue idee. "Areopago" significa "Rocca di Ares", un luogo con templi, strutture culturali e l'alto tribunale della città. È stato ipotizzato che fosse illegale pregare una divinità straniera ad Atene, rendendo il discorso di Paolo una combinazione tra una conferenza e un processo.
titolo Predica di San Paolo
autore Raffaello anno 1515-1516
Il discorso di Paolo si articola in cinque punti principali:
- Introduzione: critica dell'ignoranza nel culto pagano.
- Affermazione che l'oggetto di culto è l'unico Dio Creatore.
- Descrizione del rapporto di Dio con l'umanità.
- Condanna degli idoli d'oro, d'argento e di pietra come falsi oggetti di culto.
- Conclusione: invito a porre fine all'ignoranza.
Paolo inizia sottolineando la necessità di conoscere Dio, piuttosto che idolatrare l'ignoto, citando un altare con l'iscrizione "A un dio ignoto". Spiega poi concetti di resurrezione e salvezza, anticipando le future discussioni di Cristologia. Alcune persone divennero seguaci di Paolo, tra cui Damaride e Dionigi, un membro dell'Areopago. Nel XX secolo, Papa Giovanni Paolo II paragonò i media moderni al "Nuovo Areopago", un luogo dove le idee cristiane devono essere spiegate e difese contro la miscredenza e gli idoli moderni.