Sant' Ildefonso da Toledo
Nome: Sant' Ildefonso da Toledo
Titolo: Vescovo
Nascita: 607 circa, Toledo, Spagna
Morte: 667 circa, Toledo, Spagna
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Ildefonso era nipote di S. Eugenio di Toledo (t 657, 13 nov.), a cui sarebbe succeduto nella sede arcivescovile di quella città. Divenne monaco in giovane età nonostante l'opposizione dei genitori. Entrò nella comunità monastica di Agalia, vicino a Toledo, e fu ordinato diacono intorno al 630. Egli stesso fondò e sovvenzionò una comunità di monache, il che fa pensare che la sua famiglia fosse benestante. Fu eletto abate del monastero agaliense e in questa veste partecipò ai concili di Toledo tenuti nel 653 e 655. Alla morte dello zio fu eletto arcivescovo e resse la cattedra solo per nove anni: morì infatti il 23 gennaio 667.
Visse e operò in un periodo in cui la Chiesa di Spagna godeva di una congiuntura relativamente favorevole dal punto di vista politico, intellettuale, spirituale e pastorale. A ognuno di questi aspetti diede un contributo significativo. Questa situazione era conseguenza della conversione del re visigoto Recaredo, che nel 587 portò con sé il regno al cattolicesimo. La conversione nazionale fu proclamata in occasione del terzo concilio di Toledo, tenutosi due anni dopo, che celebrò Recaredo come un nuovo Costantino. Come per Costantino, la conversione del re visigoto potrebbe essere stata dettata più da motivi politici che religiosi. Con i suoi successori si ebbe un notevole avvicinamento tra Stato e Chiesa: esso aveva come epicentro Toledo, unica città in Occidente a essere sia sede reale che ecclesiastica; la sua influenza negli affari ecclesiastici crebbe con Ildefonso: i vescovi delle città limitrofe ricevettero l'obbligo di fare visite ad limina, e al metropolita di Toledo venne riservato il diritto di convocare concili nazionali (anche se era il re a fissare l'ordine del giorno). Anche oggi Toledo è sede primaziale in Spagna.
Il periodo in cui Ildefonso fu in carica vide così una crescente interdipendenza tra Chiesa e Stato. Al concilio del 653 alcune personalità secolari ottennero il diritto di partecipare alle decisioni consiliari e di firmarne gli atti. Ciò implicava il contributo dei concili alla formazione del costume giuridico ed etico dello stato, con una situazione che si ripresenterà in fasi cruciali della storia. della Spagna. I vescovi presero parte all'elezione del re; le amnistie per i ribelli e l'emissione di leggi erano il risultato del lavoro di commissioni di ecclesiastici e secolari. Ildefonso contribuì in questo modo, con buon anticipo rispetto ai suoi tempi, all'introduzione di un'idea "medievale" di Chiesa e di politica. Una tradizione afferma che fosse un discepolo di Isidoro di Siviglia, metropolita dal 599 al 636 (4 apr.), ma non si hanno prove certe di ciò, anche se ereditò senza dubbio un clima intellettuale e spirituale alla cui creazione Isidoro aveva contribuito con opere enciclopediche che abbracciavano l'ascetismo, la cura pastorale e la filosofia. Un risvolto di questo clima fu, a livello nazionale, un'accresciuta devozione per i santi spagnoli accostata a quella per Maria e per gli apostoli, che, nello stesso periodo, avrebbero goduto di una venerazione maggiore. Ildefonso contribuì a ciò con il suo Liber de perpetua verginitate S. Mariae, pietra miliare nel successivo culto mariano; potrebbe infatti essere definito una fonte principale della forte corrente di devozione a Maria che ha caratterizzato il cattolicesimo iberico. La sua influenza superò i confini della Spagna, ispirando probabilmente anche i titoli attribuiti a Maria nelle loricae, composte soprattutto da frati irlandesi e che portarono alle successive litanie mariane. Frasi tratte da quest'opera furono riportate nel popolare Libro di preghiere visigoto risalente all'inizio dell'VIII secolo e suoi estratti furono copiati per centinaia di anni nei libri della Liturgia delle Ore. Ildefonso fu ampiamente imitato in questa linea, e un corpus di scritti di devozione mariana viene ora attribuito a uno "pseudo-Ildefonso", piuttosto che essere veramente frutto della sua penna. I suoi sermoni e quelli dei suoi imitatori furono spesso trascritti nel periodo del Rinascimento carolingio e potrebbero aver influenzato l'usanza di celebrare al sabato messe votive in onore della Madonna. Un aspetto della missione pastorale di Ildefonso fu l'impegno dedicato all'istruzione dei laici ordinari, per i quali compose un trattato, De cognitione baptismi, testimonianza eloquente del livello di comprensione che ci si aspettava dalla gente in materia di fede. Un altro trattato analizza i progressi compiuti dalle anime dopo il battesimo. Seguì anche Isidoro aggiornando il De viris illustribus di San Girolamo, primo catalogo di autori cristiani risalente al 392.
La sua devozione per la B.V. Maria diede origine a leggende che parlavano di una supposta gratitudine di Maria nei suoi confronti. In una di queste S. Leocadia (9 dic.), una patrona di Toledo, martirizzata forse sotto Diocleziano, esce dalla tomba mentre Ildefonso sta pregando davanti a essa e lo ringrazia per l'onore che egli ha tributato alla sua padrona nei cieli. In un'altra leggenda, più diffusa della prima, la Madonna stessa mostra la propria gratitudine apparendogli seduta sul trono episcopale e dandogli in dono una casula. Questa leggenda fu tramandata e introdotta in molte raccolte di leggende mariane del XII e del xiii secolo e fu anche il soggetto di alcuni dipinti di El Greco, Velkquez e altri.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Toledo in Spagna, sant’Ildefonso, vescovo, che, monaco e priore di un cenobio, fu eletto all’episcopato, scrisse numerosi libri con stile assai raffinato, compose celebri preghiere liturgiche e venerò con mirabile zelo e devozione la beata e sempre Vergine Maria Madre di Dio.
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