Santa Giovanna Elisabetta Bichier des Ages
Nome: Santa Giovanna Elisabetta Bichier des Ages
Titolo: Vergine
Nome di battesimo: Jeanne-Elisabeth Bichier des Ages
Nascita: 1773, Le Blanc, Francia
Morte: 26 agosto 1838, Puy-en-Vélay, Francia
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
13 maggio 1934, Roma, papa Pio XI
Canonizzazione:
6 luglio 1947, Roma, papa Pio XII
Giovanna Elisabetta Maria Lucia nacque, nel 1773, nel castello des Ages, a Le Blanc, tra Poitiers e Bourges. Suo padre era Antonio Bichier, lord del feudo di Ages e pubblico ufficiale, e la madre era Maria Augier de Moussac, il cui padre aveva anch'egli un incarico pubblico. Giovanna era una bambina timida e sensibile. All'età di dieci anni fu mandata a scuola in un convento di Poitiers. Lo zio materno era vicario generale della città, mentre la superiora del convento era una sua parente. Il gioco preferito di Elisabetta era costruire castelli di sabbia; in seguito avrebbe detto che la costruzione era sempre stata la sua passione.
All'età di diciannove anni perse il padre. Nel febbraio 1792 l'Assemblea Nazionale promulgò un decreto che privava delle proprietà coloro che avevano lasciato la Francia per sfuggire alla Rivoluzione. Il fratello di Elisabetta era uno di questi.
Poiché sua madre era vecchia e ammalata, Elisabetta chiese allo zio di insegnarle i rudimenti della contabilità e del diritto di proprietà.
Ella difese l'onore del fratello e della famiglia in un lungo processo che si concluse in suo favore.
Nel 1796 Elisabetta e sua madre lasciarono il castello per La Guimetière, fuori da Béthines in Poitou. Elisabetta conduceva una vita di preghiera e di carità verso i poveri. La parrocchia locale aveva un parroco "costituzionale", che aveva cioè sottoscritto il patto di mantenere la costituzione civile secondo le richieste dell'Assemblea Nazionale nel 1790. Molti avevano fatto questa scelta in buona fede e con una convinzione genuina; la costituzione e il patto vennero però condannati da papa Pio VI, provocando grandi problemi per molti esponenti del clero francese. Elisabetta era contraria al patto, e ogni notte radunava i contadini locali per pregare, cantare e fare letture spirituali. Sentì parlare di un sacerdote, padre Fournet (oggi conosciuto come S. Andrea Fournet, 13 mag.), che stava a Maillé, dove aveva riaperto una chiesa in un granaio.
Elisabetta divenne un'assidua frequentatrice della chiesa, Andrea le tracciò una regola di vita e la convinse a non entrare nelle monache trappiste. Ella continuò perciò a visitare gli ammalati e i bisognosi e a insegnare ai bambini. Due amiche, Maddalena Moreau e Caterina Gascard, la aiutavano in estate. Nel 1804 la madre morì. Con l'approvazione di Andrea, Elisabetta indossò logori abiti da contadina per il lutto. Questo atto offese i suoi parenti, e anche Andrea fu rimproverato dal vicario generale. Andrea pensava che quella regione avesse bisogno di una comunità di suore e propose che Elisabetta ne fondasse una. Ella si recò dalle carmelitane di Poitiers, poi alla Società della Provvidenza per conoscere lc basi della vita religiosa. Dopo sei mesi Elisabetta era a capo di una comunità composta da Maddalena, Maria Anna e altre due ragazze. Nel maggio 1806 si stabilirono nel castello di Molante per fare scuola ai bambini, prendersi cura di malati e anziani e riparare ai danni della Rivoluzione.
Nel 1811 la comunità, che contava venticinque suore, si trasferì in una casa più grande, a Maillé. Cinque anni dopo le autorità diocesane approvarono la loro regola, ed esse presero il nome di Sorelle della Croce.
Nel 1815 Elisabetta dovette recarsi a Parigi per sottoporsi a un'operazione dopo un incidente e fu ricevuta alle Tuileries dal nuovo re, Luigi XVIII. Quando ritornò, Andrea si mostrò molto distaccato nei suoi confronti e le disse che era stata rimossa dal suo incarico di superiora. Forse si erano diffuse delle dicerie sul suo conto mentre era lontana, o forse egli pensava che l'onore avuto a Parigi le avrebbe montato la testa. Elisabetta era una donna determinata: dopo una settimana aveva già chiarito la situazione e aveva ripreso il suo incarico.
Era infaticabile, l'opera dell'ordine fu preziosissima in quel periodo, specialmente dopo i saccheggi della Rivoluzione e le campagne napoleoniche. Furono aperti tredici nuovi conventi tra il 1819 e il 1820, mentre tra il 1821 e il 1825 furono fondate quindici case in una dozzina di diocesi. 11 vescovo di Bayonne la invitò a sud, e l'ordine si diffuse nei Paesi Baschi, nel Béarn, in Guascogna e in Linguadoca. Nel 1830 si contavano sessanta conventi.
Nel 1836 Elisabetta iniziò ad avere problemi di salute. Era esausta, le conseguenze dell'incidente si fecero sentire, e cominciò a soffrire di gravi crisi di erisipele facciali. Nel 1838 le sue condizioni si aggravarono ed ebbe crisi di delirio. Morì il 26 agosto.
Elisabetta fu una persona molto attiva nella prima fase della straordinaria diffusione degli ordini religiosi in Francia nel xix secolo e nel loro impegno in ciò che oggi verrebbe chiamato servizio sociale.
Nel 1789 vi erano solo trentacinquemila suore in Francia, nel 1877 ve ne erano circa centoventottomila, per la maggior parte impegnate in opere simili a quelle compiute dall'ordine di Elisabetta.
Fu canonizzata nel 1947, dopo la seconda guerra mondiale e dopo la collaborazione tra il regime di Vichy e gli elementi retrogradi del cattolicesimo.
La Chiesa francese era entrata in un periodo ricco di prospettive di rinnovamento ed espansione, mentre l'ugualmente ben affermato partito comunista stava cercando di ottenere la supremazia. Elisabetta è stata un modello di resistenza positiva all'anticlericalismo in un periodo di importanti cambiamenti del governo.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Puy-en-Vélay presso Poitiers sempre in Francia, santa Giovanna Elisabetta Bichier des Âges, vergine, che, durante la rivoluzione francese, aiutò sant’Andrea Uberto Fournet a svolgere clandestinamente il suo ministero e, restituita la pace alla Chiesa, fondò la Congregazione delle Figlie della Croce per l’istruzione dei poveri e l’assistenza ai malati.
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