San Pionio di Smirne
Nome: San Pionio di Smirne
Titolo: Martire
Morte: 250, Smirne
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Pionio era un prete di Smirne, figlio spirituale di S. Policarpo (23 feb.), a cui era molto legato. Era un oratore eloquente e un buon insegnante, conosceva la letteratura profana e le Scritture, e fu un modello e una guida per i numerosi uomini che convertì.
Pionio accolse nella sua casa Sabina, che era fuggita da una famiglia pagana dove era stata maltrattata a motivo della sua fede. 11 giorno dell'arresto era con loro anche Asclepiade.
Pionio era stato avvertito in sogno del suo imminente destino e in segno di sfida e anche di accettazione del martirio, incatenò se stesso e i suoi compagni. Poi pregarono insieme e consumarono il pane benedetto, prima che Polemone, il capo del tempio, irrompesse con i suoi uomini.
Vennero interrogati nel tribunale davanti alla folla e furono invitati a offrire sacrifici agli idoli, ma essi si rifiutarono. Quando fu chiesto a Asclepiade quale Dio venerasse, egli rispose: «Gesù Cristo». «È un altro Dio?» chiese Polemone. Asclepiade disse: «No, è lo stesso che gli altri hanno professato», dichiarando così esplicitamente la divinità di Cristo. Quando Sabina udì che sarebbe stata arsa sul rogo sorrise, e per questo minacciarono di portarla in un luogo di prostituzione. «Sarà Dio a proteggermi là» disse.
Polemone li fece condurre in cella, dove trovarono altri tre cristiani, ma subito tornò con un ufficiale di cavalleria e alcuni soldati per portarli al tempio.
Pionio protestò per l'illegalità dell'azione, infatti non potevano essere portati fuori dalla prigione se non per ordine del proconsole. Qualcuno gli disse, mentendo: «Il proconsole ha dato ordine che veniate trasferiti a Efeso». Vennero trascinati fino al mercato e là si gettarono a terra per evitare l'ingresso nel tempio: furono necessari sei uomini per trasportarvi Pionio, a testa in giù.
Seguirono altri interrogatori e accesi scambi di battute tra i cristiani e la folla. Misero loro delle ghirlande, ma essi le gettarono via, rifiutandosi anche di mangiare la carne dei sacrifici. Non sapendo più che cosa tentare, li riportarono in prigione.
Quando il proconsole Quintiliano arrivò a Smirne, chiese di vedere Pionio. Questi subì un duro interrogatorio ma continuò a rifiutarsi di fare sacrifici: fu torturato; gli fu chiesto nuovamente di inchinarsi agli idoli e ancora rifiutò: fu condannato al rogo.
Pionio si affrettò allo stadio e si tolse le vesti: il suo corpo non mostrava alcun segno delle torture appena subite. Si stese sul patibolo e permise agli aguzzini di piantare i chiodi.
Gli fu offerta un'ultima possibilità: se avesse cambiato idea avrebbero tolto i chiodi. «Credo che debbano rimanere dove sono» fu la risposta «e prima morirò, prima potrò risorgere.» Mentre accatastavano la legna intorno, Pionio chiuse gli occhi, così che tutti pensarono che fosse svenuto, ma egli stava semplicemente pregando. Alla fine aprì gli occhi e disse, con il viso raggiante: «Amen», mentre le fiamme lambivano il suo corpo. Poi pronunciò le parole: «Signore, ricevi il mio spirito» e con un unico spasmo rese l'anima a Dio.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Smirne, nell’odierna Turchia, san Pionio, sacerdote e martire, che, come si racconta, per aver tenuto pubblicamente un’apologia in difesa della fede cristiana, dopo aver subíto l’amarezza del carcere, durante il quale confortò con il suo incoraggiamento molti fratelli ad affrontare il martirio, crudelmente torturato ottenne in sorte nel fuoco una fine beata in Cristo.
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