(LA) « Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te. »
(IT) « Ci hai creati per Te, [Signore,] e inquieto è il nostro cuore fintantoché non trovi riposo in Te. »
Agostino nacque a Tagaste in Africa da famiglia benestante. Il padre, Patrizio, era pagano, ma sua madre Monica era un'ardente cristiana.
Verso la fine dell'anno 370 si portò a Cartagine per studiare rettorica. Trovava nello studio un'attrattiva sì grande, che era costretto a farsi violenza per lasciarlo; ma le cognizioni che acquistava non gli servivano che a nutrire l'orgoglio.
I manichei, conosciuta la sua bramosia per gli studi, solleticarono la sua vanità e l'indussero ad abbracciare la loro dottrina. Nauseato però dalle loro ciance, li abbandonò e si recò a Roma. Da Roma andò a Milano, per insegnare eloquenza.
Monica, addolorata della partenza del figlio, lo raggiunse. Una sera il giovane si sentiva afflitto nello spirito e provava un grande bisogno di spargere lacrime. Si ritirò nel giardino, sotto la chioma di un ombroso fico, e diede libero sfogo al pianto. Sentiva la sua anima coperta di peccati e se ne rammaricava. Ad un certo momento gli parve di sentire nel giardino una cantilena come di fanciullo che diceva:
Prendi e leggi, prendi e leggi! Aprì il libro delle lettere di S. Paolo e lesse:
Non nei conviti e nelle ubriachezze, non nelle morbidezze e nelle disonestà si trova la pace... Bastò questo perchè scosso dalla grazia divina si risolvesse a darsi senza riserva al servizio di Dio.
Ritornato in Africa, ad Ippona, si diede a vita ascetica. Qualche tempo dopo fu consacrato prete e poi vescovo.
Allora ebbe inizio la sua grande attività contro gli eretici. Ario, Nestorio, Donato, Pelagio tentavano di sfaldare la chiesa.
Contro di essi combatterono i grandi Padri della Chiesa: Atanasio, Gregorio Nazianzeno, Cirillo di Gerusalemme, Cirillo di Alessandria, Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Gregorio Magno, ma sopra tutti il grande Agostino. Ben duecentotrentadue sono le sue opere. Nell'anno 400 scrisse il De libero arbitrio per confutare le dottrine manichee. Nel 411 e 412 diresse un'epistola ai cattolici sull'Unità della Chiesa contro i Donatisti. Contro Pelagio scrisse il trattato
Della natura e della grazia nel quale dimostra la necessità della grazia divina per sostenere la volontà indebolita dal peccato originale. A quest'opera si riannoda l'altra
De gratia et libero arbitrio. Quando poi finalmente il Pelagianesimo veniva condannato da Papa Zosimo, S. Girolamo ormai vecchio, entusiasta per la grande vittoria riportata dai cattolici, per merito specialmente di S. Agostino, non esitò a scrivergli:
Salve! Ti onora l'universo! I cattolici ti venerano e ti ammirano come il nuovo fondatore dell'antica fede! Non vanno poi dimenticate le opere colossali: La Città di Dio e l'altro libro De Trinitate contro Ario.
Nell'anno 430, allorchè i Vandali invasa l'Africa assediavano Ippona, Agostino esalò l'ultimo respiro: era il 28 agosto.
Fu pure il fondatore degli Agostiniani e la sua è una delle quattro regole fondamentali dello stato religioso.
PRATICA.
Leggiamo un tratto delle Lettere di San Paolo. PREGHIERA.
Sii propizio, Dío onnipotente, alle nostre suppliche, e poiché ci infondi la speranza, concedici benigno per intercessione del tuo beato confessore e vescovo Agostino, l'abbondanza della tua misericordia. MARTIROLOGIO ROMANO.
Memoria di sant'Agostino, vescovo e insigne dottore della Chiesa: convertito alla fede cattolica dopo una adolescenza inquieta nei princípi e nei costumi, fu battezzato a Milano da sant'Ambrogio e, tornato in patria, condusse con alcuni amici vita ascetica, dedita a Dio e allo studio delle Scritture. Eletto poi vescovo di Ippona in Africa, nell'odierna Algeria, fu per trentaquattro anni maestro del suo gregge, che istruì con sermoni e numerosi scritti, con i quali combatté anche strenuamente contro gli errori del suo tempo o espose con sapienza la retta fede. Lettera di Sant'Agostino all'uomo per amare una donna in pienezza e per sempre
autore Cecco del Caravaggio anno 1610-1620
titolo Sant'Agostino allo scrittoio
Giovane amico, se ami questo è il miracolo della vita.
Entra nel sogno con occhi aperti e vivilo con amore fermo.
Il sogno non vissuto è una stella da lasciare in cielo.
Ama la tua donna senza chiedere altro all'infuori dell'eterna domanda che fa vivere di nostalgia i vecchi cuori.
Ma ricordati che più ti amerà e meno te lo saprà dire.
Guardala negli occhi affinché le dita si vincolino con il disperato desiderio di unirsi ancora; e le mani e gli occhi dicano le sicure promesse del vostro domani. Ma ricorda ancora, che se i corpi si riflettono negli occhi, le anime si vedono nelle sventure.
Non sentirti umiliato nel riconoscere una sua qualità che non possiedi.
Non crederti superiore poiché solo la vita dirà la vostra diversa sventura.
Non imporre la tua volontà a parole, ma soltanto con l'esempio.
Questa sposa, tua compagna di quell'ignoto cammino che è la vita, amala e difendila, poiché domani ti potrà essere di rifugio.
E sii sincero giovane amico, se l'amore sarà forte ogni destino vi farà sorridere.
Amala come il sole che invochi al mattino.
Rispettala come un fiore che aspetta la luce dell'amore.
Sii questo per lei, e poiché questo deve essere lei per te, ringraziate insieme Dio, che vi ha concesso la grazia più luminosa della vita!
ICONOGRAFIA
Nell'iconografia Sant’Agostino viene raffigurato come un vescovo, con la mitra e il pastorale, spesso con un libro in mano o in uno studio, mentre scrive. Talvolta è affiancato da un’aquila o è rappresentato con il cuore che arde.
titolo Sant'Agostino d'Ippona
autore Ambito lombardo anno 1740-1760
titolo Trionfo di Sant'Agostino
autore Claudio Coello anno 1664
titolo
autore Antonio Rodriguez anno XVII sec.
titolo Sant'Agostino d'Ippona
autore Antonio Cifrondi anno 1707-1710
Spesso il santo viene riprodotto in meditazione sulla Trinità con a fianco il Bambino come nella bellissima tela di Gaspar De Crayer pittore fiammingo attivo nel XVII sec.
titolo Sant'Agostino e il Bambino sulla Trinità
autore Gaspar De Crayer anno 1655 ca
titolo Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia
autore Guercino anno 1636