San Rudesindo
Nome: San Rudesindo
Titolo: Vescovo
Morte: 1 marzo 977, Cellanova, Spagna
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Canonizzazione:
1195, Roma, papa Celestino III
Nacqie a Santo Tirso nel Portogallo, era il figlio del conte Don Gutierre Méndez e Ilduara. Si formò presso la scuola episcopale di San Martino di Mondoñedo, dove era vescovo suo zio Sabarino. Durante la sua infanzia trascorse spesso la sua vita alla corte del re Ordoño II. Si pensa che sia entrato nel monastero di Caveiro. Era un uomo prudente, giudizioso, fermo, gentile e attivo. Forse era già priore, quando fu elevato, a 18 anni, vescovo di Dumio e poi di San Martin de Mondoñedo, quando morì suo zio.
Lavorò duramente per abolire la schiavitù, nonché per correggere i vizi di sacerdoti, religiosi e laici. Aveva un grande amore per i poveri ed era un uomo che partecipò a molte missioni di pace tra le varie discordie avvenute. A volte si ritirava al monastero di Caaveiro.
Fondò nel 942 l'Abbazia benedettina di San Salvador de Celanova, non lontano da Orense, dove gli uomini potevano "rimanere giorno e notte nelle battaglie del Signore". Come lanterne "purissime nelle quali tu, Signore, ti diverti a dimorare, santificale come coloro che hanno lasciato il mondo per seguirti". Si dimise dalla sua sede e si ritirò nel monastero di Celanova, su mandato dell'abate Franquila. Lì lavorò e servì come l'ultimo dei monaci. Il suo emblema era una croce dalle cui braccia pendevano un compasso e uno specchio. La croce, spiegava Rudesindo, è la bussola della nostra vita e lo specchio della visione delle nostre anime.
Occasionalmente, su richiesta del re Ordoño III, nel 955, ricopriva la carica di governatore della provincia, precedentemente governata da suo padre. Quelli erano i tempi difficili delle invasioni dei Normanni via mare e dei Mori per costa, ma prese il comando e riuscì a respingere tutte le aggressioni. Una volta pacificata la provincia, tornò di nuovo al suo monastero dove fu eletto abate dai monaci. Ancora una volta lo portarono fuori di lì per incaricarlo, come amministratore della diocesi di San Giacomo, poiché il vescovo Sisnando era stato deposto e imprigionato per i suoi eccessi. Durante questo periodo, tra le altre attività, partecipò a un consiglio a León con San Pietro de Mezonzo. Sisnando riuscì a tornare e Rudesindo si ritirò felicemente nel suo monastero. Gli ultimi anni li trascorse come abate di Celanova.
Il suo testamento era una preghiera: "Salvatore degli uomini, distruggendo tutto ciò che lega la mia anima alla vita presente, dammi il coraggio di seguire le tue orme con spirito generoso e sconfitta assidua". Fu canonizzato nel 1195 o 96 da Celestino III. Patrono della diocesi di Mondoñedo.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Cellanova nella Galizia in Spagna, san Rudesindo, dapprima vescovo di Mondoñedo, che si adoperò per promuovere e rinnovare la vita monastica in quella provincia e, una volta deposto l’ufficio episcopale, prese l’abito monastico nel monastero di Cellanova, che poi resse come abate.
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