Un episodio degli Atti degli Apostoli, può esser detto, senza incertezza, terribile e terrorizzante. L l'episodio di Ananìa e di sua moglie Saffira; un episodio che dà i brividi e potrebbe far giudicare per lo meno temibile il Principe degli Apostoli, se non si tenesse conto del perché di tanta durezza.
Tutti conoscono il cosiddetto « comunismo dei primi cristiani », i quali formavano « un corpo e un'anima sola ». Bisogna però notare subito che quel comunismo non era imposto e coatto, ma libero, com'è libero il comunismo nei monasteri e nei conventi.
Liberamente e non coartatamente, i primi cristiani potevano, se volevano, vendere le proprie cose e liberissimamente, volontariamente, sinceramente potevano, se volevano, portare agli Apostoli il ricavato delle vendite.
Nessuno li obbligava a questa rinunzia, che non sarebbe stata tale, se non fosse stata libera e spontanea. Bando dunque a qualsiasi doppiezza, a qualsiasi ipocrisia, a qualsiasi sotterfugio. Chi voleva mettere in comune le proprie ricchezze, lo poteva fare, a patto d'una profonda sincerità e di una assoluta libertà.
Soltanto la comunione delle anime poteva permettere la comunione dei beni. Se le anime erano divise, anche da un nascosto sentimento di egoismo o di ambizione, la comunità dei beni risultava falsa, odiosa e quindi non valida né spiritualmente né socialmente.
Detto ciò e messo in chiaro che cosa significasse e che cosa ancora significhi il « comunismo cristiano », ben distinto da tutti gli altri comunismi più o meno imposti o coatti, ecco l'episodio narrato dagli Atti degli Apostoli.
« Un cert'uomo, un tale Ananìa, d'accordo con la moglie Saffira, anche lui vendette un campo, e consapevole la moglie, si tenne per sé una parte del prezzo, portando il resto e deponendolo ai piedi degli Apostoli. Allora Pietro disse: "Ananìa, come mai Satana t'ha così preso il cuore che tu cerchi di mentire allo Spirito Santo, frodando una parte del prezzo del campo? Se non lo vendevi, non restava tuo? E, vendutolo, non eri padrone del denaro? Perché concepire un tal disegno? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio".
Ananìa, a sentir queste parole, cadde e spirò. E gran timore entrò in tutti che udirono. Non eran passate tre ore, ed ecco entra la moglie di lui, che nulla sapeva di quel che era avvenuto. Pietro le si rivolse: "Dimmi, è vero che avete venduto il campo per il tal prezzo?". E quella: "Sì, per tal prezzo". E Pietro a lei: "Ah, dunque, vi siete accordati a tentar lo Spirito del Signore? Ecco alla porta i passi di coloro che han sepolto tuo marito: vengono a portare via anche te!". In quell'istante, ella cadde ai suoi piedi e spirò ».
Si capisce come il Sant'Ananìa festeggiato oggi non possa essere quello terribilmente punito .da San Pietro per la sua falsità e la sua doppiezza. C'è da sperare che la Misericordia di Dio abbia perdonato la debolezza dei due vecchi ipocriti, dopo l'esemplare loro condanna, ma il Sant'Ananìa di oggi è invece detto dagli Atti degli Apostoli « fedele osservatore della Legge, di edificazione a tutti gli abitanti di Damasco, prima e dopo la sua conversione ».
La tradizione, seguita anche dal Martirologio Romano, lo vuole uno dei 72 discepoli di Gesù, poi sacerdote e Vescovo di Damasco. In questa città, egli avrebbe battezzato
San Paolo, dopo la sua folgorante conversione, che la Chiesa festeggia proprio oggi, 25 gennaio.
E a Damasco sarebbe morto Martire, battuto e flagellato sotto il giudice Licinio, e poi finito a colpi di pietre, fuori della città, verso l'anno 70.
MARTIROLOGIO ROMANO.
Commemorazione di sant'Ananía, discepolo del Signore, che battezzò Paolo a Damasco dopo la sua conversione.