Santa Eustochia Calafato
Nome: Santa Eustochia Calafato
Titolo: Vergine
Nome di battesimo: Eustochia Smeralda Calafato
Morte: 20 gennaio 1485, Messina
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
22 agosto 1782, Roma, papa Pio VI
Canonizzazione:
11 giugno 1988, Messina , papa Giovanni Paolo II
Eustochia nacque ad Annunziata (oggi rione di Messina), il Venerdì Santo del 1434. Suo padre, Bernardo, era un ricco mercante di Messina; sua madre, Macalda Colonna, famosa per il suo stile di vita virtuoso, subì forse l'influsso del riformatore francescano S. Matteo Girgcnti (21 ott.) ed entrò nel Terz'ordine di S. Francesco, restando a lungo senza figli.
Quando finalmente rimase incinta le fu detto da un forestiero che sarebbe riuscita a partorire solo in una stalla; qui dunque si fece condurre quando venne il tempo del parto.
La figlia, battezzata con il nome di Smeralda (o in dialetto siciliano Smaragda) come tributo alla sua bellezza, crebbe emulando le virtù di sua madre; quando un'apparizione di Cristo in croce le suscitò il desiderio di entrare nel convento delle clarisse (il Secondo ordine di S. Francesco) di S. Maria Basicò. Riuscì a entrare solo dopo travagliate vicende: i suoi fratelli avevano idee diverse sul suo futuro e minacciarono di dar fuoco al convento se le suore avessero permesso che Smeralda prendesse i voti; suo padre combinò un matrimonio con un pretendente che però morì, Verso il 1446 i suoi fratelli rinunziarono ai loro intenti incendiari, e le suore poterono accettarla: prese così e il nome religioso di Eustochia, ispirandosi alla discepola di S. Girolamo, S. Eustochio Giulia (28 set.).
Eustochia si impose un regime di grande austerità personale ma, dato che il convento era sostenuto da ricche famiglie siciliane e che, nel declino generale instauratosi nel xiv secolo, lo stile di vita era lungi dall'essere austero, decise di trasferirsi in un luogo più conforme al suo spirito penitenziale e di devozione alla passione di nostro Signore.
Nel 1457 papa Callisto III le accordò il permesso speciale di entrare in un altro convento vicino, quello di S. Maria Accomandata, dove vigeva la Regola del Primo ordine di S. Francesco sotto la guida dei riformatori osservanti, che all'epoca stavano introducendo una nuova spiritualità nell'ordine.
Nel 1463 gli edifici erano ormai troppo piccoli per ospitare i sempre più numerosi arrivi, attirati dalla spiritualità di Eustochia, e la comunità si trasferì in un nuovo convento, costruito a Montevergine, vicino a Messina, grazie al contributo della madre e della sorella di Eustochia, che la raggiunsero con la nipote Paola, allora appena undicenne. L'anno dopo Eustochia compì trent'anni e, essendo questa l'età minima richiesta dai canoni, venne eletta badessa.
I primi anni della fondazione furono travagliati: gli osservanti infatti non erano molto inclini a estendere le loro riforme alle religiose, e anzi addirittura rifiutavano il permesso ai preti francescani di celebrare la Messa nel convento. La badessa allora si rivolse direttamente alla Santa Sede, ricevendo da parte dell'arcivescovo di Messina un Breve in cui si obbligavano i frati a celebrare la Messa per le suore, pena la scomunica. Eustochia fu una delle tante suore dell'ordine in Italia (molte delle quali sono già state canonizzate) che, dotate di grande spessore spirituale, assicurarono l'estensione delle riforme alle religiose e la loro applicazione in un genuino spirito di rinnovamento interiore.
La badessa, durante lo studio di un itinerario in Terra Santa, aveva sviluppato una devozione particolare per i luoghi santi, anche se non riuscì mai a visitarli.
Il suo insegnamento spirituale era incentrato sulla passione di Cristo, sulla quale aveva scritto anche un trattato, che però è andato perduto; passava inoltre notti intere pregando in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento, ed era particolarmente assidua nella cura dei malati messinesi tanto che, ancora prima di morire, era già considerata dalla gente di Messina come sua patrona e protettrice, in particolare dai terremoti.
Morì nel 1468, alla giovane età di trentaquattro anni, e fu sepolta nell'abside della chiesa di Montevergine. Come date della sua morte compaiono anche il 1485 e il 1491, ma la prima fornita è la più probabile. Presto nacque un culto locale e sulla sua tomba si verificarono molte guarigioni.
Il suo corpo è rimasto incorrotto fino al giorno d'oggi. Nel 1690 l'arcivescovo di Messina scrisse un rapporto dettagliato sulle sue condizioni e nel 1777 il senato cittadino decise di rendere omaggio alla tomba due volte all'anno.
Il suo culto venne approvato nel 1782 ed Eustochia venne canonizzata, proprio a Messina, da papa Giovanni Paolo II nel 1988. Il suo corpo è ancora esposto per la venerazione dei numerosi visitatori che vengono a renderle omaggio nella ricorrenza della sua morte, ma anche il 22 agosto, anniversario del giorno in cui il senato decise di istituire le visite alla tomba.
La sua storia ci è nota grazie a due biografie giunte fino a noi, una delle quali fu scritta a meno di due anni dalla sua morte dalla sua prima discepola, jacopa Pollicino. Spesso venne rappresentata in opere d'arte, nelle quali appare con una croce in mano, elemento tratto dalla sua devozione alla passione di Cristo, oppure inginocchiata davanti al Santissimo Sacramento, come spesso faceva.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Messina, santa Eustochio Calafato, vergine, badessa dell’Ordine di Santa Chiara, che si dedicò con grande ardore a ripristinare l’antica disciplina della vita religiosa e a promuovere la sequela di Cristo sul modello di san Francesco.
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