Santi Boris e Gleb di Russia
Nome: Santi Boris e Gleb di Russia
Titolo: Martiri
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Boris e Gleb, due dei figli di S. Vladimiro di Kiev (15 lug.), che introdusse definitivamente il cristianesimo come religione ufficiale dello stato, sono i santi russi più noti, anche se esistono racconti differenti della loro morte, discordanza che rende difficile offrire una versione definitiva e valutare fino a che punto considerarli legittimamente martiri. La versione più comunemente accettata è che Vladimiro morì subito prima di poter decidere a chi destinare l'eredità del suo regno; il figlio Svjatopolk prese il controllo e decise di eliminare i fratelli per esser certo di rimanere unico erede. Boris, che a quel tempo aveva circa vent'anni, stava ritornando da una spedizione contro gli abitanti nel territorio tra le foci del Don e del Danubio, quando venne a conoscenza delle trame del fratello, ma impedì ai suoi soldati di difenderlo, affermando che ora il fratello occupava il posto di Vladimiro, perciò gli doveva lo stesso rispetto ed obbedienza che aveva avuto per suo padre. Dopo aver considerato la questione e pregato per un po', Boris decise di aspettare pazientemente i suoi assassini, che lo uccisero vicino al fiume Alta il 24 luglio 1015, nove giorni soltanto dopo la morte di Vladimiro. Successivamente, in quello stesso anno, Gleb stava tornando a Kiev su invito di Svjatopolk, quando un gruppo di assassini inviati dal fratello lo assalì sul fiume Dniepr. Per un po' trattò con i suoi uccisori, tentando di persuaderli a risparmiarlo, ma poi si sottomise e fu ucciso, il 5 settembre. Quattro anni dopo, Jaroslav, un altro figlio di Vladimiro, riportò una vittoria su Svjatopolk e conquistò Kiev; poi trasferì i corpi di Boris e Gleb nella chiesa di S. Basilio a Vyshgorod, li dichiarò martiri, e iniziò a diffondere il loro culto per tutta la Russia, dove furono venerati come protomartiri della Chiesa russa. Furono canonizzati dal metropolitano Giovanni 1 (1019-1035).
Esiste un dibattito sul grado di popolarità dei due santi negli anni immediatamente successivi alla loro morte, giacché la loro canonizzazione potrebbe essere stata dettata da motivi politici e il culto essere stato imposto dall'alto, da Jaroslav. Qualcuno ha affermato che all'inizio erano venerati come guaritori, poiché si diceva fossero avvenuti dei miracoli sulle loro tombe, e che il loro culto era ristretto a una piccola cerchia di parenti, prima che le loro reliquie fossero traslate nel 1072 (evento da qualcuno considerato come l'effettiva canonizzazione). Non ci si poteva aspettare, forse, un culto cristiano popolare dopo così poco tempo dalla conversione del popolo e probabilmente il culto si sviluppò lentamente, quando Jaroslav ebbe riunito assieme i corpi dei suoi fratelli; allorché si parlò dei miracoli, si riesumarono i corpi, che risultarono intatti. Le reliquie furono trasferite in due occasioni in nuove chiese a Vyshgorod, e il loro culto si diffuse, lentamente, in zone più periferiche.
Entrambi certamente non rientravano nelle categorie usuali dei santi: non erano stati missionari, né grandi maestri, né monaci, né vescovi. Si è affermato che furono i primi esempi di una categoria di santi peculiari alla Russia: erano morti ingiustamente per la non violenza e così «condivisero la passione» di Cristo, meritando il titolo di martiri, poiché compirono la profezia di Cristo che i suoi seguaci sarebbero stati traditi da membri appartenenti alle loro famiglie [in un certo senso, S. Venceslao (28 sett.) potrebbe essere considerato come il prototipo di questo modello]. In un racconto, si afferma che, proprio prima di morire, Gleb ringraziò Dio con queste parole: «Gloria a te, o mio Signore, per avermi concesso di sfuggire alle tentazioni di questa vita illusoria. f...1 Per te io sono condotto come un agnello al macello. [...] Non opporrò resistenza, non mi lamenterò» (Attwater); è improbabile che queste fossero le parole di Gleb, ma illustrano il pensiero di coloro che lo considerarono un martire. In Occidente, papa Benedetto XIII approvò il loro culto nel 1724 (nel battesimo Boris e Gleb avevano assunto il nome di Romano e Davide, e a volte sono chiamati con questi nomi in Occidente). Un certo numero di monasteri e paesi russi furono chiamati Borisoglebsk in loro onore.
MARTIROLOGIO ROMANO. In Russia, santi Boris e Gleb, martiri, che, principi di Rostov e figli di san Vladimiro, preferirono ricevere la morte piuttosto che opporsi con la forza al fratello Svjatopolk: Boris conseguì la palma del martirio sul fiume Don vicino a Pereyaslavl, Gleb poco dopo sul fiume Dneper vicino a Smolensk.
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