Novena a San Valentino
periodo:
dal 5 al 13 febbraio
PRIMO GIORNO
La Provvidenza di Dio a fine di spronare e reggere gli animi nostri nella via della salute, suscitò il glorioso Vescovo e Martire S. Valentino ad aprirci di quelle Evangeliche virtù, per le quali s’illustra la santità del Pastore, e così deve prodursi la santificazione della Greggia.
Prevenuto dalle benedizioni celesti, Valentino fin dagli anni più teneri fece tesoro di quella Fede, che ereditata da piissimi e nobili Genitori, fu l’oggetto del suo zelo, delle sue fatiche, e dè suoi trionfi.
Cacciato dall’anima sua pel Battesimo il principe delle tenebre, non poté mai più riguadagnarvi l’accesso: né lo scandalo dei maggiori, né le suggestioni degli empi valsero a smuovere la fortezza di quell’animo, che nell’età più mobile era immobilmente fondato nella Pietra angolare, Cristo Gesù.
Noi pure avemmo il dono della Fede; noi pure fummo sottratti per la Grazia al giogo di Satana. Ma che? Vacillò sovente la Fede, tornò sovente il nemico a guastare l’albergo della Grazia, l’anima nostra. E non piangiamo tanta sciagura? E non pensiamo di ripararla?
Tre Pater, Ave, Gloria
Preghiera
O generoso Campione di Cristo, S. Valentino, purtroppo ad ogni urto la languida nostra Fede si scuote e vien meno! Ma Voi foste eletto da Dio a rinvigorire ciò che è languido, a rialzare ciò che è abbattuto, a sanare ciò che è infermo. Cingete adunque ai nostri petti l’armatura di una Fede viva, costante e sincera, sicché possiamo resistere all’Avversario, e serbare intatto lo spirito di adozione, pel quale chiamiamo Dio col nome di Padre. Eredi d’una medesima Fede, saremo allora Eredi con Voi d’una medesima Gloria.
SECONDO GIORNO
La Fede conduce a quella sovrana Sapienza, che abbassa l’uomo fino al disprezzo di se medesimo, per aver gloria in Dio solo; laddove condanna la sapienza terrena, la quale gonfia l’uomo, e lo spinge fino al disprezzo di Dio, per gloriarsi in se medesimo. Al lume della celeste Sapienza S. Valentino, posta in non cale la nobiltà dei natali, e ciò che quaggiù è in onore, abbracciò avidamente la povertà di spirito, per la quale trovando in Cristo ogni ricchezza, reputò spregevole ogni cosa fuori di Lui. Quindi furono sue delizie la mortificazione, la preghiera, e quelle opere di pietà, le quali, se oggi sono derise da un secolo libertino, allora erano bestemmiate da un secolo Idolatra. Mio Dio! Qual lezione per noi! Per noi usati alla vanità ed alla superbia del mondo, per noi schivi fino alla nausea delle ricchezze del Cielo! Ah! Nel gran giorno ci troveremo in mano quel nulla, che si’ perdutamente apprezzammo in questa vita caduca!
Tre Pater, Ave, Gloria.
Preghiera
O Luminare di vera Sapienza, S. Valentino, Voi confondete la nostra stoltezza, che si pasce di ciò che non sazia, anela a ciò che svanisce, e si gloria di ciò che fugge. Deh! Richiamateci alla scuola del Vangelo ad assaporare una volta la scienza de’ Santi. Distogliete il cuor nostro dal fascino della vanità, e rendeteci in cambio poveri di spirito, per modo chè lucrar possiamo le dovizie della scienza e sapienza di Dio nascoste in Gesù Cristo. Felici noi, se col vostro aiuto giungeremo a dir coll’Apostolo: Omnia in omnibus Christus!
TERZO GIORNO
Quel Dio che abbatte i superbi, ed esalta gli umili, non patì che la virtù del suo gran servo Valentino rimanesse nascosta nei recessi domestici; ma volle che più luminosa risplendesse sul trono dei Pastori d’Israele. Dopo essere insignito del carattere di Sacerdote, fu consacrato Vescovo di questa sua Patria dal S. Pastore e Martire Feliciano d’ordine del Sommo Pontefice S. Vittore. Valentino apparve ben tosto la viva fiaccola che illumina la Casa del Signore: fu il sale che produce l’incorruttibilità: fu la rugiada che rinfresca e ravviva. Al suo lume s’accessero le più splendenti faci della Chiesa Interamnense, i Saturnini, i Castuli, i Magni, i Luci, che coi loro splendori fecero bella corona alla Pontificale sua Sede. All’ombra di Lui germogliarono i bei gigli di verginità, le Agapi e Compagne, che s’imporporarono poi nel sanguinoso campo del Martirio. Noi siamo figli di Valentino per la fede: noi siamo discendenti di quei Martiri, di quelle Vergini. Ma quali somiglianza abbiamo con loro? Dov’è l’illibatezza del costume, lo zelo della religione, la santita della vita? Confondiamoci, o Fedeli, e, se vogliamo gloriarci di quei Padri, torniamo a seguire umili le loro gloriose orme.
Tre Pater, Ave, Gloria
Preghiera
O preziosa Gemma del Sacerdozio, S. Valentino: se smarrito il sentiero delle prische virtù, noi pressoché perdemmo le ragioni di vostre Pecorelle, Voi però non perdeste le ragioni di Pastore. Suoni adunque nel cuor nostro la pastoral Vostra voce, e ci richiami a nutrirci con docilità nei pascoli del Signore da Voi sì luminosamente additati. Toglieteci dalle velenose pasture del mondo corrotto; spargete le anime nostre del Sale della vera Sapienza, e della rugiada della Grazia; e sarà il Pastore la salute della Greggia, e sarà la Greggia la corona del Pastore.
QUARTO GIORNO
L’episcopato, al dire di S. Agostino, non è un nome d’onore, ma di travaglio; ed era perciò per il nostro inclito Pastore S. Valentino, una palestra bene acconcia a segnalare la sua Fede operante per la Carità, l’idolatria predominante, il fanatismo per tutti gli errori, il feroce amore di tutti i vizi formarono il teatro, dove Egli mostrò ad evidenza che la Carità di Cristo tutto imprende, tutto sostiene, tutto vince.
Sfidò i falsi sapienti, combatté gl’increduli, tollerò gl’ignoranti, affrontò la superbia, le ambizioni, le malignità, gli sdegni dei figli delle tenebre: Ei fu maggiore di tutto: ed a misura che crebbero i contrasti e i perigli, crebbe il suo spirito, crebbero le conquiste al Vangelo. Ben poté dirsi di Lui coll’Apostolo, che la Carità di Cristo lo muoveva, l’incalzava, lo stringeva, e che il suo vivere era Cristo, e Cristo viveva in Lui.
La via del Cielo, o Cristiani, è angusta e spinosa, ed è mestieri di grandi sforzi a superarla. Or che speriamo noi così tiepidi ed inerti? Una Carità che si spaventa ad ogni ostacolo, che si arrende ad ogni umano rispetto, che si cruccia perfino ad uno scherno, non è Carità, ma prudenza della carne nemica di Dio. Miseri noi, se non usciamo da tanto languore!
Tre Pater, Ave, Gloria
Preghiera
Una scintilla, sì, una scintilla almeno di quel vostro divin fuoco nel nostro petto, o Santo Protettore. Deh! Che non ci abbia a colpire la minaccia fatta dal Profeta ai tiepidi, che saran rigettati come putridume da Dio! Fateci intendere che il Regno de’ Cieli è di prezzo infinitamente maggiore d’ogni umano travaglio; che chi mette mano all’aratro, e volge indietro lo sguardo, non è degno di quella felicità; e che è inevitabile la lotta a chi aspira alla palma.
Grande è la nostra infermità; ma l’amore di Dio può renderla potente a tutto. Fate che amiamo davvero, e sarà nostro il Cielo.
QUINTO GIORNO
Per ridurre al sentiero della giustizia il popolo Ebreo, pose Iddio in bocca del Profeta Geremia la sua parola, con piena potestà di edificare e distruggere, di piantare e sradicare, d’erigere ed atterrare. Similmente fece quando volle chiamare alla luce della verità il popolo di questa Città: Ei mise la sua parola in bocca al Santo Pastore Valentino; labbra come spada a due tagli, commesse, conquise, trionfò: e fugati gli errori, abbattuti i falsi Dei, guadagnati gli idolatri, fece regnare sulle rovine del paganesimo la Croce del Nazareno.
Né ciò soltanto in Terni, ma operando in una cerchia più vasta si estese in tutta la valle del Nera e paesi limitrofi.
Tutto si arrese alla predicazione di Valentino, e le più cospicue famiglie, fra le quali quella di Cratone, rinunciarono al Gentilesimo per obbedire a Cristo.
La parola di Dio si fa sentire anche a noi; eppure se v’ha chi l’ascolta v’è anche chi la travisa, se v’ha chi si converte, v’è chi la rifiuta v’ha pure chi s’indura; tremendo mistero! Ahimè, se la parola di Dio non ci salva, sarà inevitabilmente la nostra condanna!
Tre Pater, Ave, Gloria
Preghiera
Pietosissimo nostro Santo Avvocato, purtroppo si verifica in noi una terribile profezia del Redentore! Ci si annunzia la parola di vita da’ suoi legittimi pastori, e noi non l’ascoltiamo: sorgono impostori e falsi profeti a venderci fole e menzogne e non mancano pecore morbose che ciecamente li seguono.
Accorrete per pietà a tanto pericolo, non permettete che i ciechi seguano i ciechi e che tutti precipitino nell’abisso della perdizione; e poiché è colpa dell’umana durezza il resistere alla verità, ed è effetto della grazia l’accoglierla con frutto, fate che la grazia vinca la durezza nostra, e che noi siamo nel numero di coloro che ascoltano la parola di Dio, e riconducono i fratelli traviati sulla via della salvezza.
SESTO GIORNO
Ogni Pontefice, secondo l’Apostolo, è un mediatore tra il Cielo e la terra, ordinato a riconciliare col mezzo de’ sacrifizi e delle preghiere Dio col suo popolo, sopportando le miserie di coloro che ignorano ed errano. Quanto fosse a Dio gradita la mediazione del gran Vescovo S. Valentino, lo attestano gli strepitosi miracoli, che Dio stesso operò per mano di Lui. Il Signore non solo gli diede un cuore da Apostolo per compatire l’ignoranza di chi errava, ma gli concesse una destra taumaturga, per iscuotere coi portenti i figli dell’errore, e tirarli alla scuola della verità. Dalle sponde del Nera Valentino non operò che meraviglie; di che i pagani stupefatto e vinti, poterono discernere il Dio vivente dagli dei che non vedono e non vivono. Noi ricorriamo sovente alla mediazione del Santo ma per quali favori? Sanità di corpo, liberazioni da’ disastri, prosperità temporali: ecco l’oggetto unico delle nostre preghiere.
Eppure il maggior de’ bisogni è la salvezza dell’anima e la liberazione dal peccato. Ma di ciò punto ci interessa. Che meraviglia però se il protettore non intercede, se Iddio non esaudisce, ed i flagelli si moltiplicano? Oh! Buon per noi che il Signore ci nega pietoso, ciò che ci concederebbe sdegnato!
Tre Pater, Ave, Gloria
Preghiera
Tornate, deh! Tornate o gloriosissimo nostro Patrono, ai prodigi; poiché se valsero a condurre i pagani alla Fede, oggi con tutta la Fede rivive il costume de’ pagani. Non vi chiediamo però quei prodigi che colpiscono gli occhi e la fantasia, e che la moderna empietà o nega o deride; ma quelli che invisibilmente la rea volontà mutano in buona, che dalla colpa trasferiscono alla grazia, che dal demonio recano a Dio. Spogliateci dell’uomo vecchio co’ suoi atti, e vestiteci dell’uomo nuovo secondo l’immagine di chi lo creò! È questo il miracolo che per essere di maggior gloria a Dio ed a Voi, con più fiducia attendiamo dalla Vostra intercessione.
SETTIMO GIORNO
L’odio alla verità fu sempre la caratteristica d’un mondo bugiardo: quindi le contraddizioni e la guerra alla Chiesa Cattolica ed ai suoi Pastori e ministri. Il fiero Prefetto Romano Placido si sdegnava che il santo Vescovo di Terni Valentino sfolgorasse colla luce dl Vangelo il regno del demonio; ed a sviarlo dal suo Apostolato, lo assalì colla usata duplice arma, lusinghe e minacce. Ma Valentino non era la mobil canna trastullo de’ venti: Ei non palpitò, non istette in fra due, non istudiò di conciliar Cristo con Satana. Ma sentendo di poter tutto ai conforti di chi tutto può, disprezzò lusinghe, non curò minacce, e seguitando a predicare di maggior lena Gesù Crocifisso, diede prove solenni al tiranno, che le arti dell’ipocrisia e i terrori della forza brutale sono più deboli della fragilità umana , quando è armata dalla Fede.
V’ha oggidì, o Cristiani, egual fermezza per sostenere la verità e la giustizia? Egual coraggio per osservare la legge di Cristo? Ahi! Quante e quante volte si abbandona Cristo per paura degli uomini! Quante volte per un infelice amore terreno si tradisce la sua causa! Basta che entri in campo l’amor proprio, una sregolata passione, od un vile interesse per giustificare ogni defezione dai proprio doveri.
Tre Pater, Ave, Gloria
Preghiera
Invitto baluardo della Chiesa S. Valentino, poiché piacque al Signore chiamarci dalle tenebre alla luce, fate che costantemente camminiamo nella luce, e non mai ci sorprendano le tenebre. Deh! Non ci lasciate cadere negli agguati che per ogni lato ci tende il nemico! Non permettete che ci atterriscano i ruggiti di quel leone, né ci allettino le sue lusinghe! Ma compatti nell’unità di spirito col Salvatore, fate sì che noi viviamo in Lui, ed Egli in noi, ed in vita ed in morte unicamente suoi.
OTTAVO GIORNO
Il Divin Redentore nel dare la missione agli Apostoli li qualificò Agnelli in mezzo ai lupi: con che dimostrò, che il modo di combattere e vincere il mondo era il patire per Lui. S. Valentino ne diede in se medesimo la più splendida prova là nel tenebroso carcere, in cui fu gettato dal Prefetto Placido; ne diede prova sotto il nembo de’ crudeli flagelli, che dilaniarono ed insanguinarono il suo corpo; ne diede prova nella lunga serie degli insulti, co’ quali una feroce empietà si sforzò di stancare la sua pazienza. Ei gioiva tra i supplizi, sapendo di far vivo ritratto dal suo Divin Maestro; ed a misura che abbondavano in lui i patimenti di Cristo, sovrabbondavano quelle consolazioni che, ignote ai superbi della terra, si sperimentano soltanto dai discepoli della Croce. Non ci illudiamo, o Cristiani: alla gloria del Salvatore non si giunge che pel calice della passione. Accettiamo noi questo calice? Ma i lamenti nelle calamità, gli sdegni nelle persecuzioni, i rancori nelle contraddizioni, le impazienze nelle infermità, l’aborrimento da ogni tribolazione ci convincono che noi vogliamo esser con Cristo sul Taborre, ma non sul Calvario. Rammentiamo però che chi non porta la Croce con Cristo non è degni di Cristo.
Tre Pater, Ave, Gloria
Preghiera
La più bella gloria vostra, o Martire generoso, nacque dai vostri patimenti, donde la fede, la speranza, la carità, la pazienza, la fortezza ed ogni più sublime virtù rifulsero di superno splendore. Sostenete dunque la nostra infermità negli sperimenti, in cui piacerà al Signore di mettere la nostra fedeltà. Possa una volta la nostra mente comprendere, che la tribolazione è il crogiuolo ove si purificano i giusti e vi si consumano gli empi. La pazienza pur tra le lagrime dell’esilio, ci sia pegno della corona di giustizia preparata da Dio a coloro che soffrono per amor suo.
NONO GIORNO
Il buon Pastore mette la vita per le sue pecorelle. Questa paurosa sentenza del Redentore suonava lieta nel cuor di Valentino in quella notte suprema, che in merito della sua confessione venìa dal carcere trascinato al supplizio. Quando porse il collo alla spada del carnefice, unì il suo sacrificio a quello di Gesù, offrendosi per la gloria di Dio, per la pace della Chiesa, e per l’edificazione e salvezza del suo popolo, la tutela del quale volava ad assumere eternamente in cielo. Così suggellò col sangue la testimonianza di quella Fede, che con tanti sudori avea propagata e difesa; di quella Carità per la quale si era tutto trasformato in Gesù Cristo; di quella pastorale sollecitudine con cui prosperò la sua greggia, di quella fortezza sacerdotale con cui scompigliò le potenze delle tenebre.
Rallegriamoci, o Fedeli; del glorioso fine del nostro inclito Concittadino e Pastore, S. Valentino; e poiché la Provvidenza fece la nostra Patria custode delle sue ossa, ispiriamoci in quel sacro Deposito ad esser fedeli a Dio, zelare la sua gloria e a tendere incessantemente a quella immortalità, di cui il medesimo Corpo con la taumaturga sua virtù ci offre un vivo ed incontestabile argomento.
Tre Pater, Ave, Gloria
Preghiera
O intrepido Martire S. Valentino, le vostre opere dimostrano quale deve esser la vita del Cristiano: il vostro Martirio dichiara quali debbono essere i sacrifici del Cristiano: la vostra morte indica dove devono tendere i desideri del Cristiano. Sia dunque frutto del vostro Patrocinio il potervi seguire nelle opere, nelle sofferenze, e nel premio. Vegliate, o gran Santo, sulla Città vostra; difendetela dai nemici della nostra avita Religione, liberatela dalle avversità. Rifiorisca, per vostra intercessione, la Fede in mezzo alla miscredenza, la osservanza della divina Legge in mezzo alla prevaricazione, la pace di Gesù Cristo tra le procelle del mondo. La perenne e larga vostra benedizione fecondi per modo questa Patria, che vi generi sempre Concittadini da coronare il vostro trionfo in Paradiso.