Ai primi giorni d'autunno, l'esercito di Massimiano Cesare si trovava nelle valli svizzere, non lontano dalla conca del lago Lemano. Più che una guerra guerreggiata, lo aspettava una insidiosa guerriglia contro i fieri montanari del paese, sempre ribelli e costantemente inquieti.
Le Alpi, tutt'intorno, erano già incappucciate di neve. Faceva freddo. I soldati della legione risognavano la calda sabbia della loro terra natale. Era infatti una legione di soldati egiziani, detta Legione Tebana perché reclutata nella Tebaide, attorno alla città di Tebe.
Ad Agaunia, il primicerius Maurizio ordinò l'alt ai suoi legionari. Fece disporre il campo, in attesa di ordini da Octodurum. Da Octodurum, Massimiano Cesare ordinò che, in attesa di attaccar battaglia, si celebrasse un sacrificio propiziatorio agli dei.
I soldati cristiani della Legione Tebana si rifiutarono di eseguire l'ordine sacrilego. Massimiano minacciò rappresaglie, ma nessuno cedette. Giunse allora un reparto di littori per le misure disciplinari.
Un soldato su ogni dieci della Legione Tebana cadde sotto il gladio. Ma i superstiti non si lasciarono intimorire, e si fecero vicendevolmente animo, spronati dal primicerius Maurizio. A Massimiano, mandarono a dire che la loro fedeltà agli insegnamenti del Signore era la più sicura garanzia della lealtà anche verso l'Imperatore. Seguì una
seconda decimazione; poi una
terza, finché tutti i legionari della cristiana legione furono giustiziati, ad Agaunia, in quell'autunno della fine del III secolo.
Anche il Sant'Alessandro festeggiato oggi, vien detto soldato della Legione Tebana, come molti altri Santi venerati nell'Italia settentrionale, perché aver appartenuto alla legione dei Martiri, per un cristiano e un soldato, appariva come il maggior titolo di nobiltà d'animo e di eroismo.
Alessandro, uno dei sopravvissuti al massacro, fuggì in Italia e fu imprigionato a Milano, dove rifiutò di rinunciare alla fede cristiana nonostante l'ordine dell'imperatore Massimiano. Fuggì dalla prigione con l'aiuto di Fedele di Como e del vescovo Materno, compiendo un miracolo di risuscitare un defunto lungo la strada. Dopo essere stato catturato di nuovo e condannato a morte, miracolosamente non fu decapitato perché i carnefici furono paralizzati dalla paura. Alessandro fu imprigionato ancora, ma riuscì a fuggire e continuò a diffondere il cristianesimo a Bergamo, dove fu infine condannato alla decapitazione il 26 agosto 303.
Sant'Alessandro, per esempio, è l'amatissimo Patrono della città di Bergamo: perciò la leggenda lo fa morire a Bergamo, dopo essere sfuggito due volte al carcere e avere infranto gli idoli davanti al suo comandante e persecutore, Massimiano Cesare.
A lui, primo Martire e Patrono di Bergamo, è dedicata la Cattedrale della città, che sembra proteggere con la sua mole gli altri due bellissimi monumenti di Bergamo antica: la Chiesa di Santa Maria Maggiore, e la Cappella Colleoni, nel suggestivo e silenzioso scenario della Città Alta.
Al glorioso Patrono son dedicate poi altre due chiese nella Città Bassa: Sant'Alessandro della Croce e Sant'Alessandro in Colonna, tutt'e due ricche di antiche memorie. Il soldato egiziano, il superstite della Legione Tebana, ha dunque in Bergamo la sua seconda e più vera patria, dove al calore del sole si sostituisce il tepore dell'affetto, nell'estate della fede, che non conosce autunni.
MARTIROLOGIO ROMANO.
A Bergamo, sant’Alessandro, martire. PROVERBIO.
A San Alessandro acquaiolo o piove o si duole. ICONOGRAFIA
Nell'iconografia Sant’Alessandro è raffigurato tradizionalmente in veste di soldato romano con un vessillo, a piedi o sopra un imponente cavallo. Spesso tiene in mano una palma, simbolo del martirio, o un giglio.
titolo Sant'Alessandro
autore Bernardino Luini anno 1525
titolo Sant'Alessandro
autore Ambito lombardo anno secolo XVII
titolo Sant'Alessandro
autore Ambito bergamasco anno 2003
Sono varie anche le riproduzioni del santo durante il momento del martirio come nella tela di Enea Salmeggia parte di un Ciclo delle storie di sant'Alessandro. Nell'opera il carnefice è raffigurato di spalle centrale alla tela nell'atto di riporre la spada nel fodero. A terra il capo e e il corpo acefalo del martire. Intorno, un popolo di osservanti pietrificato tra cui è presenta uno con la brocca dell'acqua chiesta da Alessandro per potersi lavare mani e faccia prima di essere martirizzato, come indicato da fra Celestino.
titolo Martirio di Sant'Alessandro
autore Enea Salmeggia anno 1617
L’opera di Bernardino Luini raffigura il santo con i suoi tipici attributi: vestito come un soldato romano, tiene nella mano destra il vessillo e nella sinistra la palma del martirio.
titolo Sant'Alessandro
autore Martirio di Sant’Alessandro anno 1693-1694