Paola, una delle nobildonne romane legate alla figura di San Girolamo (30 settembre), ha vissuto una vita strettamente intrecciata con quella del santo, che parlò di lei e di altre matrone nelle sue lettere, unica fonte di informazioni su di loro. Nata il 5 maggio 347, Paola discendeva dalle famiglie degli Scipioni e dei Gracchi. I suoi genitori sostenevano addirittura di discendere da Enea e Agamennone. Sposò Tossozio, con cui ebbe un figlio, Tossozio junior, e quattro figlie: Blesilla, Paolina, Eustochio e Rufina. Rimase vedova a soli trentadue anni, un evento che le causò un grande dolore, mitigato dall’amicizia con Santa Marcella (31 gennaio), descritta da Girolamo come «gloria delle donne romane». Anche Marcella era vedova e incoraggiò Paola a seguire uno stile di vita austero e quasi monastico.
Girolamo, dopo aver sperimentato la vita eremitica nel deserto calcidico in Siria, vicino ad Antiochia, tornò a Roma insieme a Paolino di Antiochia. Qui Papa Damaso lo nominò suo segretario, affidandogli la revisione dei testi latini della Bibbia. A Roma Girolamo promosse l’ascetismo tra gli aristocratici, attirando in particolare l’interesse delle nobildonne, tra cui Marcella e Paola. Entrambe, conoscitrici del greco, formarono un gruppo di donne entusiaste della Bibbia, convincendo Girolamo a guidarle spiritualmente. La figlia maggiore di Paola, Blesilla, divenne la sua pupilla, grazie alla sua eccezionale intelligenza. Tuttavia, l’austerità imposta da Girolamo peggiorò le sue già fragili condizioni di salute, portandola alla morte e suscitando forti proteste contro di lui.
Paolina, la seconda figlia, sposò un senatore, Pammachio, amico di Girolamo. Morì giovane in seguito a un aborto, e Pammachio divenne uno dei pochi discepoli maschi del santo. Più tardi avrebbe fondato il primo ostello per pellegrini dell’Occidente ed è venerato come santo (30 agosto). La terza figlia, Eustochio, ricevette un’educazione rigorosa, combinando studi di filologia ebraica con un’esortazione alla castità così precisa da far «arrossire un legionario» (Bouyer).
Alla morte di Papa Damaso, il successore Siricio si mostrò meno favorevole verso Girolamo, che lasciò Roma con Paola e altre pie donne. Dopo pellegrinaggi in Palestina ed Egitto, si stabilirono a Betlemme, dove fondarono monasteri. Anche in quell’ambiente ascetico, le distinzioni sociali romane persistevano: i membri dei monasteri erano suddivisi in tre ordini a seconda della classe sociale. Paola insegnava ebraico e collaborava con Girolamo nella sua opera, partecipando anche alla disputa contro il vescovo Giovanni di Gerusalemme sull’origenismo. Le sue ricchezze si esaurirono nelle opere di costruzione e assistenza, portandola alla povertà negli ultimi anni di vita.
Il figlio Tossozio sposò una donna cristiana e la loro figlia, chiamata anch’essa Paola, succedette alla nonna nella guida del monastero. Girolamo ne curò l’educazione, ispirandosi ai Proverbi, all’Ecclesiaste e al Libro di Giobbe. Nonostante la sua età avanzata, Girolamo dimostrò un entusiasmo sorprendente per questa nuova responsabilità, ma non senza difficoltà, tanto da scrivere: «Ho sulle mie spalle la piccola Paola, un peso che non so se sono in grado di portare».
Paola morì il 26 gennaio 404 e fu sepolta sotto l’altare della Chiesa della Natività a Betlemme. Il discorso di commiato di Girolamo, considerato la sua lettera più raffinata, testimonia l’affetto e l’ammirazione per la santa. La scena della sepoltura è rappresentata in miniatura in una copia inglese del XII secolo di un commento di Girolamo su Isaia.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Betlemme di Giudea, santa Paola, vedova: di nobilissima famiglia senatoria, rinunciò al mondo e, distribuite le sue sostanze ai poveri, insieme alla beata vergine Eustochio, sua figlia, si ritirò presso il presepe del Signore.