Il 4 marzo 1947, la città di Corato si fermò davanti a un evento straordinario: la morte di Luisa Piccarreta, la mistica tanto amata dai suoi concittadini. Il dolore e la commozione per la sua scomparsa furono palpabili in ogni angolo della città, mentre una moltitudine di fedeli si riversava nella sua casa per renderle omaggio. La sua figura era considerata un punto di riferimento spirituale, una santa per il popolo, e la sua dipartita segnò profondamente la comunità.
Il giorno del suo funerale venne dichiarato il lutto cittadino. Per quattro giorni, con il permesso delle autorità sanitarie, la salma di Luisa rimase esposta alla venerazione pubblica. Migliaia di persone, provenienti da Corato e dai paesi vicini, affollarono la sua casa, tanto che fu necessario l'intervento della forza pubblica per regolare il flusso incessante di fedeli.
Ciò che colpì maggiormente fu l'eccezionale condizione del suo corpo: non mostrava alcun segno di rigidità cadaverica. Le sue mani potevano essere sollevate, il capo inclinato, le dita piegate con naturalezza. Persino le sue palpebre potevano essere aperte, rivelando occhi lucidi e privi del velo della morte. Questo fenomeno straordinario lasciò increduli sacerdoti, medici e autorità ecclesiastiche e civili, tanto che alcuni scettici, dopo averla vista, ne uscirono commossi e rinnovati nella fede. Alcuni sostenevano che bastasse il segno di croce di un vescovo per risvegliarla, un pensiero che rifletteva l'immenso affetto del popolo verso la Serva di Dio.
Per dissipare ogni dubbio, le autorità convocarono un convegno di medici, i quali, dopo un'accurata analisi, confermarono ufficialmente il decesso di Luisa. Tuttavia, anche nei giorni successivi, il suo corpo non mostrò alcun segno di decomposizione e non emanava odori di putrefazione. Per questa ragione, si decise di costruire una bara speciale, a forma di "p", con frontali e laterali in vetro, permettendo a tutti di darle un ultimo saluto.
Il giorno delle esequie, la città intera si unì in un corteo imponente. Il feretro fu portato a spalla da un folto gruppo di suore di diversi ordini religiosi, accompagnato da numerosi sacerdoti e religiosi. La cerimonia si svolse nella Chiesa Madre di Corato, con la partecipazione dell'intero capitolo e delle confraternite cittadine. Durante la veglia funebre, molte persone raccolsero fiori posti accanto al corpo di Luisa, conservandoli con devozione. Alcuni di questi vennero donati a malati, i quali, dopo averli toccati, raccontarono di aver ricevuto guarigioni miracolose.
Dopo le solenni esequie, Luisa Piccarreta venne sepolta nella cappella gentilizia della famiglia Calvi. Tuttavia, il 3 luglio 1963, i suoi resti mortali fecero ritorno a Corato, trovando definitiva dimora nella parrocchia di Santa Maria Greca, luogo di preghiera e venerazione per tutti coloro che continuano a considerarla un punto di riferimento spirituale.
Ancora oggi, il ricordo di Luisa Piccarreta è vivo nei cuori dei fedeli, che vedono in lei una testimone della fede e della volontà divina.