Nome: Sant' Anastasio (Magundat)
Titolo: Martire in Persia
Nascita: VI secolo, Sconosciuto
Morte: 22 gennaio 628, Resafa
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
S. Anastasio, pure martire, era persiano e si chiamava Magundat avanti il suo battesimo. Servi per qualche tempo fra le truppe di Cosroa, Re di Persia. Tornato in Persia, dopo aver partecipato ad una campagna contro i Romani, abbandonò con un suo fratello il servizio militare e venne ospite a Gerapoli presso un cambiavalute persiano, che era cristiano. Egli per poterlo conquistare a Cristo, lo conduceva spesso ad assistere alle sacre funzioni dei cristiani. Difatti, dopo alcun tempo, il santo lasciò Gerapoli e si recò a Gerusalemme per ricevervi il battesimo, che gli venne amministrato da Modesto, che governava quella Chiesa in qualità di Vicario Generale durante la prigionia del patriarca Zaccaria. In questa circostanza il santo cambiò nome e volle essere chiamato Anastasio che etimologicamente significa: passato da morto a vita. Entrò quindi in un monastero posto sei miglia circa fuori della città santa. Quivi l'abate Giustino gli fece prima imparare la lingua greca e il Salterio: poscia gli recise i capelli e lo vesti dell'abito monastico nell'anno 621. ,Anastasio divenne ben presto il modello dei suoi confratelli per l'esattezza la più ammirabile nel compiere ogni dovere religioso e di comunità. Il desiderio ardente che ebbe, dopo il suo battesimo, di spargere il sangue per Cristo gli fece ottenere il permesso di recarsi a Cesarea. Quivi, avendo ripreso alcuni soldati della guarnigione, perché stavano facendo certi malefizi, venne arrestato, confessò che era cristiano e soffrì con eroica costanza te sferze, i bastoni e gli incomodi di una oscura prigione. Coronò, alla fine, la santa vita col martirio. Il Re Cosroa gli fece troncare la testa con altri settanta cristiani il 22 gennaio dell'anno 628.
MARTIROLOGIO ROMANO.
Presso Betsàloe, nell'Assiria, sant'Anastasio, Monaco Persiano, il quale, dopo molti tormenti di prigione, battiture e catene, sofferti in Cesarèa di Palestina, afflitto con molte pene da Cósroe, re di Pèrsia, infine fu decollato, avendo prima mandati innanzi nel martirio settanta Compagni sommersi nel fiume. Il suo capo fu trasportato a Roma, alle Acque Sàlvie, insieme con la sua venerabile immagine, al cui cospetto, come attestano gli atti del secondo Concilio Nicéno, vengono scacciati i demoni e guarite molte malattie.