Sant' Emilia Maria Guglielma de Rodat
Nome: Sant' Emilia Maria Guglielma de Rodat
Titolo: Vergine
Morte: 19 settembre 1852, Villefranche-de-Rouergue, Francia
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
1940, Roma, papa Pio XII
Canonizzazione:
1950, Roma, papa Pio XII
Maria Guglielma Emilia de Rodat, nata nel bel castello di Druelle, vicino a Rodez, il 6 settembre 1787, non aveva ancora compiuto due anni che fu affidata alla nonna materna che viveva nel chíiteau di Ginals, vicino a Villefranche-de-Rouergue, un luogo remoto, dove rimase al sicuro per tutta la Rivoluzione. Sembra sia stata una bambina normalmente vivace, con un forte, anche se non esagerato sentimento religioso.
All'età di circa sedici anni, dopo aver mosso i primi passi nella vita di società, il suo entusiasmo per la religione si raffreddò un po', e si sostiene che abbia cercato un altro confessore, perché il suo era troppo severo, e di aver dedicato il minor tempo possibile alla preghiera. Questo comportamento, che alcuni definirebbero normale per una bambina di sedici anni, non fu approvato dalla nonna,. e poiché Emilia rifiutava la compagnia di «monache e donne pie» a Villefranche, fu costretta a condurre una vita austera e monotona a Ginals, dove allora vivevano i suoi genitori.
Sembra che gradualmente si sia calmata, e abbia scoperto quello che cercava veramente. Durante la festa del Corpus Domini nel 1804, ebbe una definitiva esperienza spirituale che la convinse della costante presenza di Dio, e non ebbe più ripensamenti.
Nella primavera dell'anno successivo, Emilia, ora diciottenne, andò ad aiutare le monache alla Maison Saint-Cyr a Villefranche, dove aveva frequentato la scuola lei stessa, occupandosi dei bambini durante la ricreazione, preparandoli alla prima comunione, e insegnando loro la geografia (anche questo era un insegnamento edificante, giacché doveva raccontare le vite dei santi in relazione ai nomi di luogo che gli allievi segnavano sulle cartine geografiche).
Ovviamente aveva sperato di trovare posto nella congregazione, ma fu delusa, giacché le monache provenivano da vari conventi dispersi durante la Rivoluzione. 11 fatto che ora si trovassero riunite sotto un unico tetto non era sufficiente a formare una congregazione; inoltre nessuna di loro era giovane e non tutte accolsero di buon grado Emilia e il suo entusiasmo, come avrebbero potuto fare.
Quest'ultima, a ogni modo, ebbe un amico importante, il cappellano della scuola, l'abate Antonio Marty, e con il suo permesso partì per tre volte nel periodo di undici anni di permanenza in quel luogo, per tentare la sua vocazione altrove (con le Dame di Nevers a Figeac, le Sorelle Picpus a Cahor, e le Suore della Carità a Moissac), ma ogni volta tornava a Villefranche delusa, inquieta, e rimproverandosi per l'insicurezza. Poi, in un giorno di primavera del 1815, durante una visita a una donna malata della parrocchia, trovò un gruppo di vicini che discutevano sulle loro difficili condizioni di vita, causate dalla povertà, sull'impossibilità di fornire un'istruzione adeguata ai loro figli, e improvvisamente Emilia ebbe l'idea di istruirli lei stessa. Mise a conoscenza l'abate Marty della sua decisione, che si dichiarò favorevole, e in alcune settimane cominciò a insegnare.
La stanza alla Maison Saint-Cyr, dove cominciò a lavorare, era piccola, ma Emilia riuscì ad accogliervi quaranta bambini, oltre a tre giovani donne che l'assistevano, dando perciò inizio a ciò che diventò in seguito la Congregazione della Sacra Famiglia (detta "di Villefranche" per distinguerla dalle altre numerose congregazioni con lo stesso nome). I primi mesi, non andò tutto liscio: i genitori della sedicenne Eleonora Dutriac, una delle assistenti, minacciarono di agire legalmente per riavere indietro la figlia; alcuni membri della congregazione della Maison Saint-Cyr erano apertamente scortesi, ed Emilia e le sue amiche dovettero sopportare le critiche e la derisione anche dei sacerdoti, oltre che dei laici. Emilia perseverò nonostante questo, incoraggiata dall'abate Marty, e nel maggio 1816 fu in grado di aprire una sua scuola gratuita, in un'area presa in affitto. Subito dopo, la congregazione della Maison Saint-Cyr si sciolse, ed Emilia, che aveva già pronunciato i voti pubblicamente e viveva con otto compagne, e con più di cento studenti, prese possesso della proprietà.
Nel 1819, proprio quando Emilia era riuscita a comprare un monastero disabitato con una cappella e un giardino, avvenne qualcosa che rischiò di porre fine al progetto intero: a partire da Eleanor Dutriac, alcune suore morirono improvvisamente, e inspiegabilmente secondo i dottori, facendo pensare alla presenza del diavolo. Emilia stessa decise che la morte era semplicemente dovuta al fatto di non essere la persona giusta per fondare un monastero e pensò di far entrare le consorelle nell'Ordine delle Figlie di Maria, recentemente istituito da Adèle de Batz Trenquelléon, ma le suore di Villefranche non ne vollero sapere e il progetto continuò come previsto.
Nei successivi sette anni, Emilia soffrì prima di un cancro al naso e poi di un disturbo indefinito (forse la malattia di Mèniere) che le lasciò un ronzio auricolare permanente. Ad Aubin, dove si era recata per farsi visitare da un dottore, le fu offerta la possibilità di fondare una casa figlia, ed anche se per questioni legali l'abate Marty non era totalmente a favore del progetto, Emilia in ogni caso lo portò avanti. Seguì poi un periodo di crisi, in cui si rimproverò della mancanza di disciplina nella questione della fondazione, e perse l'appoggio diretto dell'abate Marty quando fu nominato vicario generale della diocesi di Rodez. La nuova congregazione, tuttavia, continuò a fiorire, istituendo case in cui si osservava la clausura, oltre a quelle aperte in cui le suore, spinte da Emilia, conducevano rigorosamente una vita semplice, ora come infermiere ora come insegnanti. Successivamente inclusero nelle loro attività la visita delle prigioni, e nel 1847 aprirono il loro primo ricovero femminile, tutte attività sostenute dalla preghiera delle suore di clausura.
Esisteva un lato della personalità d'Emilia che non scendeva a compromessi (ostinazione secondo alcuni) e che occasionalmente portava a fraintendimenti, anche con quelli che, come l'abate Marty, fondamentalmente erano dalla sua parte. Si abituò a ricevere lettere ingiuriose, e di volta in volta circolarono calunnie sul suo conto, ma con lo stupore della sua segretaria, trovava sempre la forza di rispondere cortesemente alle critiche. Secondo alcune testimonianze, era seria, decisa, e in un certo modo austera, sottilmente arguta.
I suoi tentativi di superare ciò che considerava come il suo vizio inveterato, vale a dire il peccato dell'orgoglio, la portò in età avanzata, secondo alcuni, a un rifiuto esagerato delle apparenze, specialmente riguardo ai vestiti. Tutti quelli che la incontravano erano colpiti dalla forza della sua vita interiore e all'autenticità della sua preghiera; affermava sempre che il suo debito più grande verso l'abate Marty era l'aiuto offertole nel comprendere la continua presenza dello Spirito Snto.
Nell'aprile 1852, il suo occhio sinistro si ammalò di cancro, e accorgendosi che non le restava probabilmente più molto da vivere, si ritirò dall'incarico di superiora generale della congregazione, e nei successivi cinque mesi sopportò la malattia con pazienza, diventando sempre più debole giorno dopo giorno. La sera del 18 settembre disse alle consorelle: «11 muro sta crollando», il giorno seguente morì, e nel 1950 fu canonizzata.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Villefranche nel territorio di Rodez in Francia, santa Maria Guglielma Emilia de Rodat, vergine, che fondò la Congregazione delle Suore della Santa Famiglia per la formazione della gioventù femminile e l’assistenza ai poveri.
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