Sant' Orso di Ravenna
Nome: Sant' Orso di Ravenna
Titolo: Vescovo
Nascita: IV secolo, Sicilia
Morte: IV secolo, Ravenna
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Qualche tempo fa, durante il pontificato di Leone XIII, si raccontava la storia di un brav'uomo che portò a battezzare la sua bambina. « Che nome volete darle? » — chiese il parroco. « Tigre », — rispose il padre. « Come! — fece sorpreso il parroco, — il nome di una belva? ». « Che cosa c'è di strano, — ribatté il bravo uomo —dato che anche il Papa si chiama Leone? ».
L'abitudine altera spesso il senso e anche il suono delle parole. Così nessuno penserebbe ad una belva sanguinaria sentendo chiamare una persona col nome di Leone.
Questo è diventato infatti un nome assai diffuso, e dei più nobili, non solo tra i Papi, anche se fu un Papa, per primo, a renderlo celebre: quello che fermò Attila, e meritò di esser chiamato « Leone il Grande ».
Il caso di Orso, è invece a metà strada. Mentre i diminutivi femminili Orsola e Orsolina suonano ormai consueti e addirittura gentili, il maschile Orso sembra ancora avere un richiamo ferino. Eppure il calendario elenca sei Orsi, tutti Santi, senza contare gli Ursini e gli Ursicini.
Quello di oggi, ha legato il suo fiero nome a una delle città più gentili e di antica civiltà del nostro paese, ed è rimasto nella storia come Sant'Orso di Ravenna, dove fu Vescovo alla fine del quarto secolo.
Veniva dalla Sicilia, da nobile famiglia. Anzi, dalla Sicilia fuggiva, per consiglio divino, il furore del padre pagano, agli occhi del quale il figlio si era macchiato del più nero e imperdonabile dei delitti : quello di essere cristiano. Ravenna era allora una città importante e fiorente, che si avviava a diventare la più splendida d'Italia, sede dell'Imperatore di Occidente.
Ma anche il benessere economico e lo splendore civile si portano dietro uno strascico di difficoltà e di miserie morali. Provocano il rilassamento dei costumi, la corruzione del danaro, la seduzione della potenza. Favoriscono la vanità ed accentuano l'orgoglio. Soprattutto, esasperano lo stacco tra i potenti e gli umili, tra i ricchi e gli indigenti, che è certamente la piaga più lacerante nel cuore di un Vescovo cristiano, per il quale tutti i suoi figli, anzi tutti i suoi agnelli, sono uguali e ugualmente cari.
Non mancarono così al Vescovo Orso, nella fiorente Ravenna, le occasioni per esercitare le sue virtù eroiche, quelle virtù che formano l'indispensabile sigillo della santità, e che fanno di ogni Santo un martire incruento.
Come ogni Santo autentico, Sant'Orso indicò nella preghiera e nella devozione le strade maestre della Grazia e i pilastri della concordia e della pace. Le poche notizie che si hanno sulla sua attività, quasi tutte si riferiscono alla fondazione di nuove chiese.
Intanto portò la sede vescovile dalla solitudine di Classe, in mezzo ai pini, nell'interno della città, in mezzo al popolo. Poi fondò molte chiese, quasi tutte dedicate a Santi siciliani, cari al cuore di Sant'Orso, come Sant'Agata, Santa Lucia e Sant'Euplo, Martire di Catania.
Per il suo popolo, il Vescovo di Ravenna costruì un tempio grandissimo, e questo fu chiamato Templum Ursianum, chiesa di Orso, ed era tanto vasto da contenere tutti i fedeli della Diocesi. Come molti altri complessi religiosi di quel tempo, anche questo fu dedicato all'Ancìstasis, cioè alla Resurrezione, sull'esempio della Basilica eretta a Gerusalemme da Costantino, sul sepolcro di Gesù.
Dalla chiesa voluta dal Vescovo per il suo popolo, e che ricordava la Resurrezione di Gesù, salì al cielo l'anima del suo fedele servitore Orso, nel 398, dopo venti anni di episcopato ricchissimo di frutti spirituali per la città fiorente e gentile.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Ravenna, sant’Orso, vescovo, che trasferì la sede episcopale di Classe in questa città e dedicò la chiesa cattedrale nel giorno di Pasqua in onore della Santa Anástasis; nello stesso giorno qualche anno più tardi anche egli passò alla gloria della resurrezione.
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