Sant'Ilario
Nome: Sant'Ilario
Titolo: Papa
Nascita: 449, Sardegna
Morte: 29 febbraio 468, Roma
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Nato in Sardegna e figlio di un tal Crispino, Ilaro succedette a S. Leone Magno, papa dal 440 al 461 (10 nov.), risultandone degno successore. I tentativi di Leone di estendere la dottrina del primato universale del papa alla Chiesa d'Oriente erano stati decisamente respinti da un'azione congiunta dell'imperatore Teodosio 11 e del vescovo Dioscoro di Alessandria durante il sinodo dell'agosto 449, il cosiddetto "latrocinio di Efeso", dove trionfarono le dottrine monofisite e i delegati pontifici, maltrattati, riuscirono a stento a mettersi in salvo. Ilaro, che era tra quelli, si oppose fieramente alla condanna di Flaviano, vescovo di Costantinopoli, ma ciò gli attirò tali e tante minacce da costringerlo a rifugiarsi nella tomba di S. Giovanni Evangelista (27 dic.): di questa esperienza avrebbe riferito in una lettera, tuttora esistente, indirizzata alla futura imperatrice S. Pulcheria Augusta (10 set.), in cui descrive come la violenza di Dioscoro gli avesse impedito di giungere a Costantinopoli. Leone espresse l'ammirazione che nutriva nei suoi confronti in una lettera indirizzata a Teodosio II: «Siamo stati informati non da fonte inattendibile ma piuttosto da un narratore degno della più alta credibilità, il nostro diacono Ilaro, degli eventi accaduti. Egli, per non essere obbligato a firmare [il decreto che sosteneva Eutiche], dovette fuggire».
Nel 461, ancora diacono, fu eletto all'unanimità successore di Leone; avendo attribuito all'intercessione di S. Giovanni Evangelista il fortunoso rientro a Roma, in segno di ringraziamento, divenuto pontefice, fece costruire tre cappelle nella capitale, dedicandole a S. Giovanni Evangelista — in San Giovanni in Laterano —, a S. Giovanni Battista (29 ago. e 24 giu.) — al quale estese la propria gratitudine — e alla Santa Croce. Le prime due sono tuttora esistenti, decorate con i mosaici da lui commissionati; sulla porta di S. Giovanni Evangelista è presente ancora l'iscrizione Liberatori suo beato Jobanni evangelistae Hilarus oiscopus famulus Christi ( "Ilaro, vescovo e servo di Cristo, al suo liberatore, il B. Giovanni Evangelista»). Oltre a restaurare e ad abbellire numerose chiese, fece costruire dei bagni pubblici a Verano, fuori dalle mura della città, e due biblioteche. All'inizio del pontificato annunziò il suo programma: «Provvederò alla concordia universale tra i sacerdoti del Signore, cosicché nessuno abbia a preoccuparsi solo di se stesso, ma tutti si prendano cura di ottenere le cose di Cristo». Effettivamente Ilaro si prodigò molto per consolidare l'amministrazione e la disciplina nella Chiesa, sostenendo in alcune aree l'autorità dei vescovi e frenandone gli abusi in altre. Nel 465 indisse un concilio romano in Santa Maria Maggiore, al quale parteciparono molti vescovi italiani, alcuni africani e un pugno dalla Gallia: in quell'occasione il pontefice riconfermò le norme sull'accesso agli ordini sacri, reiterando l'interdizione per i vedovi risposati, per gli uomini uniti in matrimonio a una vedova, per le persone prive di istruzione o che presentavano difetti fisici.
Intervenne inoltre in Gallia per sostenere l'unità dei vescovi sotto l'autorità del metropolita Leonzio di Arles, conferendogli nuovi e più ampi poteri; nella nuova questione riguardante le relazioni con gli ariani germanici fu obbligato, dopo aver precedentemente protestato con buoni risultati presso l'imperatore, a permettere loro di insediare a Roma una propria comunità e a costruire una chiesa propria, quella che in seguito divenne S. Agata dei Goti. Molte delle lettere che Ilaro indirizzò ai vescovi sono ancora in nostro possesso. Più di ogni altra cosa egli si sforzò di mantenere «il dominio e il primato della Santa Sede Cattolica ed Apostolica» (Liber Pontdicalis). Morì il 29 febbraio dell'anno bisestile del 468, e fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo fuori le Mura al Verano, vicino ai Papi SS. Zosimo e Sisto III, l'immediato predecessore di Leone.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma sulla via Tiburtina, deposizione di sant’Ilario, papa, che scrisse lettere sulla fede cattolica, con cui confermò i Concili di Nicea, di Efeso e di Calcedonia, mettendo in luce il primato della sede Romana.
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