San Rabano Mauro
Nome: San Rabano Mauro
Titolo: Abate di Fulda
Nome di battesimo: Rabàno Mauro Magnenzio
Nascita: 780 circa, Magonza, Germania
Morte: 856 circa, Magonza, Germania
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Anche se si è sostenuto che fosse irlandese o scozzese, Rabano nacque con ogni probabilità a Magonza. Istruito dapprima dai genitori e quindi presso il monastero di Fulda, fondato da S. Bonifacio (5 giu.) e famoso per l'alto livello culturale raggiunto sotto l'abate Bangulfo, Rabano si rivelò uno studioso dotato e appassionato, tano che fu inviato a proseguire gli studi a Tours da Alcuino, inglese grande esperto di Sacra Scrittura e consigliere ecclesiastico di Carlo Magna E ad Alcuino, profondamente legato a Rabano, si deve il soprannome "Mauro", aggiunto al santo in riferimento al nome del discepolo preferito (15 gen.) di S. Benedetto. Sotto la sua guida Rabano divenne influente protagonista di quel profondo movimento culturale e spirituale che fu la "rinascita carolingia", fondato sul rinnovato interesse per la Bibbia e l'amore per la liturgia.
Lavorando nell'imponente biblioteca fondata da Carlo Magno nel monastero di Fulda, per essere in grado di spiegare le Scritture imparò il greco, l'ebraico e un po' di siriaco; commentò diversi libri sacri per Ludovico il Pio e per Lotario e contribuì allo sviluppo della spiritualità dei laici; essi vivevano ormai non in tempo di persecuzione ma come parte di un mondo cristiano ben strutturato e a suo giudizio la preghiera e l'austerità (non esagerata) dovevano caratterizzare la loro vita. In una lettera alla regina Giuditta, seconda moglie di Ludovico il Pio, stilò un programma sul «modo di fare penitenza», adatto a coloro che occupavano una posizione importante nel mondo.
Compilò trattati spirituali per sacerdoti e monaci, sottolineando l'importanza di una vita ordinata di preghiera e di predicazione che si basasse sull'Ufficio divino e su una profonda pietà interiore. Il suo trattato De institutione clericorum riserva considerevole spaio ai riti per l'amministrazione della comunione. Nel suo Disciplina ecclesiastica, tuttavia, egli dà maggiore importanza alla rettitudine di cuore e alla purezza di intenzioni che alle manifestazioni esteriori legate a un ascetismo eccessivamente rigido.
Il suo De modo poenitentiae traccia parimenti piuttosto una teologia della penitenza e della fiducia nel perdono divino che non una lista di dure penitenze, mettendo l'accento sulla «gioia che verrà». In due libri successivi, scritti per l'amico Hatto Bonosus, con cui aveva studiato a Tours e che gli sarebbe succeduto come abate di Fulda, Rabano sviluppa una dottrina della contemplazione collegata alla purezza del cuore, mostrando come il desiderio di Dio in questa vita ci porterà alle vette della contemplazione.
I suoi commenti alle Scritture, al pari di altri del movimento di riforma carolingia, non avanzavano pretese di originalità, attenendosi fortemente ai Padri e a Origene: alcuni furono interamente desunti dalle opere di quest'ultimo, nelle quali Rabano ammirava l'importanza del senso spirituale delle Scritture rispetto a quello letterale. Ammise inoltre apertamente di aver tratto il proprio commento sul Levitico da quello di Esichio di Gerusalemme. Fine dei commentari era quello di mostrare il valore redentivo delle Scritture stesse e di creare un metodo di meditazione su di esse.
Rabano contribuì inoltre a introdurre nella preghiera pubblica nuovi inni e poemi, solitamente derivati dai Salmi. Alcune delle sue composizioni sono tuttora in uso e il più noto degli inni a lui attribuiti è il Veni Creator Spiritus.
I suoi trattati per il clero chiariscono come devono essere utilizzate queste preghiere, ossia come "atto" di contrizione, adorazione e supplica. Il tema principale che ricorre nei componimenti, nei trattati e nelle lettere è la gloria del Redentore vittorioso, che tutti dovranno servire. Lo scettro di Cristo è la croce e Rabano compose un celebre trattato in onore della Santa Croce.
La sua attività di scrittore si inserì in una vita monastica piena e intensa. Nell'805 dovette affrontare una carestia a cui fece seguito un'epidemia di peste. Alcuni anni dopo l'abate lo allontanò dai suoi libri e gli ordinò di dedicarsi alle opere di ampliamento del monastero. Ordinato prete nell'815, Rabano riprese il lavoro di studioso, a cui si aggiunse quello di insegnante nella scuola monastica. Eletto abate nell'822, durante il periodo del suo mandato diresse l'ultimazione dei lavori di ampliamento del monastero, oltre all'edificazione di altri monasteri, chiese e oratori in tutti i territori appartenenti a Fulda. Fu inoltre richiesta la sua partecipazione a numerosi concili e sinodi tenuti in varie città.
Rabano condusse una vita austera, astenendosi dal vino e dalla carne, attento a seguire tutte le norme in vigore nel suo ordine, nonostante il tempo che queste "rubavano" al suo studio e ai suoi scritti. Era celebre per la grande devozione e obbedienza alla Santa Sede, al punto che era noto come "lo schiavo del papa". Nutriva inoltre una profonda avversione verso l'eresia in tutte le sue forme, considerando gli eretici come manifestazioni dell'anticristo.
Dopo aver consegnato l'abbazia a Hatto intorno all'840 pare che abbia vissuto in isolamento per qualche anno. Nell'847 tuttavia, all'età di settantun'anni, fu eletto arcivescovo di Magonza. Dopo solo tre mesi tenne un sinodo che impose un'osservanza più rigida delle leggi ecclesiastiche in molti aspetti che interessavano il clero. Ciò risultò talmente impopolare che alcuni dei chierici arrivarono persino a complottare contro la sua vita: scoperta la congiura, Rabano ne perdonò i responsabili. In un secondo sinodo, tenuto nell'852, Rabano condannò l'insegnamento di un monaco di nome Gottschalk, la cui unilaterale interpretazione delle dottrine di Agostino sulla grazia e la predestinazione l'aveva condotto oltre i confini dell'ortodossia. Visitò la sua diocesi con instancabile energia fin quasi al giorno della morte, portando con sé sacerdoti dotati, predicando e riconciliando. Durante un'altra carestia diede da mangiare nella sua casa ogni giorno a trecento persone.
La sua salute declinava, e nell'856, dopo un breve periodo trascorso a letto, mori. particolarmente venerato in Germania; i martirologi tedeschi spesso lo qualificano come dottore della Chiesa, anche se ufficialmente non ha mai ricevuto questo titolo e non è descritto come tale da Baronio.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Magonza nella Franconia in Germania, san Rabáno, detto Mauro, vescovo, che, da monaco di Fulda eletto alla sede di Magonza, prelato di provata dottrina, di ricca eloquenza e accetto a Dio, nulla trascurò di quanto potesse fare a gloria di Dio.
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