Sant' Enrico de Osso y Cervello
Nome: Sant' Enrico de Osso y Cervello
Titolo: Sacerdote
Nome di battesimo: Enrique Antonio de Ossó y Cervelló
Morte: 27 gennaio 1896, Gilet, Spagna
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
14 ottobre 1979, Roma, papa Giovanni Paolo II
Canonizzazione:
16 giugno 1993, Roma, papa Giovanni Paolo II
Enrico Antonio era il secondo figlio maschio e il terzogenito di Jaime de Ossó e Micaela Cervelló. Nacque a Vinebre, una piccola città della provincia di Tarragona, il 15 ottobre 1840, anniversario della morte del santo a cui si sarebbe fortemente ispirato. Sua madre voleva che si facesse prete ma suo padre era contrario, progettava infatti per lui una carriera nel campo commerciale.
Quando compì dodici anni lo inviò da suo zio Juan che gestiva un'attività tessile a Quinto de Ebro, nella provincia di Saragozza, dove Enrico passò qualche mese imparando i rudimenti dell'attività, e dovendo poi rientrare a causa di una grave malattia. Suo padre lo portò a Reus per farlo assumere come apprendista nell'industria tessile più prestigiosa di questa fiorente città.
Fu costretto ancora una volta a tornare a casa. Nel 1854 scoppiò un'epidemia di colera: sua madre si ammalò e il 15 settembre morì. Tornò a Reus ma non per molto.
Dopo aver scritto alcune lettere ai familiari e agli amici, nelle quali spiegava di voler fare la vita dell'eremita campando di elemosine, fuggì nel monastero di Montserrat.
Suo fratello Jaime, insospettito dal ritrovamento di alcuni libri su Montserrat nella sua valigia, lo scovò e lo riportò a casa, ma il padre si ammansì e acconsentì a farlo studiare da prete.
Frequentò gli studi come esterno presso i seminari di Tortosa e di Barcellona venendo ordinato il 21 settembre 1867. Celebrò la sua prima Messa il 6 ottobre nel monastero di Montserrat, assistito, tra gli altri, da Emanuele Domingo y Sol (25 gen.) quasi coetaneo, compagno di studi, stretto amico e parente.
Subito Enrico si lanciò con energia in un ministero che lo avrebbe portato a essere uno degli artefici principali della rinascita apostolica in Spagna e in Catalogna, in particolare durante l'ultimo decennio del XIX secolo.
Venne nominato professore di matematica del seminario diocesano di Tortosa, ma i compiti accademici non gli impedirono di dedicare la maggior parte delle sue energie all'apostolato; il vescovo di Tortosa, notando le sue qualità, decise infine di esentarlo dall'incarico accademico. Sua attività principale era la catechesi; scrisse anche una guida per catechisti utilizzata per diversi decenni.
Riteneva anche che fosse necessario esercitare l'apostolato tramite la stampa; desiderando contrastare le tendenze anticlericali che a Tortosa avevano un portavoce nel settimanale El Hombre, lanciò El Amigo del Pueblo, che diresse per due anni a partire dal 1870; venne poi Revista Teresiana, che diresse e scrisse praticamente da solo (il titolo testimonia la sua grande ammirazione e devozione per S. Teresa d'Avila). La rivista ebbe un successo repentino in tutto il territorio spagnolo e la propagazione dello spirito di S. Teresa, soprattutto tra le donne, portò frutti all'arciconfraternita teresiana, diffusasi rapidamente. Enrico era convinto che l'apostolato dovesse essere esercitato nelle famiglie e dalle donne: «Il mondo è sempre stato, scrisse, ciò che le donne ne hanno fatto.
Un mondo fatto da voi, formato a immagine della Vergine Maria con gli insegnamenti di S. Teresa». Scrisse El cuarto de bora de la oración ("Il quarto d'ora di preghiera"), un manuale divenuto classico; esso si rivolgeva prevalentemente alle donne ed è stato edito ben quaranta volte, quindici delle quali mentre egli era ancora in vita. Scrisse altre opere: un libro devozionale per bambini basato sui racconti dell'infanzia tratti dai Vangeli e intitolato !Viva Jesús! (1875), e due lunghi manuali di preghiere e devozioni per bambini. Scrisse anche alcuni libri volti a diffondere la devozione per la Vergine Maria, il Sacro Cuore di Gesù e S. Francesco di Sales e, infine, Il Catechismo per operai e benestanti basato sull'enciclica sociale di Leone XIII Rerum novarum, c una istruzione sulla massoneria basata sulla Humanum genus.
Sua preoccupazione costante fu quella di elevare il livello dell'istruzione elementare, secolare e religiosa che allora, in Spagna, era profondamente in decadenza.
Era questo lo scopo della Compaia de Santa Teresa, che Enrico fondò nel 1876. La congregazione ebbe l'approvazione pontificia l'anno successivo e si diffuse rapidamente in tutta la Spagna. Nel 1885 estese la sua missione all'Algeria e, nel 1887, all'America Latina, contando su più di tremila docenti divisi in circa cinquanta scuole di tutti i paesi di lingua spagnola. Dissensi interni turbarono però i suoi ultimi anni di vita.
Pensò a una congregazione parallela per uomini, i fratelli giuseppini, ma morì prima di poter realizzare il progetto. Si era recato a Valencia per far visita a Emanuele Domingo y Sol e trovare un po' di quiete. 11 27 gennaio 1896, nel convento francescano del Santo Spirito di Gilet, ebbe un grave colpo apoplettico e morì poco dopo. Venne sepolto colà, ma il 15 luglio 1908 il suo corpo fu trasferito nella cappella del noviziato della Compatita de Santa Teresa. La causa per la canonizzazione è stata avviata nel 192.5 e introdotta ufficialmente nel 1965.E stato beatificato il 14 ottobre 1979.
MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina di Gilet nella provincia di Valencia in Spagna, sant’Enrico de Ossó y Cervelló, sacerdote, che per provvedere alla formazione delle fanciulle fondò la Società di Santa Teresa di Gesù; rimosso in seguito da essa, trascorse i restanti anni della sua vita in un convento dei Frati Minori.
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