Nacque Rita a Rocca Porena, paesello nei pressi di Cascia nell'Umbria, l'anno 1381.
Sotto la vigile cura dei genitori la bimba cresceva giudiziosa e pia, come un fiore di serra, con particolar tendenza alla solitudine ed alla preghiera.
Era suo vivo desiderio di
consacrare a Dio la sua verginità, ma i genitori vollero che si sposasse. Lo sposo era burbero e collerico, ma Rita, armata di pazienza, tutto seppe sopportare, ricambiando bene per male, senza che in diciott'anni di matrimonio la concordia venisse infranta in quella casa.
Uomini pessimi le trucidarono il 'consorte. Ella, anzichè pensare a farne vendetta, pregava Dio per quegli infelici, non solo, ma si studiava di istillare nei suoi due figliuoli l'eroismo del perdono cristiano. Scorgendo che crescevano tuttavia bramosi della vendetta pregò istantemente il Signore che li volesse prendere in cielo prima che avessero tempo a macchiarsi di sangue. Dio l'esaudì.
Libera da ogni cura di famiglia, pregò di essere accolta nel monastero delle Agostiniane. Per ben due volte ricevette un brusco diniego, finché il Signore volle appagare il suo desiderio con un prodigio.
Stando nel cuore della notte in orazione, le comparvero S. Giovanni Battista, S. Agostino e S. Nicola da Tolentino, che le rivolsero parole di conforto, la invitarono a seguirli e miracolosamente la introdussero nel monastero. Quelle vergini, ammirate e commosse, non esitarono più a riceverla per loro consorella.
Non tardò molto la buona vedova a divenire lo specchio di ogni virtù. Ubbidiva colla semplicità di una fanciulla; la Superiora le ordinò un giorno di innaffiare un legno secco ed ella non esitò un istante a farlo.
Rita era l'innamorata del Crocifisso. La passione di Gesù era la sua meditazione prediletta e ne rimaneva così infiammata da versar abbondanti lacrime.
Un giorno, mentre pregava con più intenso fervore e supplicava l'amato Gesù ad associarla alla sua passione, un raggio di luce partì dal Crocifisso, si riflettè sul capo di Rita,
poi una spina si staccò dal capo adorabile di Gesù e venne a trafiggere la sua fronte; vi produsse una profonda ferita seguita da un'insanabile piaga, che rimase fino alla morte; piaga che oltre ad acuti dolori esalava un grande fetore, per cui ella per non infastidire le sorelle amava restare solitaria e conversare con Dio.
Gesù la faceva davvero patire a sua imitazione. L'ultima sua malattia durò quattro anni: anni di acuto e lento martirio, che fornirono la misura della sua eroica pazienza e insaziabile brama di patire. Gesù, con un miracolo, mostrò quanto gli fosse caro il suo patire.
Era un rigidissimo inverno; il gelo e la neve erano abbondanti. Rita era prossima a ranggiungere il suo Sposo celeste e pregò una donna di Rocca Porena che andasse al suo antico orto e le portasse ciò che v'era di maturo e di fiorito. Si credette scherzasse: però, passando di là, quella signora scorse
due freschi fichi ed una bella ed olezzante rosa era un regalo del suo Gesù.
Vicina a morire udì Gesù e la sua santa Madre che la invitavano alla celeste dimora, alla quale volò il 22 maggio del 1439.
I fedeli la chiamano la « Santa degli impossibili ».
Il prodigio delle rose e dei fichi in inverno è reso attendibile da diverse testimonianze raccolte nel processo per la beatificazione nel 1626. Il fiore caratterizza anche il nome della Rivista del monastero
“Dalle Api alle Rose“ PRATICA.
Gesù comanda ad ogni cristiano di perdonare e pregare per i propri nemici: ecco il vero eroismo! PREGHIERA.
O Signore, che ti sei degnato di conferire a Rita tanta grazia da amare i suoi nemici e da portare nel cuore e in fronte i segni della tua carità e della tua passione, deh! concedici per l'intercessione e i meriti di lei di amare i nostri nemici e contemplare dolori della tua santa passione, così che conseguiamo il premio promesso agli amanti. MARTIROLOGIO ROMANO.
A Càscia, in Umbria, santa Rita Vedova, Monaca dell'Ordine degli Eremiti di sant'Agostino, la quale, dopo le nozze del secolo, amò unicamente l'eterno sposo Cristo. PROVERBIO.
Per Santa Rita ogni rosa è fiorita. SUPPLICA A SANTA RITA
O’ gloriosa Santa Rita, raccolti attorno a te in questo giorno solenne, con cuore lieto e riconoscente, ancora una volta ci affidiamo alla tua preghiera che sappiamo potente presso Dio, Padre onnipotente e misericordioso.
Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo.
Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai tuoi fratelli e sorelle agostiniani, ai devoti che a te si affidano con speranza.
Chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo, in ogni circostanza, la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni.
Amen
ICONOGRAFIA
Nell'iconografia Santa Rita è spesso rappresentata con l’abito agostiniano, l’attributo iconografico più importante è la stigmate in fronte, un segno della corona di spine di Cristo, che ricevette come sigillo della sua santità e ricompensa del suo grande amore, come nella tela di Tito Troja nel santuario di Santa Rita .
titolo Santa Rita da Cascia
autore Tito Troja anno 1888
Nel dipinto Santa Rita è rappresentata vestita da monaca, in ginocchio mentre riceve dal Salvatore la stigmate sulla fronte. L’ambiente richiama l’epoca e la cella monastica: il pavimento di mattoni a lisca di pesce, l’inginocchiatoio ligneo gotico, il crocifisso e il vangelo aperto. Alla base dell’inginocchiatoio è presente un flagello di corda, simbolo della penitenza. In alto, affiorano angeli con in mano un ramo di fichi e delle rose, attributi iconografici della Santa.
Anche nel dipinto di un autore bergamasco poco conosciuto è un classico esempio dell'iconografia classica di Santa Rita.
titolo Santa Rita
autore Andreini A. anno sec. XX
Lo stesso stile lo possiamo notare anche nella grande tela di autore ignoto presente nella Chiesa di Santa Rita da Cascia alle Vergini a Roma dove Rita riceve la stimmate in fronte e un angelo che le pone una corona di fiori sul capo che a volte è fatta di spine come segno di devozione al Signore visibile nel dipinto successivo anch'esso di un autore ignoto.